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Ecco perché è fallita Cop27. I danni sociali dell’ennesimo rinvio sul clima

Nello Yemen, un terzo della popolazione (19 milioni di persone) non è in grado di trovare cibo sufficiente nel 2022, rispetto ai 15 milioni dello scorso anno. "La guerra tra Mosca e Kiev ha raddoppiato le sfide e i costi della vita per gli abitanti dei Paesi già colpiti da povertà e conflitti", avverte Robert Mardini

Pandemia, crisi ucraina e una politica mondiale che per 27 anni “ha fallito e continua a fallire”. Sos climate change, “un problema che riguarda il nostro presente. E minaccia in modo irreversibile il futuro dell’umanità“, avverte Andrea Masullo. Aggiunge il direttore scientifico di Greenaccord: “Tutti concordano che il malato è grave. La scienza ha definito la cura per salvarlo. Ma i governi rinviano di anno in anno le terapie necessarie avvicinando il pianeta malato ad un esito irreversibile“. In apertura della COP 27 “Capi di Stato e di Governo hanno sciorinato come sempre le loro migliori intenzioni per scongiurare un collasso senza rimedio del sistema climatico”, sottolinea Masullo. Poi “ci sono stati i soliti due giorni finali convulsi in cui le decisioni concrete sono state rinviate alla prossima COP“. Unica nota positiva è “l’istituzione di un fondo delle Nazioni Unite per il sostegno ai paesi in via di sviluppo”. Per “fronteggiare quel cambiamento climatico” (Loss and Damage). Del quale hanno una responsabilità molto marginale. Il fondo era stato ritenuto urgente nel 2013 durante la COP 19 di Varsavia. Sono passati nove anni da allora e ancora la cassa langue quasi vuota, evidenzia Andrea Masullo.

Agricoltura
Al Sisi e Guterres alla COP27

Catena inceppata

La guerra in Ucraina come moltiplicatore della povertà “global”. Dallo Yemen alla Somalia l’effetto domino del conflitto in corso nell’Europa orientale. Nello Yemen, un terzo della popolazione (19 milioni di persone) non è in grado di trovare cibo sufficiente nel 2022, rispetto ai 15 milioni dello scorso anno. Tra queste, 161.000 vivono in condizioni di carestia, secondo l’agenzia alimentare delle Nazioni Unite. I bambini e le donne sono i più colpiti, con 1,3 milioni di donne incinte e che allattano e 2,2 milioni di bambini sotto i 5 anni gravemente malnutriti. Di questi, 538.000 bambini soffrono di malnutrizione acuta grave, secondo l’Ufficio dell’Onu per il coordinamento degli affari umanitari. L’invasione russa dell’Ucraina ha aggravato la miseria nel mondo. Soccorrere e assistere i poveri non è mai stata un’impresa così difficile per le ong. Le organizzazioni benefiche si scontrano con un’escalation dei costi nell’intera catena di approvvigionamento.Ucraina

Accordo di compensazione

“La guerra tra Mosca e Kiev ha raddoppiato le sfide e i costi della vita per gli abitanti dei Paesi già colpiti da povertà e conflitti“, avverte Robert Mardini. Secondo il direttore generale del Comitato internazionale della Croce Rossa “c’è un effetto a catena. A partire dall’aumento vertiginoso dei prezzi di cibo, energia, fertilizzanti“. Perciò “fare la stessa cosa in un posto come la Somalia o il Mali è più costoso per noi. Dobbiamo mobilitare più fondi dai nostri donatori per fare lo stesso tipo di progetto che facevamo un anno fa”. La Somalia, per esempio, è uno dei paesi colpiti dalle tensioni “global”. Diventa sempre più faticoso accedere ai fondi. Al di là del nuovo accordo di compensazione. Il pacchetto è solo una parte del “mosaico di finanziamenti” proposto per i Paesi più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico. La Somalia ha chiesto “modi innovativi” per ricevere i fondi. Tra cui iniziative per la riduzione del debito. E l’aiuto alla costruzione di una rete solidale di assistenza e soccorso.ucraina

Effetto Ucraina

Negli Stati devastati dalla guerra e colpiti dal “climate change” diminuiscono le speranze di poter accedere a nuovi fondi. In molte nazioni del Medio Oriente e dell’Africa, gli shock climatici uccidono centinaia di persone e ne sfollano migliaia ogni anno. Causando un aggravamento della carenza di cibo. Con risorse limitate, questi Paesi sono anche tra i più poveri al mondo e più vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico. Ma non hanno accesso, o hanno un accesso limitato, ai finanziamenti per il clima. La conferenza delle Nazioni Unite sul clima in Egitto ha istituito un fondo per aiutare i Paesi poveri colpiti dal cambiamento climatico. Ma è improbabile che i Paesi colpiti da conflitti ricevano i fondi perché non hanno governi stabili. In nazioni devastate da conflitti come lo Yemen e la Somalia, alluvioni e siccità devastanti uccidono centinaia di persone e sradicano decine di migliaia dalle loro case. Questi Paesi e molti altri del Medio Oriente e dell’Africa sono sprofondati in disordini e guerre da diversi anni. Ora il cambiamento climatico è un ulteriore disastro per coloro che già lottano per la sopravvivenza.Onu

Fondi inaccessibili

La conferenza delle Nazioni Unite sul clima, che si è conclusa lo scorso fine settimana in Egitto, ha istituito un nuovo fondo. Per aiutare i Paesi poveri e vulnerabili colpiti duramente dal cambiamento climatico. Paesi come lo Yemen e la Somalia sono tra i più poveri del mondo e più vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico, in quanto meno in grado di adattarsi agli eventi meteorologici estremi. Ma hanno poco o nessun accesso ai finanziamenti per il clima. “È improbabile che i Paesi colpiti da conflitti ricevano fondi perché non hanno governi stabili”, sottolinea Nisreen el-Saim alla Reuters. Aggiunge il presidente del Gruppo consultivo giovanile del Segretario generale delle Nazioni Unite: “Non hanno istituzioni per avere finanziamenti per il clima. Bisogna avere istituzioni forti, che in molti Paesi non esistono“. Robert Mardini (Croce Rossa) conferma che “quasi zero finanziamenti per il clima” stanno raggiungendo le nazioni colpite dai conflitti. “Perché i responsabili delle decisioni di allocazione dei fondi ritengono che sia troppo rischioso investire”, precisa Mardini. E aggiunge che “il peggio deve ancora venire per gli yemeniti e i somali per l’aggravarsi della carenza di cibo”. I responsabili delle decisioni “devono riconsiderare la propensione al rischio. Perché ci sono anche grossi pericoli nel non investire in questi Paesi. Ed enormi costi umani che dovrebbero essere evitati”, evidenzia Mardini. Ucraina

I danni della crisi ucraina

Lo Yemen vive una brutale guerra civile dal 2014. Quando i ribelli Houthi, sostenuti dall’Iran, si sono impadroniti della capitale Sanaa. Costringendo il governo all’esilio. Una coalizione a guida saudita è entrata in guerra all’inizio del 2015 per cercare di riportare al potere il governo riconosciuto a livello internazionale. Il conflitto ha devastato il Paese. Ha creato una delle peggiori crisi umanitarie al mondo. E, nel corso degli anni, si è trasformato in una guerra regionale per procura tra Arabia Saudita e Iran. Più di 150.000 persone sono state uccise, tra cui oltre 14.500 civili. Il Paese ha anche sofferto di siccità, erosione del suolo e inondazioni che si aggravano ogni anno. Secondo l’agenzia dell’Onu per l’agricoltura, quest’anno le precipitazioni sono state superiori del 45% rispetto al 2021. Quest’anno almeno 72 persone sono state uccise dalle inondazioni. E circa 74.000 famiglie in 19 delle 22 province del Paese sono state colpite. Coloro che vivono nei campi di sfollamento che hanno subito il peso maggiore delle alluvioni. Secondo i dati delle Nazioni Unite, gli sfollati sono 4,3 milioni, la maggior parte dei quali ha perso la casa a causa dell’imperversare del conflitto. Per far fronte alle crescenti esigenze umanitarie, il Programma Alimentare Mondiale afferma di aver bisogno di oltre un miliardo di dollari fino a marzo 2023.

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