In Sudafrica la xenofobia aumenta. Di pari passo con la comunità di migranti internazionali. Nel Paese uscito 28 anni fa dall’apartheid sono ormai quattro milioni i lavoratori stranieri. L’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) ha analizzato la situazione in Sudafrica. In molti ritengono che questa crescente popolazione straniera eroda risorse preziose. E che sia tra le cause dell’elevata disoccupazione. Un report della Banca Mondiale dimostra il contrario. Ossia come queste comunità producano un impatto positivo su occupazione e salari. I dati smentiscono la campagna xenofoba di odio e divisione. Ogni lavoratore migrante, infatti, genera un effetto moltiplicatore nel mercato del lavoro. Creando due posti di lavoro per ogni lavoratore sudafricano. L’impatto economico positivo per i cittadini stranieri, però, è indebolito da un clima di pregiudizio e violenza. Sono molti gli sforzi posti in essere per migliorare la situazione. Ma vengono messi in discussione dall’inadeguata risposta delle istituzioni al problema.
Sos xenofobia in Sudafrica
Un filo di odio e divisione attraversa il mondo dall’Ucraina al Sudafrica. Dallo Yemen al Sahel. In Sudafrica, dunque, c’è aria di derive xenofobe. La più grande potenza economica dell’Africa. Il paese che è riuscito a sconfiggere l’apartheid. Oggi è alle prese con un fenomeno comune a tutte le economie sviluppate. Cioè la paura che gli immigrati “rubino” il lavoro ai residenti. Ma che ciò accada in Sudafrica stupisce. “In Africa esiste un concetto noto come Ubuntu. Ossia il senso profondo dell’essere umani solo attraverso l’umanità degli atri. Se concluderemo qualcosa al mondo sarà grazie al lavoro e alla realizzazione degli altri“, diceva Nelson Mandela. L’uomo che ha ridato una nuova speranza al Sudafrica e ai neri di quel paese. Senza abbandonarsi alla vendetta. La sua politica, infatti, si è basata proprio su questa antica filosofia di vita africana. Che unisce tutti i bantu dell’Africa subsahariana. Una regola di vita fondata sulla compassione. E sul rispetto dell’altro.
Caccia agli stranieri
“Io sono ciò che sono in virtù di ciò che siamo tutti“, sostiene un antico detto citato nel dossier dell’Agi sul Sudafrica. Un approccio filosofico che sembra essere scomparso. I neri di quel paese sembrano aver dimenticato le loro radici. Il deputato Jiulius Sello Malema è il fondatore e leader del partito Economic Freedom Fighters (Eff). E. lui nero, si sta “cimentando” nella caccia ai camerieri stranieri nei ristoranti. Per lo più immigrati dello Zimbabwe o di altri paesi. Impiegati al posto di lavoratori locali in grado di svolgere le stesse mansioni. Un deputato che getta benzina sul fuoco. In una nazione dove la ricerca di un lavoro, soprattutto tra i giovani, è una chimera. Un sogno. Nemmeno più una speranza. E così è in atto una guerra sotto traccia tra poveri. Nel 2020 il Pil è crollato di 6,4 punti. Il debito pubblico è passato dal 46,2% del 2016 al 75,7% del 2022. In Sudafrica, oggi, 30,4 milioni di persone, più della metà della popolazione, vivono al di sotto della soglia di povertà. Definita in 68 euro al mese.
Crisi economica
Secondo uno studio dell’Agenzia di statistica, la popolazione di colore guadagna in media tre volte meno di quella bianca. Dal rapporto, inoltre, si evince che lo stipendio medio tra i neri (l’80% della popolazione) è di 6899 rand (450 euro). Mentre sale a 24646 rand (1500 euro) per i bianchi. Tutti questi fattori fanno crescere le diseguaglianze. Il 20% delle famiglie non ha accesso adeguato al cibo. Soprattutto nere. Ogni famiglia sudafricana, nel 2021, si è trovata costretta a spendere 520 rand in più (circa 28 euro) per la spesa mensile rispetto all’anno precedente. L’aumento medio dei prezzi al consumo è stato del 17%. Con alimenti essenziali come riso, pane, fagioli e farina che hanno registrato aumenti tra il 31% e il 68%. La crisi internazionale delle materie prime abbassa ulteriormente il potere d’acquisto della famiglia media. E la crisi economica diventa il volano per l’ondata xenofoba.
Proteste violente
Nelle ultime settimane si sono moltiplicate le proteste contro i migranti illegali. La caccia ai migranti, tutti provenienti da altri paesi africani, ha provocato negli ultimi due anni numerose vittime. Ecco perché disperdere la memoria storica e filosofica può essere fatale. I cittadini dello Zimbabwe scappano dalla loro patria perché non trovano lavoro. E allora emigrano in Sudafrica. Con la speranza di avere più opportunità. Qui alcuni trovano lavoro. Altri invece arrancano come a casa loro. L’ondata migratoria, inoltre, ha portato con sè un’altra guerra. Quella dei salari. Gli immigrati si accontentano di poco. I datori di lavoro li sfruttano. Secondo l’ente statistico del Sudafrica, nel paese vivono 3,95 milioni di stranieri. Rifugiati politici. Espatriati qualificati. E migranti economici. Su una popolazione di circa 60 milioni di abitanti. Tutto ciò si inserisce in una crisi economica senza precedenti provocata dalla pandemia. E il Sudafrica è stato il Paese più colpito del continente africano.