Suor Trigila: “Le situazioni non potranno mai smentire il nostro essere fratelli”

Il sepolcro vuoto (Museo Nazionale di San Matteo - Pisa)

Nel giorno del Sabato Santo il silenzio, il raccoglimento e la meditazione predominano, per Gesù che giace nel sepolcro prima della gioia della Domenica di Pasqua con l’annuncio della Risurrezione. Lo stesso è un giorno unico nel ritmo liturgico, un giorno di attesa e silenzio, che non è collocato solamente nella Settimana Santa ma diventa un tempo, a volte una stagione nella vita del cristiano.

Le caratteristiche di questo giorno

Le caratteristiche più profonde di questo giorno sono appunto la preghiera, il digiuno e il silenzio ma – tale giornata – è tutt’altro che vuota in quanto in essa è forte il desiderio e l’attesa per la gioia della Resurrezione che verrà celebrata la notte successiva. Il capire questo profondo significato permette di comprendere appieno il valore incommensurabile della Veglia Pasquale. Il Sabato Santo è un sabato di silenzio simbolo di purificazione interiore, rinnovamento spirituale, meditazione e perdono i quali – in questo momento storico particolarmente complicato – rivestono un’accezione ancora più importante. Interris.it, in merito al significato del Sabato Santo in correlazione all’attualità, ha avuto l’onore di intervistare suor Maria Trigila, nativa di Caltagirone – la città che ha dato i natali a don Luigi Sturzo – laureata in Lettere moderne all’Università di Catania ed in seguito specializzata in Comunicazione sociale e Teologia. Ella è stata la prima religiosa ad aver conseguito in Italia il tesserino di giornalista professionista ed è stata responsabile mondiale dell’ufficio stampa dell’Istituto Maria Ausiliatrice nonché insegnante nelle scuole superiori e docente di giornalismo presso l’Università Salesiana Auxilum di Roma, da qualche anno inoltre collabora in maniera attiva con la Comunità di Sant’Egidio della città etnea stando al fianco degli ultimi – ossia giovani in difficoltà, migranti e persone con fragilità varie – che maggiormente hanno patito le conseguenze della crisi sociale ed economica dovuta alla pandemia da Covid -19 la quale – in molte situazioni – da crisi sanitaria è divenuta emergenza sociale.

Suor Maria Trigila

L’intervista

Nel Sabato Santo predominano il silenzio, il raccoglimento e la meditazione per Gesù che giace nel sepolcro prima della Resurrezione, che valore ha ciò per Lei, soprattutto in questo momento storico?

“Nella liturgia delle Ore del Sabato Santo, è riportata un’antica omelia che recita così: “Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace”. La riflessione sottolinea che Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi. Con l’invasione russa dell’Ucraina si è materializzato il silenzio, la solitudine e la morte.  Tanti morti nella carne, mi dico. Tanti giovani ucraini morti e tanti giovani russi che stanno subendo vessazioni in carcere per aver manifestato in piazza. Ecco, ripetere le parole del padre della Chiesa, come un mantra, suscita nel mio animo tanta speranza. È vero, abbiamo già posto il primo passo che segna un punto di svolta dell’umanità, forse il suo disastro. Se tutti ripetessimo che “Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi” propagheremmo quanto avviene nella Comunione dei Santi, nella comunione dei popoli: la mia speranza accende la tua fede. In tal senso, continua l’omelia, nel silenzio celebriamo Gesù che porta la salvezza e la redenzione”.

 Il dramma della Passione e della morte in questo frangente storico è ancor più vicino a noi, così come il senso di attesa e di speranza in noi, che messaggio si sente di lanciare a tal proposito?

“Mi piacerebbe piuttosto chiamarlo un messaggio di risveglio, che abbia il sapore della difesa della vita e della dignità umana, la promozione della famiglia e il rispetto per i diritti fondamentali della persona. La Passione dei profughi e delle vittime diventa oggi per l’umanità un luogo sacro, un santuario. Il loro dolore ed il loro smarrimento testimonia lo smarrimento sociale e nello stesso tempo è la prova di una fratellanza solidale. Ecco il mio augurio: le situazioni non potranno mai smentire il nostro essere fratelli, al di là della religione, della razza, della cultura di appartenenza”.

La crisi educativa vede giovani in cerca di adulti credibili. La nostra società ha smesso di educare?

“Non credo. La società ha conservato piuttosto nel fondo di un cassetto i criteri ed i valori dell’educazione. Ha messo da parte l’ascolto profondo ed empatico verso i giovani. Perché si tratta di crisi antropologica ed etica. Secondo me, la domanda è: noi siamo, in tal senso, testimoni? Forse dovremmo essere maggiormente presenti nella linea di confine tra l’agorà reale e quella virtuale. Essere credibili nei fatti e nelle parole. Esserci nella crisi antropologica, perché se già noi adulti non siamo educati a cogliere il nostro essere persona, la nostra dimensione trascendente perdiamo di vista la dignità intrinsecamente connessa al nostro esserci nel mondo. Dovremmo saper trasmettere lo sguardo pedagogico agli adulti di domani perché constatano negli adulti la forza della speranza sperante”.

Cosa chiedono le nuove generazioni?

“In controluce già dalla risposta appena data cogliamo la domanda dei giovani. Innanzitutto, chiedono al loro fianco non maestri ma testimoni di futuro. Perché già loro chiedono futuro in quanto sono i protagonisti di un mondo in movimento, di un mondo che non reagisce individualmente ma interagisce attraverso le community. Come dice il Papa il contatto con i giovani inizia con un approccio all’insegna della speranza e della fiducia. Penso che i giovani vogliano questo perché lo colgo quotidianamente dai miei allievi del Liceo Classico della Scuola Don Bosco Ranchibile di Palermo”.

L’inclusione dei bisognosi e di coloro che fuggono da guerre e miseria è sempre stato il valore fondamentale della sua azione, come la possiamo declinare oggi nei confronti dei profughi ucraini?

“L’inclusione inizia dall’educazione alla bellezza che si concretizza nei banchi di scuola per imparare l’italiano e l’arte. Nel dare la possibilità di poter esprimere il proprio talento artistico. Nell’accompagnarli con soavità e delicatezza perché la loro anima possa decantare, brutalità, violenza e fuga. E, infine, dare all’accoglienza un ritmo lento per affrontare i traumi che invadono la loro mente”.

Mariupol 17/03/2022 – guerra in Ucraina / foto Imago/Image
nella foto: profughi ONLY ITALY

Domani è Pasqua, qual è il suo augurio?

“Sul silenzio, sulla solitudine e sulla morte la parola profetica “Pace” trasformi le nostre lacrime, perché il Cristo Risorto, abbracciando il dolore, rende ‘sperante’ la nostra speranza”.

Christian Cabello: