“La gioia è un sentimento duraturo. La gioia per noi cristiani è l’annuncio di Cristo risorto ed è un dono dello Spirito Santo”. E’ quanto afferma fra Emiliano Antenucci, rettore del santuario della Vergine del silenzio di Avezzano, intervistato da Interris.it in occasione dell’uscita del suo libro “Il segreto della gioia”, edito da Insieme.
L’anno del languore
” Ho definito il 2021, anno caratterizzato dall’esplosione della pandemia come ‘anno del languore’ – spiega -. Purtroppo, viviamo in un tempo di paura e di morte, dovremmo riappropriarci della gioia. Nutrirci di cose belle ci fa essere più gioiosi. Altrimenti, corriamo il rischio, dopo l’anno della pandemia, di cadere in depressione. Un allarme lanciato anche dall’Organizzazione mondiale della sanità, secondo cui nel 2030 la prima malattia al mondo sarà la depressione. Come prevenirla? Con la gioia, con le cose belle della vita“.
Il segreto dei santi
Il sacerdote dell’ordine dei Frati Minori Cappuccini, spiega che la gioia è il segreto per vivere, per la saggezza, ma è anche il segreto dei santi. “La gioia è un’ingrediente fondamentale per la santità. Santa Teresa D’Avila diceva: ‘Non credo ai santi dalla faccia triste'”. “Per noi cristiani la gioia non è un optional – aggiunge -. Considera che per gli Orientali, la tristezza viene considerata come l’ottavo vizio capitale. La gioia deve essere un caposaldo della nostra fede“.
La mancanza della gioia nei giovani
Nella società odierna, i giovani sembrano essere sempre meno gioiosi, affannati nel ricorrere valori vuoti. “Il rischio – spiega fra Emiliano -. E’ quello che spiegato anche Papa Francesco: essere molto social e poco sociali. L’isolamento ci fa ammalare, l’uomo è fatto per stare insieme agli altri, per gioire delle bellezze del creato e del dono dell’amicizia”. Ci fa perdere la gioia, anche la ricerca continua tramite social o nei telegiornali, delle notizie di cronaca nera. “Ci vuole un cambio di sguardo, basta specializzarsi nella cronaca nera della vita nostra e degli altri – esorta il sacerdote -. Ci dobbiamo laureare nella cronaca buona”. Questa fame continua di brutte notizie, la ricerca spasmodica di avvenimenti catastrofici non ha effetti solo sulla nostra felicità, ma influisce negativamente anche sul nostro fisico. Fra Emiliano, infatti, ha voluto sottolineare il risultato di uno studio scientifico: per ogni notizia negativa che “accumuliamo” nel nostro cervello, ce ne vogliono tre positive per riequilibrarci. “Ci dovremmo nutrire solo di notizie positive, smettere di parlare solo delle piccole o grandi tragedie che ci colpiscono, e iniziare ad aprire gli occhi per accorgerci del bello che ci circonda”.
La luce che illumina la nostra vita
“Purtroppo, siamo portati a vedere sempre il negativo. La risurrezione è ciò che dà luce ai nostri occhi e alla nostra vita. Il cristiano – afferma – per definizione, dovrebbe essere ottimista e non pessimista”. Fra Emiliano, inoltre, ha voluto ricordare che anche i giornalisti hanno una grande responsabilità in questo. “Si dà molto risalto alle notizie che parlano di stragi, sangue, violenze per fare scoop e visualizzazioni – spiega -. Dovrebbero invertire i loro ragionamenti, dare spazio alle belle notizie. Ce ne sono molte: persone che ogni giorno nella quotidianità fanno delle opere buone, o un gesto di solidarietà, ma queste cose non vanno mai a finire in televisione o nei giornali”.
I tre motivi per essere felici
Ma ci sono alcuni segreti che possono condurci alla felicità. “Il primo è la preghiera, che non è ripetere a pappagallo 4 o cinque frasi, ma deve venire dal cuore. Il gaudio è godere di Dio, pregustare il paradiso sulla terra. Il secondo è l’amicizia, le relazioni sociali che ci fanno crescere a livello umano e spirituale. Il terzo motivo è la bellezza, cioè la natura, la musica… le arti. Queste sono le cose principali per essere felici”.