Come influirà sulla mente degli alunni? Da docente pensa sia una scommessa vinta?
“Il lockdown è stata un’esperienza che ha segnato la mia vita e che ricorderò per sempre, soprattutto per i vissuti di estraneità e di isolamento che lo hanno accompagnato. Mi sono spesso trovata ad ascoltare dagli studenti racconti di preoccupazione per la salute dei familiari, di angoscia di contagiare persone malate o, meno spesso, di paura di essere contagiati, storie di auto-isolamento, di distanze dolorose e di solitudine. Gli incontri con gli studenti sono stati un appuntamento praticamente quotidiano del mio lockdown: non ho mai sperimentato un contatto ed una vicinanza così intensa e frequente. Anche questo è stato un importante momento di socialità e condivisione, reso possibile anche dalla presenza della piattaforma didattica che è stata utilizzata per incontrarsi con gli studenti, come con i colleghi, anche al di fuori dei momenti strettamente didattici. Abbiamo fatto tutti uno sforzo notevole per fronteggiare un periodo complesso e abbiamo trovato, anche grazie agli strumenti forniti dall’Università, dei modi per continuare a stare in contatto, pur se in isolamento”.
Questo progetto che risultati ha dato? Andrà ancora avanti?
“Nella letteratura specialistica troviamo descritte delle condizioni che scatenano delle reazioni di paura legate al COVID-19. Sappiamo che le nostre reazioni emotive possono essere influenzate da una specifica condizione oggettiva o soggettiva: pensiamo alle persone anziane, che hanno problemi cardio-vascolari o respiratori, o ai pazienti oncologici o diabetici; come anche a condizioni di fragilità psichica. In un lavoro appena pubblicato nel Journal of Anxiety Disorders da Mertens e collaboratori, sono stati individuati i più frequenti predittori della paura, ossia una condizione di vulnerabilità psicologica (intolleranza dell’incertezza, preoccupazione ed ansia per la salute) o una esposizione ai media e ai social network, insieme alla rilevanza del problema a livello personale (salute personale, rischi per le persone care e controllo del rischio di contagio). Pertanto le paure saranno diverse e avranno una diversa intensità a seconda delle condizioni di salute fisica personali o dei nostri cari. È importante ricordare che la paura, come tutte le emozioni, è una risposta adattiva che ci consente di orientare il nostro comportamento: una sana paura ci porterà ad avere consapevolezza dei rischi e comportamenti più sicuri. Dobbiamo sapere essere in contatto con questi vissuti emotivi e riconoscere che è fisiologico avere paura in una condizione quale quella che stiamo vivendo e ricordare che non siamo soli e che ci sono persone pronte ad aiutarci”.
“Credo che non sia facile trovare la morale di una storia che stiamo ancora scrivendo. Forse ora dovremmo concentrare le nostre attenzioni su altro, per poi fermarci a riflettere solo quando questa situazione sarà superata. Questa storia ci ricorda che dipendiamo gli uni dagli altri e che ciò che facciamo ricade anche sugli altri. Ci ricorda che siamo fragili, anche se mostriamo solo la nostra forza, e che la nostra mente per sopravvivere ed affrontare le difficoltà ha bisogno di altre menti. Perciò un invito: #sintonizziamoci”.