Sudan, 13 mesi di strage dimenticata. Il conflitto è iniziato nell’aprile dello scorso anno, quando le crescenti tensioni tra i leader militari e Rsf sono esplose in combattimenti aperti nella capitale Khartoum e in altre parti del paese. Il conflitto ha devastato il paese e ha spinto la sua popolazione sull’orlo della carestia, ha ucciso più di 14.000 persone e ne ha ferite altre migliaia. L’esercito del Sudan e i gruppi armati alleati hanno respinto un attacco da parte del gruppo paramilitare Rsf e di milizie arabe contro el-Fasher, il capoluogo della provincia del Nord Darfur, dove si stanno rifugiando centinaia di migliaia di persone. Molte delle quali sono fuggite dai combattimenti altrove nel Darfur. La Rsf e i suoi alleati hanno lanciato l’attacco sul lato orientale di el-Fasher ieri mattina presto e si sono scontrati con le forze militari e altri gruppi armati che difendevano la città. Nel mirino anche gli aiuti umanitari. A rischio la sanità d’emergenza. Un attacco aereo condotto dalle Forza Armate Sudanesi (SAF) ha colpito un’area a 50 metri dall’ospedale pediatrico di Babiker Nahar, supportato da Medici Senza Frontiere (MSF), a El Fasher, nel Nord Darfur. L’attacco, avvenuto ieri sera, ha causato il crollo del tetto dell’unità di terapia intensiva. Provocando la morte di 2 bambini in cura e di almeno un loro accompagnatore.
Allarme Sudan
Questo ospedale era uno dei pochi specializzati in cure pediatriche ad essere riuscito a rimanere operativo dall’inizio della guerra. Riceveva pazienti da tutta la regione del Darfur perché molte altre strutture sono state costrette a chiudere. “Dei 115 bambini in cura, ora non c’è più nessuno”, dichiara Michel-Olivier Lacharité, responsabile per le urgenze di MSF, “era uno dei pochissimi ospedali pediatrici rimasti in tutta la regione del Darfur. Ricevevamo richieste da tutta la regione a causa della mancanza di altre strutture. Ora abbiamo un altro ospedale in meno, proprio mentre stavamo cercando di aumentare la nostra risposta alla catastrofica crisi di malnutrizione”. I bambini ricoverati ricevevano cure per patologie come malaria, polmonite, diarrea e malnutrizione. “I due bambini uccisi erano in condizioni critiche nel nostro reparto di terapia intensiva, ma potevamo salvarli“, aggiunge Lacharité di MSF, “ricordiamo alle parti in conflitto che gli ospedali e le strutture sanitarie non devono essere presi di mira, né diventare danni collaterali in un conflitto. Li esortiamo inoltre a garantire la protezione dei civili, cosa che non hanno assolutamente fatto in questo fine settimana”.
Msf in prima linea
L’attacco arriva dopo i pesanti combattimenti tra le Forze di Supporto Rapido (RSF) e Forze Armate Sudanesi avvenuti venerdì 10 maggio, quando 160 feriti, tra cui 31 donne e 19 bambini, erano arrivati all’Ospedale Sud di El Fasher, supportato da MSF. 25 di questi feriti erano in condizioni disperate all’arrivo e sono poi deceduti. I combattimenti di venerdì hanno avuto luogo vicino a Babiker Nahar. E hanno costretto quasi tutti i pazienti a fuggire in cerca di sicurezza, molti dei quali poi arrivati all’Ospedale Sud. Dei 115 bambini in cura a Babiker Nahar, 10 erano ancora presenti sabato nell’ospedale pediatrico quando è caduta la bomba, compresi i due bambini uccisi. Msf lancia un appello urgente a tutte le parti in conflitto. Affinché proteggano i civili e assicurino la protezione delle strutture sanitarie, come prevede il diritto internazionale umanitario e la Dichiarazione di Gedda, firmata esattamente un anno fa.
Malnutrizione
In Darfur settentrionale, Medici Senza Frontiere (Msf) continua a registrare gravi tassi di malnutrizione nel campo di Zamzam. Mentre nell’area continuano ad intensificarsi i combattimenti. Msf, sottolinea un comunicato, rimane quasi l’unica organizzazione umanitaria internazionale a rispondere a questa enorme crisi. E una delle pochissime in grado di intervenire in caso di incidenti di massa a El Fasher, nonostante la sua richiesta dello scorso febbraio di inviare urgente supporto a seguito della valutazione rapida che ha rilevato una grave crisi nutrizionale. Tra marzo e aprile Msf ha condotto uno screening di massa su più di 63.000 bambini sotto i cinque anni, oltre che su donne incinte e in fase di allattamento. I risultati hanno confermato una crisi di malnutrizione catastrofica e potenzialmente letale nel campo di Zamzam. Degli oltre 46.000 bambini che sono stati visitati, il 30% è risultato affetto da malnutrizione acuta. Di cui l’8% da malnutrizione acuta grave (Sam). Cifre simili sono state riscontrate tra le oltre 16.000 donne in gravidanza e allattamento sottoposte a screening: il 33% è risultato affetto a malnutrizione acuta e il 10% da Sam. Le cifre per entrambi i gruppi rivelano un tasso di oltre il doppio rispetto alla soglia di emergenza del 15%, segnalando un’urgente e grave situazione nel campo di Zamzam.
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