La tecnologia che combatte la solitudine dei nonni

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Isolati in casa, lontani dagli affetti di figli e nipoti, senza poter incontrare gli amici e con il rischio che il peso della solitudine generi stress e depressione. L’alternativa sarebbe quella di renderli liberi di uscire ma con il rischio di ammalarsi di Covid-19, una malattia particolarmente aggressiva dopo i 70 anni. “É drammatica la scelta che la pandemia impone agli anziani“, ha detto lo psicologo Angelo Gemignani, direttore del dipartimento di Dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell’Area critica dell’Università di Pisa e tra i fondatori del Centro Extreme della Scuola Superiore Sant’Anna.

Sebbene le alternative imposte dalla pandemia siano dure per tutti, per Gemignani bisogna considerare che non tutti gli anziani sono uguali e che le tecnologie, dagli smartphone ai social media, possono essere di grande aiuto. “Ci sono anziani che possiamo considerare a bassa fragilità, sia psicologica che fisica, e altri a più alta fragilità, o perché hanno patologie o per lo stato mentale ed emotivo delicato”, ha osservato.

Proprio su questa scia, per aiutare gli anziani fragili, ma autonomi la Onlus “Amici di Tamara e Davide” di Rastignano (Bo) ha deciso di avviare un progetto con cui rendere gli anziani tecnologici a 360°. Interris.it ha incontrato Gabriella Peddes, responsabile della Onlus.

La pandemia come ha cambiato la vita della vostra associazione?
“Questo progetto è nato durante la pandemia come alternativa alla possibilità di vederci di persona. Bisogna però dire che la nostra associazione ormai da circa 7 anni lavora per la produzione del benessere in particolare per le persona anziane. Chiamiamo gli anziani presso la nostra sede a fare conferenze, laboratori, corsi di pittura, corsi di ceramica e tanto altro. Abbiamo fatto davvero di tutto in questi anni. Dopo la pandemia però non è più stato possibile. Quindi da febbraio 2020 abbiamo chiuso la nostra bottega perché è sempre stato in primis un luogo dove si creano relazioni e ci siamo chiesti come attivare una relazione a distanza, in particolar modo con quegli anziani che sono rimasti soli. L’unico modo era sfruttare i telefoni”.

Quanto è alto il rischio della solitudine in questo periodo?
“La solitudine è il pericolo più grave. Sono troppi gli anziani isolati. Persone autonome o anziani fragili, tutti ad ogni modo hanno bisogno di vicinanza. Per questo a cuore dal nostro progetto c’è un’attività che si chiama “Il tempo prezioso” e che incardina il concetto di tempo da dedicare agli altri, soprattutto agli anziani fragili. Una vicinanza che consiste nell’accompagnamento alla spesa, alle visite e per qualsiasi cosa avessero bisogno. Abbiamo creato una rete amicale e di conoscenza degli anziani e tra loro stessi. I volontari si preoccupano di chiamare gli anziani più volte al giorno per chiedere quali siano le necessità ma anche per tenere loro solo compagnia. Poi abbiamo avuto la possibilità di partecipare ad un bando della fondazione Carisbo. Abbiamo ricevuto una somma di denaro e con questi abbiamo comprato 10 tablet per un progetto pilota. Forniti di sim per due mesi di navigazione abbiamo donato questi tablet ai nonni più recettivi”.

Come avete avvicinato i nonni alla tecnologia?

“Con tanta pazienza e amore. Li abbiamo istruiti tramite una piattaforma semplice ed intuitiva per la comprensione. Inizialmente molti nonni non erano molto propositivi nel volersi affacciare al mondo della tecnologia, poi quando hanno capito la bellezza e la vera utilità dello strumento, riuscendo a capire quanto fosse davvero facile utilizzarlo, non ne hanno potuto più fare a meno. Si sono sentiti confortati e catturati dall’emozione di poter rimanere in contatto con i propri parenti ed amici. Da quel momento nessuno ha più detto di no. Ora abbiamo la possibilità di poter partecipare ad un altro bando e siamo già in procinto di comprare altri 15 tablet per allargare la cerchia degli anziani che accettano di rimanere in contatto grazie alla tecnologia”.

Rossella Avella: