Le cliniche mobili di MSF hanno visitato oltre 1.000 pazienti in poche settimane. A Khartoum, l’équipe chirurgica di MSF ha curato oltre 400 pazienti con traumi dal 9 maggio. “Queste attività stanno salvando vite umane. Ed è fondamentale mantenerle efficienti”, affermano gli operatori umanitari di Medici senza Frontiere. L’organizzazione internazionale Msf è stata fondata nel 1971 a Parigi. E la sua missione è offrire assistenza medica dove c’è più bisogno. Sono finora più di 1.800 le vittime. E oltre un milione gli sfollati in Sudan. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha riconfermato il sostegno al suo emissario in Sudan dopo avere ricevuto una lettera dal capo dell’esercito sudanese, Abdel Fatah al Burhan, che ne sollecitava la sostituzione. Il portavoce delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric, riferisce che “il segretario generale è rimasto sconcertato dalla lettera ricevuta dal generale Al Burhan“.
Sudan nel caos
“Il segretario generale è orgoglioso del lavoro realizzato da Volker Perthes. E ribadisce la sua totale fiducia nel suo rappresentante speciale– aggiunge Dujarric- Né l’esercito sudanese né l’Onu hanno reso nota la lettera in cui si chiede il rimpiazzo di Perthes. Il capo dell’esercito è in conflitto dal 15 aprile scorso con il rivale ed ex alleato generale Mohamed Hamdan Daglo, capo delle potenti forze paramilitari di intervento rapido. Sia Perthes sia la missione Onu in Sudan sono state fatte oggetti dei manifestanti islamisti e pro-militari. Che avevano protestato l’anno scorso in varie occasioni contro “l’intromissione straniera”. Perhes si trova attualmente a New York. E non si conosce la data del suo ritorno in Sudan. Le autorità del Paese africano non hanno concesso visti a cittadini stranieri dall’inizio del conflitto. Perthes ha detto al Consiglio di Sicurezza Onu che “la crescente etnizzazione del conflitto minaccia di prolungarlo. Con implicazioni per tutta l’area regionale“. E, ha precisato, “in alcune zone del Paese, gli scontri fra le due formazioni armate si sono trasformati in tensioni locali. O hanno scatenato conflitti intercomunitari“.
Attività salvavita
Molte attività mediche salvavita di Medici Senza Frontiere (MSF) in Sudan potrebbero essere sospese a causa dell’impossibilità di far entrare nuovo personale internazionale. Resta, inoltre, molto complicato spostare le forniture essenziali dove c’è più bisogno. Ahmed Abd-elrahman è direttore delle operazioni di Medici senza Frontiere. Sudanese, lavora con Msf da 17 anni. Ricoprendo diversi incarichi anche in Somalia, Pakistan e Libia. “Allo stato attuale sono seriamente preoccupato che molte attività mediche salvavita in Sudan possano essere sospese a causa dell’impossibilità di inviare personale aggiuntivo e la difficoltà nello spostare le forniture essenziali dove c’è più bisogno- evidenzia Ahmed Abd-elrahman- L’équipe chirurgica di MSF a Khartoum sta operando ininterrottamente da più di dieci giorni. Se non saremo in grado di far entrare una nuova équipe per dare il cambio a quella nel paese, potrebbe non essere possibile continuare queste attività cruciali. I nostri team sono quotidianamente testimoni dell’impatto diretto dei combattimenti in corso sulla popolazione di Khartoum e del Darfur e delle conseguenze sanitarie dello sfollamento in aree come Wad Madani, dove riporta Al-Jazeera, il sistema sanitario è sottoposto a una pressione estrema“.
Accesso difficile
“Anche se siamo stati in grado di portare alcuni rifornimenti nel paese, l’accesso rimane molto difficile– Ahmed Abd-elrahman-. Ci sono diversi ostacoli tra i punti di ingresso nel paese e i luoghi dove consegniamo gli aiuti. I saccheggi e gli attacchi alle strutture sanitarie e ai magazzini hanno ridotto notevolmente le nostre scorte già presenti nel paese”. È fondamentale che le forniture possano continuare a entrare nel paese e a circolare liberamente. È inoltre “preoccupante che molte strutture mediche siano rimaste a corto di personale a causa della fuga delle persone in cerca di sicurezza“, avverte Ahmed Abd-elrahman.
Estrema pressione
“Il poco personale umanitario che è riuscito a entrare in Sudan sta lavorando sotto estrema pressione e nelle ultime due settimane ci siamo sforzati al massimo per rinforzare le nostre équipe facendo entrare staff internazionale- precisa il direttore Msf-. Sebbene di recente siamo riusciti a ottenere alcuni visti, abbiamo urgentemente bisogno di fare entrare altro personale. Senza nuovi membri dello staff e senza la possibilità di spostare le forniture essenziali nel paese, molte operazioni umanitarie in molte parti del Sudan potrebbero bloccarsi. Chiediamo alle parti in conflitto di garantire l’accesso umanitario e di permetterci di assistere la popolazione sudanese”.