Era solo uno studente di giurisprudenza di 28 anni, Gianni Conte, quando rimase vittima di un brutto incidente a bordo della sua moto. In un attimo la vita cambia, Gianni perde l’uso delle gambe e diventa paraplegico. “Ho avuto un incidente durante una gara di campionato europeo di enduro, una caduta come tante, ma ad alta velocità mi ha provocato la frattura di due vertebre dorsali ed immediatamente ho perso l’uso delle gambe e di tutta la muscolatura dal livello della lesione – ha raccontato ad Interris.it -. Correvo in quella disciplina motociclistica da quasi 14 anni, la passione per le due ruote l’avevo sin da bambino e ancora adesso seguo tutti gli sport motociclistici”.
Quando è scattato in te il bisogno di andare oltre, prendendo consapevolezza che la vita doveva continuare?
“Durante i mesi di riabilitazione trascorsi in ospedale ho pensato che la mia vita fosse irrimediabilmente compromessa e che non avrei più potuto fare le infinite cose che facevo prima. Quando sono rientrato a casa nella nuova condizione, su una sedia a rotelle, è stato il vero momento drammatico, è stato il momento della consapevolezza che nulla sarebbe più stato come prima e, proprio in quel momento ho deciso che avrei affrontato la mia “nuova vita” come una competizione sportiva, ho pensato che con il massimo impegno, con rigore e autodisciplina avrei potuto ricostruire la mia vita e renderla piena e ricca di soddisfazioni. E così è stato, oggi dopo oltre trent’anni da quel fatidico incidente, posso dire che quell’impegno che mi ero dato, l’ho realizzato e continuo a farlo ogni giorno”.
Com’è nata l’idea del Triride? Da dove sei partito per progettarlo?
“Dopo tanti anni in cui faticosamente spingevo la mia carrozzina su tutti i tipi di percorsi, ho pensato, ma perché non aumentare la mia autonomia applicando nel momento della necessità, una piccola ruota motorizzata alla carrozzina? Così, con le mie precedenti esperienze motociclistiche e le conoscenze di meccanica ed elettronica, ho costruito nel garage di casa il mio primo prototipo perfettamente funzionante con i quali ho iniziato a girare liberamente su tutti i percorsi. E’ così nato il precursore dell’attuale Triride, il propulsore elettrico da applicare a qualsiasi tipo di carrozzina esistente”.
Quanto si è diffuso in questi anni?
“All’inizio molti miei amici paraplegici che mi vedevano girare così liberamente e con una conquistata maggiore autonomia, mi hanno chiesto di realizzargli un prototipo identico anche per loro. In breve tempo il passa parola ha fatto il resto e mi sono ritrovato ad avere decine di richieste. Davanti a questa situazione ho capito che avrei dovuto organizzarmi per soddisfare tutte le richieste e, senza averlo previsto, un piccolo passo dopo l’altro, mi sono ritrovato insieme a Marta, la mia socia, a capo di un’azienda produttrice: la “Triride srl” che già dopo pochi mesi dalla sua nascita (luglio 2013) ha iniziato a produrre centinaia di dispositivi al mese. Oggi sono distribuiti in tutto il mondo, dal Canada all’Australia, compresa ovviamente tutta l’Europa, in quasi tutti i Paesi c’è un distributore Triride e possiamo contare molte migliaia di nostri dispositivi in circolazione. La soddisfazione è di ricevere i ringraziamenti e gli elogi di tantissimi possessori felicissimi che grazie al Triride hanno riscoperto una nuova libertà di potersi spostare, nella loro quotidianità, in totale autonomia, ma anche di poter tornare a viaggiare e di potersi recare in luoghi che con la normale carrozzina sarebbero stati irraggiungibili. Per questo motivo, gli utilizzatori si riconoscono in una comunità di appassionati, tanto da aver creato diversi gruppi social nei quali condividono le loro esperienze”.
Tante persone ti sono state riconoscenti in questi anni, tra queste anche Alex Zanardi, uno dei principali protagonisti del triride, qual è il ricordo che ti lega a lui?
“Con Alex Zanardi mi lega un’amicizia spontanea nata proprio nel momento in cui ci ha contattato in qualità di cliente perché aveva pensato di acquistare un Triride. Immediatamente la comune passione per i motori e per la tecnologia ha fatto nascere una scintilla con la quale abbiamo poi nel tempo avviato anche delle collaborazioni professionali. Zanardi per un periodo è stato praticamente uno dei migliori collaudatori di molte nostre innovazioni tecnologiche. Ricordo che Alex mi raccontava che si trovava in visita turistica a Berlino, dopo aver partecipato ad una maratona in handbike; girava in carrozzina per la città e si faceva tirare aggrappato alla carrozzina dell’amico Vittorio Podestà equipaggiata con il Triride. Alex mi raccontava che conosceva da tempo il Triride, avendolo visto utilizzare da altri atleti in carrozzina, ma era sempre stato scettico sulla reale funzionalità di quello “strano” ausilio, invece quel giorno, aggrappato alla carrozzina dell’amico Vittorio, trainati entrambi quindi dal propulsore, ha scoperto l’efficacia e la potenza del Triride, meravigliandosi di come quella “piccola ruota elettrica” potesse permettergli di girare liberamente su e giù per Berlino senza alcuno sforzo! E’ diventato così il nostro più sfegatato appassionato “tririders””.
“Successivamente, alle paralimpiadi di Rio De Janeiro, all’interno dell’immenso villaggio olimpico, Zanardi girava tutto il giorno con il suo Triride per evitare di soffrire per il caldo torrido e le lunghe distanze. Ogni giorno lui stesso diventava il tassista, dovendo trainare altri atleti in carrozzina che ne erano sprovvisti. In quell’occasione, dopo aver vinto la medaglia d’oro alla staffetta di handbike, Alex al termine della premiazione, ha preso il telefono e ci ha chiamato per dedicarci quella vittoria!”.
Quali sono state le più grandi soddisfazioni che ti ha regalato il triride?
“Da quando lo utilizzo e lo costruisco, ogni giorno ricevo tante soddisfazioni, a volte anche piccole, ma ognuna di esse è per me in quel momento la più grande soddisfazione. Ancora oggi, io stesso mi sorprendo della sua efficacia, quando riesco a raggiungere luoghi impervi e meravigliosi, per esempio in alta montagna o luoghi panoramici irraggiungibili con una normale carrozzina. Ma la stessa soddisfazione mi deriva anche da altre esperienze come, per esempio, percorrere decine e decine di chilometri su una pista ciclabile in buona compagnia di amici in Triride e in bicicletta. Poi vi sono le soddisfazioni che ricevo dai miei amici “tririders”, altri utilizzatori che come me, scoprono questa entusiasmante libertà di una nuova mobilità e con me condividono la loro felicità con foto, video o messaggi. Ma non da meno, vi sono le soddisfazioni di vedere i lavori ben fatti ogni giorno in azienda o di vedere il successo delle innovazioni dovute ad un incessante impegno quotidiano nella ricerca e nello sviluppo del prodotto”.
Hai un sogno nel cassetto? Qualche idea che realizzerai di qui a breve?
“Sono un sognatore, ma per mia fortuna ho sempre avuto il privilegio di poter tentare di realizzare immediatamente i miei sogni, sia con successo che con insuccesso, ma senza mai lasciarli nel cassetto. Per quanto riguarda le idee da realizzare a breve, sono davvero tante, tra queste mi piacerebbe realizzare una specie di piccolo kart da fuoristrada, ovviamente elettrico, facilmente trasportabile in una comune automobile, che possa permettere alle persone con difficoltà motorie appassionate di natura, di poter fare escursioni impegnative, sui sentieri di montagna, nei boschi o sulla neve, in assoluta sicurezza e agilità”.