Suor Eva: “Da francescana vi racconto chi sono i nuovi lebbrosi”

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“In ognuno di noi è nascosto un lebbroso che grida: ‘vieni a prendermi!’. Sono parole forti quelle pronunciate da Suor Eva Amata, giovane alcantarina che, per In Terris, ha deciso di raccontare a cuore aperto la sua doppia vocazione, quella di donna e di suora francescana, a pochi giorni dalla commemorazione di san Francesco d’Assisi.

La festa del Patrono d’Italia quest’anno ha visto la presenza ad Assisi di Papa Francesco che, proprio sopra la cripta del Poverello da cui ha preso il nome, ha siglato la sua terza enciclica: “Fratelli tutti“.

Controcorrente

Povertà, castità e obbedienza sono i capisaldi della vocazione francescana. Tre obiettivi particolarmente faticosi e molto lontani dal modello dominate del “super uomo/donna”. Diventare frate o suora è dunque un cammino controcorrente, spesso osteggiato o deriso non solo dalla società, ma (a volte) anche dai propri familiari che vorrebbero un futuro più ‘classico’: matrimonio e figli. Ma la chiamata ad una vita “diversa”, ad un amore “altro” è irresistibile. E’ quanto ci racconta suor Eva Amata che, nel suo seguire san Francesco, ha trovato la propria vocazione senza sacrificare i suoi doni di donna ma mettendoli al servizio di tutti.

Suor Eva Amata (a sinistra) con un gruppo di preghiera

L’intervista

Suor Eva Amata, la prima domanda riguarda te: come vuoi presentati ai nostri lettori?
“Mi chiamo Eva Furiani, ho quasi 46 anni, sono originaria di Perugia e ora vivo a Scafati in provincia di Salerno. Sono una suora alcantarina. Qui a Scafati, con le mie consorelle, ci occupiamo di una scuola dell’infanzia e di pastorale giovanile vocazionale”.

Quando ti sei resa conto che Gesù ti chiamava alla vita consacrata?
“ho incontrato il Signore da giovane-adulta, grazie a un tempo della mia vita molto difficile nel quale niente bastava a saziare la mia sete di vita. Ho cominciato ad ascoltare delle catechesi e ho scoperto che qualcuno mi conosceva fino in fondo. Quando ascoltavo quella parola, mi chiedevo come facesse quel frate francescano a conoscermi così bene. Poi, ho scoperto che non era lui che mi conosceva, ma che Dio mi parlava attraverso la sua Parola, e mi conosceva fino in fondo perché lui mi ha creato ed è mio Padre. E conosceva anche i miei desideri più profondi, quelli che non riuscivo a vedere nemmeno io perché erano scritti nel profondo più profondo del mio cuore”.

Cosa è successo dopo?
“Ascoltando questo percorso di catechesi pian piano ho iniziato a conoscere il Signore Gesù Cristo, ed Egli ha cominciato ad affascinarmi: il suo modo di fare, il suo modo di amare, il suo modo di accostarsi e ascoltare le persone, di prendersi cura di loro. È nato in me il desiderio di conoscerlo più a fondo, e di rimanere più tempo con Lui. E Lui mi ha rivelato la cosa più bella di tutte: che io sono profondamente amata da Dio! Così mi sono affezionata e poi innamorata. Poi, questo amore che Lui aveva già nascosto nel mio cuore, non poteva che sfociare in un’alleanza sponsale”.

Perché hai scelto di seguire San Francesco nella specifica vocazione delle Alcantarine? Cosa ti ha ispirata della vita del Poverello?
“Pur non essendo ‘nata in parrocchia’ San Francesco mi ha sempre affascinato molto perché la sua povertà mi ispirava grande libertà. Avrei voluto anch’io essere così libera. Ho incontrato le suore francescane alcantarine, per la prima volta, in una tendopoli. C’era stato un terremoto tra Umbria e Marche e il paese in cui ero andata a fare servizio con gli scout era una tendopoli gestita dagli scout e dai frati. Una sera sono arrivate tre suore che avevano scelto di stare anche loro in tenda in mezzo alla gente. Questo mi ha colpito molto e mi è rimasto nel cuore perché avrebbero potuto stare nei loro conventi al caldo e comodamente. Ma avevano scelto di stare in mezzo alla gente come avrebbe fatto Francesco e nello stile di Gesù!”.

La figura di San Francesco è ancora attuale nel nuovo millennio e perché?
“Francesco è sempre attuale perché la santità è sempre attuale. E santità e umanità vanno di pari passo. Francesco è un uomo a tutto tondo, non direi tanto ‘perché è attuale’, ma ‘per chi’! Francesco è attuale per ogni uomo che abbia vissuto il desiderio insaziabile della vita piena, per ogni uomo che abbia vissuto sulla sua pelle il male, il peccato e la solitudine perché la vita di Francesco mostra come tutto questo sia vinto splendidamente dalla Misericordia di Dio”.

Suor Eva Amata (al centro) con due consorelle

Papa Bergoglio, anche se gesuita, ha scelto il nome di Francesco, in onore del poverello d’Assisi. Cosa pensi di questo Pontefice e del suo impegno verso i poveri?
“Partire dai poveri significa coinvolgere tutti, nessuno escluso. Come Gesù nel sabato Santo che parte dal punto più profondo dell’inferno per prendere l’ultimo degli ultimi e così portare tutti fuori, nessuno escluso! Ecco, io credo che lo sguardo di Papa Francesco sia quello di un pastore così innamorato delle sue pecore che non può in alcun modo dimenticare i suoi figli più umiliati e abbandonati”.

Secondo la tua esperienza, chi sono i nuovi lebbrosi?
“Credo che in ognuno di noi sia nascosto un lebbroso che grida: ‘vieni a prendermi!’. E ogni uomo e donna che soffre, smaschera la nostra personale lebbra. Allora dovremmo avere occhi molto attenti per ogni uomo o donna che attraversa il mare per cercare una vita nuova, o chiuso in un carcere, o sfruttato per il mercato sessuale, per tutti i bambini cui è tolta la dignità e la bellezza della loro età, per ogni uomo o donna a cui è tolto il diritto di parlare. Potrei aggiungere molto altro…ma quello che mi preme dire è che dovremmo amare e avere grande cura di questi nostri fratelli perché nella loro sofferenza é custodito un mistero. Francesco, grazie a un lebbroso – cioè un uomo considerato già morto, buttato fuori dalla società e considerato maledetto – vede cambiare la sua vita: ‘quello che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo’. Non escludiamo dunque nessuno dalla nostro cuore!”.

Qui sotto il video con suor Eva Amata dalla pagina Facebook delle alcantarine.

Milena Castigli: