L’agricoltura, in ogni sua forma, conferisce un contributo determinante alla sicurezza alimentare e allo sradicamento della povertà, soprattutto in ambito rurale. Bisogna sottolineare che, lo sviluppo rurale, avviene soprattutto attraverso l’incentivazione e l’accrescimento del valore sociale dell’agricoltura, che è fondamentale per garantire uno sviluppo armonioso e sostenibile dell’intero pianeta e, nel contempo, garantire un’occupazione degna ai milioni di persone impegnate in questo settore. Interris.it, in merito a questo tema, ha intervistato Nicola Tavoletta, presidente nazionale di Acli Terra.
L’intervista
Qual è il valore sociale dell’agricoltura in Italia?
“Le imprese agricole che svolgono attività di agricoltura sociale in Italia sono circa 9mila, nove anni fa erano 1.300. In altre parole, c’è stato un aumento di quasi il 700% tra il 2013 e il 2021 ed un valore di servizi sanitari ed educativi pari ad un miliardo. Oltre la metà delle realtà attive in questo ambito si concentrano al Nord, 52,4%, mentre il 21,4% si trova al Centro e il 26,2% al Sud, e circa il 50% svolge queste attività in maniera strutturata e continuativa. Le regioni in cui sembra essere più presente l’agricoltura sociale per numero di esperienze in corso sono: il Piemonte che ospita il 23% delle pratiche, la Puglia con il 9%, e Toscana e il Veneto con l’8%. Questi sono solo alcuni dati, ma la vera riflessione è che, in Italia, l’agricoltura è in generale sempre una rete sociale, anche quella non dedicata alla cura diretta delle persone. È un luogo per “coltivare” le relazioni e contemporaneamente un rifugio economico per i bilanci domestici, spesso, addirittura, un ammortizzatore sociale. L’evidenza non ha bisogno di esempi esplicativi.”
Papa Francesco, in un messaggio alla Fao di qualche tempo fa ma sempre attuale, ha detto che l’agricoltura familiare è un humus per l’umanità, in che modo si può incentivare questa tipologia di agricoltura?
“Papa Francesco, con grande sensibilità, ha parlato molte volte dell’agricoltura e della protezione della Terra richiamando all’etica cristiana del lavoro agricolo e alla promozione di un’agricoltura sociale dal volto umano, fatta di solide relazioni tra Uomo e Terra. Probabilmente oggi c’è più una crisi della famiglia che dell’agricoltura; quindi, va sostenuto con ogni mezzo il nucleo familiare e la genitorialità. Oggi economicamente non conviene fare famiglia, quindi a cascata si riducono le imprese familiari. Ci vogliono più tutele per i genitori senza limiti di reddito, perché la denatalità è un problema sociale ed economico. Nello specifico, poi, servono delle misure per rafforzare le pensioni per i componenti delle imprese familiari, valutando la funzione sociale e professionale oltre ai contributi.”
Qual è il loro ruolo delle donne nel settore agricolo? In che modo, secondo Acli Terra, potrebbe essere valorizzato?
“Nelle civiltà antiche, gli uomini erano nomadi e cacciatori, le donne si stancarono e chiesero loro di vivere in maniera stanziale, coltivando la terra, così nacque l’agricoltura. Quindi, possiamo dire che l’agricoltura nasce dalle donne. Venendo ad oggi, secondo una stima del CREA, nel 2020 le imprese di agricoltura sociale gestite da donne erano il 54%, mi sembra che non vi sia disparità. Lo scorso marzo le imprese agricole “rosa” erano 203.503, al 30 giugno 2022 sono diventate 204.214 su 415.000 secondo i dati ISTAT. Inoltre, il 74% delle donne laureate in agraria trova lavoro stabile entro tre anni dal conseguimento della laurea nel settore scelto. Dopo il terziario l’agricoltura mi sembra che si sia tinta di rosa.”