Una delle attività economiche che hanno un riverbero maggiore in termini di sostenibilità ambientale è l’industria tessile. Quest’ultima occupa i primi posti insieme a quella petrolifera, che impiega fonti fossili per produrre energia. Dalla materia prima al prodotto finito per ottenere un abito finito, sono richiesti moltissimi passaggi e, ognuno, ha un impatto rilevante sulla nostra “Casa Comune”.
L’esperienza di “Vesti Solidale”
Il riuso e il riciclo dei rifiuti tessili, quindi, rimane l’unica alternativa al consumo indiscriminato di risorse. Questa consapevolezza ha fatto sì che, ventisei anni fa, in provincia di Milano, ha preso avvio l’esperienza di sostenibilità e solidarietà della cooperativa sociale “Vesti solidale”. Interris.it, in merito a ciò, ha intervistato il dott. Matteo Lovatti, presidente di “Vesti Solidale”.
L’intervista
Dott. Lovatti, come nasce e che obiettivi ha “Vesti solidale”?
“’Vesti solidale’ nasce nel 1998 grazie a Caritas Ambrosiana con l’obiettivo di creare occasioni di lavoro stabile e duraturo per le persone più fragili. A quel tempo erano, per la maggior parte, stranieri accolti nelle comunità di accoglienza e, su iniziativa del cardinal Carlo Maria Martini, con la lettera pastorale ‘Farsi prossimo’, si è tentato di tradurre l’omelia in gesti concreti per dare delle possibilità in più a chi si trovava in condizione di difficoltà”.
A Rho ha appena preso avvio “Textile Hub”. Di cosa si tratta? Come intendete sviluppare una forma di economia sostenibile attraverso questa esperienza?
“’Textile Hub’ è un impianto per la gestione dei prodotti tessili. Questi ultimi, in gran parte, vengono dai cassonetti gialli della Caritas e sono gli abiti che, ciascuno dei cittadini e dei parrocchiani collocano li. Gli stessi vengono presi in carico da noi e, dopo un’opera di selezione, cernita e individuazione, vengono individuati i capi che possono essere rimessi in circolo. L’hub servirà anche per selezionare e omogeneizzare dei flussi di materiale tessile e fibre sintetiche, che verranno poi indirizzate a filiere di riciclo. Partendo dai tessuti usati e vecchi, si faranno quindi nuove fibre. Il tema della sostenibilità è molto attuale ed è nel DNA della nostra cooperativa, dal punto di vista ambientale, economico e sociale che, Papa Francesco, sintetizza nell’ecologia integrale”.
Quali sono i vostri auspici per il futuro in riguardo allo sviluppo di queste attività? In che modo, chi lo desidera, può aiutare la vostra azione?
“In riguardo a ‘Textile Hub’ e a tutto il settore tessile, ci troviamo in un momento storico di grande fermento. Dal punto di vista comunicativo, c’è tanto da dire e da dare. L’approccio green si sta affermando sempre di più in quanto, il tessile, è molto impattante dal punto di vista ambientale, con le delocalizzazioni nei Paesi terzi, ma anche per i suoi risvolti sociali perché, molto spesso, negli Stati più in difficoltà, ci sono dei lavoratori sottopagati. Ci proponiamo come partner alle aziende del comparto per dire loro di lavorare con noi per contribuire in misura maggiore alla sostenibilità a 360 gradi. Ogni persona invece, per aiutarci su questo versante, può fare sempre di più la raccolta differenziata e non rassegnarsi all’indifferenziato. Le materie prime sono limitate e, così facendo, si aumenta la possibilità di recuperarle. Attraverso i cassonetti gialli si ha la possibilità di riutilizzare i capi d’abbigliamento e, di conseguenza, c’è un valore ambientale superiore e molto interessante su cui è necessario concentrarsi sempre di più”.