Il turismo italiano soffre un gap di competenze: mancano 170 mila lavoratori. E le organizzazioni del settore chiedono più politiche attive e formazione per far incontrare domanda e offerta di lavoro. Il comparto si trova ad affrontare la sfida digitale su scala globale. Il Colosseo si conferma l’attrazione turistica italiana più ambita con oltre 2,5 milioni di ricerche, seguita da Pantheon (1,9 milioni) e Fontana di Trevi (1,5 milioni). Galleria Borghese (540 mila) e il Parco Nazionale del Vesuvio (53 mila) sono rispettivamente il museo e il parco naturale più ricercati dagli utenti. Tra le piazze la più ricercata è Piazza Navona (673 mila), ma si evidenzia come, a Torino, Piazza Castello (400 mila) abbia quintuplicato i volumi delle ricerche rispetto all’anno precedente. Tra le chiese, invece, spicca per distacco il Duomo di Milano (1,3 milioni), seguito dal Duomo di Firenze (291 mila) e dalla Basilica di San Pietro (222 mila). Ad aprile l’Italia ha registrato un tasso di saturazione delle strutture ricettive prenotabili tramite le piattaforme online pari al 30%. Superando di quasi 3 punti percentuali la media dei Paesi competitor considerati. In particolare, i turisti mostrano una chiara preferenza per le città d’arte (38%), ma anche per le località montane (31%) e le terme (28%). Si osserva come, nonostante un aumento del 6% dei prezzi dei soggiorni rispetto al 2023, la ricettività italiana sia mediamente più economica (-4%) rispetto a quella dei suoi principali concorrenti.
Sfide del turismo
“Nel nostro Paese l’occupazione cresce grazie al terziario di mercato, cioè commercio, turismo, servizi, trasporti. Settori che, complessivamente, garantiscono oltre il 50% del totale degli occupati. Tuttavia mancano 170mila lavoratori, soprattutto nel comparto turistico, per mancanza di competenze specifiche”, afferma il presidente di Confcommercio. Carlo Sangalli commenta i dati dell’Osservatorio Terziario e lavoro presentato dall’ufficio studi della Confederazione. Secondo Sangalli, “servono più politiche attive, più formazione per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro”. Un’esigenza avvertita in tutto il territorio nazionale. Il sostegno al comparto turistico è fondamentale per il rilancio delle aree interne. E, in particolare, di quei territori dell’Italia centrale che hanno subito le conseguenze del sisma del 2016-2017″. Il commissario di governo per la ricostruzione post terremoto richiama l’attenzione sui comuni della dorsale appenninica colpiti dalla diminuzione delle presenze turistiche. Servono iniziative, infatti, per rinforzare il rilancio turistico dell’Appennino centrale. “Siamo certi che i numerosi progetti per il rilancio. Anche in chiave turistica, del cratere che stiamo finanziando grazie alle risorse del programma NextAppennino potranno essere valorizzati dal ministero per il turismo anche in una dimensione internazionale– spiega Castelli-. Si tratta di territori che racchiudono un grande patrimonio storico, culturale, religioso e naturalistico la cui valorizzazione è strategica nella prospettiva di quella rinascita in cui crediamo fermamente. Al ministero del turismo ho potuto riscontrare massima disponibilità, totale sinergia e volontà di collaborazione“.
Turismo in Sardegna
Sono 40 mila (poco più del 3% della quota nazionale) i lavoratori sardi nel comparto turistico, occupati in 6.474 aziende in totale. Nel 2023 gli arrivi in Sardegna sono aumentati del 2% rispetto al 2022, mentre le presenze sono diminuite del 3,4%. Il dato negativo della componente nazionale ha influito pesantemente sui risultati complessivi. La componente straniera ha invece fatto registrare segni positivi sia per gli arrivi sia per le presenze. La permanenza media in quest’ultimo anno è leggermente diminuita passando da 4,3 a 4,1 giornate. Gli arrivi domestici, invece, hanno superato il livello pre-pandemia (2019). Il turismo internazionale mostra una ripresa un po’ più lenta. Gli stranieri arrivano principalmente dalla Germania, Francia, Svizzera e Regno Unito. Aumentano i turisti americani, che entrano nella classifica dei dieci paesi di origine più rilevanti per la Sardegna. Federalberghi e Fipe Sardegna della Confcommercio, richiamano gli ultimi dati Inps sul sistema della ricettività: pubblici esercizi, intermediazione, stabilimenti termali e parchi divertimento. “I lavoratori degli alberghi in tutta Italia per l’87% sono inquadrati con il contratto nazionale Federalberghi-Confcommercio, che è da poco stato rinnovato. Così come quello dei pubblici esercizi della Fipe-Confcommercio, cui fa riferimento circa il 6% degli assunti”, evidenzia il presidente regionale e vice presidente nazionale dell’associazione che riunisce gli albergatori, Paolo Manca. Per il resto, circa il 4% dei lavoratori è assunto con il contratto Confesercenti, appena rinnovato. E solo il 3% dei lavoratori è assunto con il contratto Confindustria, ancora da rinnovare e per cui sono stati indetti scioperi.
Soggiorno
“E’ bene fare chiarezza sulle cifre per comprendere che i disagi e la battaglia di lavoratori del turismo che ancora non vedono all’orizzonte il rinnovo del contratto, riguarda una minima parte. Mentre le nostre aziende stanno investendo sui propri collaboratori con il nuovo contratto nazionale– prosegue Manca-. I dati reali aiutano anche a difendere un’immagine della Sardegna turistica in salute. Nonostante i mille ostacoli spesso burocratici che gli operatori devono affrontare. Dalla disinformazione alle fake news su criticità create ad arte“. Ciò, avverte Manca “danneggia il nostro mercato”. E “rende meno appetibile la nostra destinazione rispetto alle altre”. “Fipe ha firmato il contratto nazionale con le sigle sindacali”, chiarisce Emanuele Frongia, presidente regionale dell’associazione affiliata a Confcommercio. “Il futuro delle nostre aziende passa attraverso la certezza di questo rapporto e nessuno vuole lavorare fuori da questa copertura. Oggi dobbiamo raccontare gli aspetti positivi di questa contrattazione e non fermarci solo a raccontare chi, per vari motivi che non dipendono dalle nostre contrattazioni, sono rimasti fuori da questi passaggi“. Intanto, secondo il senatore Maurizio Gasparri, la tassa di soggiorno va rapportata ai prezzi praticati dagli alberghi. “Le strutture ricettive non devono fungere da sostituto d’imposta- sostiene-. E’ necessario un approfondimento che sia coerente con le indicazioni che, a tutela degli albergatori e degli operatori turistici, abbiamo presentato in Parlamento. Chi indica una strada non idonea deve cambiare posizione”.