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Terziario: un settore trainato dalle donne

L'analisi per Interris.it di Anna Lapini, presidente nazionale del Gruppo Terziario Donna Confcommercio Imprese per l’Italia, sull'occupazione femminile nel settore terziario

In Italia le donne sono protagoniste del mondo del terziario, ma nonostante ciò l’Europa resta ancora un miraggio. Negli ultimi decenni il terziario ha trainato l’occupazione femminile, tanto che tra il 1995 e il 2023 in Italia questo settore ha generato 3,4 milioni di nuovi posti di lavoro, registrando una crescita del 30,8%. Il ruolo delle donne è fondamentale e su questo argomento si è incentrato il forum nazionale di fine anno “Donne Imprese Futuro: Il lavoro che cambia” del Gruppo Terziario Donna Confcommercio Imprese per l’Italia. È stata l’occasione per analizzare le dinamiche dell’occupazione femminile, il loro impatto sulla crescita economica e le trasformazioni nel mondo del lavoro.

L’intervista

Interris.it ha intervistato la dottoressa Anna Lapini, presidente nazionale del Gruppo Terziario Donna Confcommercio Imprese per l’Italia che rappresenta oltre 250.000 imprese del commercio, del turismo, dei servizi, delle professioni aderenti a Confcommercio, la più grande rappresentanza di impresa in Italia.

Lavoro in rosa, come siamo messi rispetto agli anni passati e il resto d’Europa?

“Il tasso di partecipazione delle donne tra i 15 e i 74 anni nel mercato del lavoro italiano si attesta al 48,2%, mentre la media dell’Unione Europea raggiunge il 59,6%, presentando un gap di oltre 11 punti percentuali che si accentua maggiormente rispetto ai rispettivi parametri dell’occupazione maschile. Se si equiparasse il tasso di occupazione femminile italiano a quello europeo, avremmo 2,3 milioni di posti di lavoro in più per le donne”

Come sono andati gli ultimi anni?

“Nel quadriennio 2019-2023, la componente femminile dipendente ed indipendente è cresciuta del 13,3% contro il 10,2% del totale e nel terziario la crescita è più accentuata, vantando un +15,8%. Fra le lavoratrici autonome le donne mostrano una partecipazione significativa nella grande distribuzione (44,6%), nel piccolo commercio (37,6%), nel turismo (42,3%), nelle professioni (37,2%), e nei servizi alle persone (53,9%)”.

Si tratta di una crescita ancora troppo esigua?

“Si potrebbe e si deve fare di più per sostenere lo sviluppo dell’imprenditoria femminile. In Italia la percentuale di imprese italiane gestite da donne è da anni ferma al 22% del totale delle imprese. È anche significativo dire che questa è la stessa percentuale di donne, che a livello internazionale, si dichiara pronta ad avviare un’attività imprenditoriale”.

Cosa serve per creare un terziario in cui le donne abbiano un ruolo importante?

“Per far crescere l’imprenditoria femminile bisogna intervenire con degli strumenti mirati. Mi riferisco per esempio all’educazione finanziaria, alle facilitazioni nell’accesso al credito e a percorsi formativi orientati alle materie Stem (scienza tecnologia matematica ed ingegneria)”.

Come la presenza delle donne nel mondo del lavoro può impreziosire questo settore?

Le nostre analisi, svolte insieme all’Istituto Guglielmo Tagliacarne, dimostrano che le donne imprenditrici hanno una maggiore attenzione ai temi della sostenibilità ambientale, e sono più aperte alle innovazioni. Inoltre, come ho avuto modo di dire al Santo Padre nel corso dell’udienza del 29 novembre scorso, noi donne imprenditrici sentiamo più forte la responsabilità sociale che ci spinge a svolgere un’attività economica e nel farlo vogliamo rendere il nostro Paese un posto migliore dove vivere”.

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