Il teatro per volare oltre le mura del carcere

La maggior parte delle volte si sottovaluta, o addirittura ci dimentichiamo, che nel nostro ordinamento giuridico il carcere è una misura che serve a scopo riabilitativo, le cui finalità sono quelle di far comprendere a colui che commette un reato che è possibile anche tornare alla vita senza commettere lo stesso errore. E questo lo dice chiaramente l’articolo 27 della nostra Costituzione quando spiega che le pene devono “tendere alla rieducazione del condannato”. Nulla deve farci dimenticare, infatti, che i carcerati sono persone che vivono di sentimenti e di passioni, e che la pena deve aiutare loro a tirare fuori la propria voglia di crescere e di migliorarsi.

Il teatro in carcere

La professoressa Valentina Venturini, docente di Storia del Teatro all’università Roma Tre, da diversi anni ha avuto la brillante idea di portare la sua passione per il teatro tra i carcerati. Proprio il teatro, infatti, è la miglior attività che permette di sperimentare una nuova dimensione personale e sociale, liberando le energie anche di coloro che si trovano ancora nella condizione di reclusi. Il teatro può aiutare chi è in carcere a realizzare che esiste la vita al di fuori degli istituti di detenzione e che proprio l’attività teatrale può contribuire a costruire un ponte immaginario tra la comunità penitenziaria e la società esterna.

Molto più di un’attività culturale

L’iniziativa della professoressa romana non è quindi soltanto una bella attività culturale. Ma può alimentare creatività e gioia di vivere nelle comunità carcerarie in modo da “riconnetterli” a loro stessi e al resto del mondo, provando empatia, che di certo in un carcere è difficile provare. Insomma un’iniziativa che si spera possa svilupparsi sempre di più nel tempo per permettere a più persone possibili di avere un percorso di riabilitazione e tornare ad essere felici e gioire della vita in maniera corretta.

Francesca Romana Preziosi: