Papa Francesco ha più volte ribadito che l’unica cosa peggiore del Covid è non imparare al lezione dalla pandemia. Una lezione sociale e sanitaria su cui Interris.it ha messo a confronto amministratori pubblici, scienziati, giornalisti e responsabili delle associazioni mediche. “In questa fase la principale errore delle politiche sanitaria è quello di focalizzarsi esclusivamente sulla titanica e irrealistica impresa della soppressione dei contagi- afferma a Interris.it la giornalista d’inchiesta e scrittrice Angela Camuso– Ciò che ne ricaviamo è una fotografia sottostimata della situazione epidemiologica. Per avere un quadro reale dovrebbe essere sottoposta al tampone l’intera popolazione e qual punto avremmo anche il reale tasso di mortalità del Covid. Invece di inseguire l’utopia di fermare i contagi, bisognerebbe finanziare e incentivare le cure che finora si sono dimostrate valide nella lotta al virus“. Per esempio, precisa Angela Camuso, l’ossigeno ozono terapia che, in aggiunta ai farmaci, ha mostrato la sua efficacia nella sperimentazione compiuta in venti ospedali.
Gli errori nelle strategie anti-Covid
“Se potenzia l’azione di medicinali, perché non si estende ad altri ospedali questa terapia?”, si chiede la cronista che in molte inchieste ha approfondito il tema dei disservizi del servizio sanitario nazionale-. Perché non ci sono investimenti da parte del governo? Dalla scorsa primavera ad oggi sono persi mesi preziosi. Senza un adeguamento delle strutture sanitarie che versano in situazione di grave crisi. Bisognava puntare sulla formazione dei medici per rispondere alla pandemia, attrezzare strutture sanitarie ‘ad hoc’, aumentare i posti letto per ovviare all’inarrestabile smantellamento perpetrato negli ultimi decenni. Al Policlinico Umberto I di Roma sono stati tagliati duemila posti letto in vent’anni. A marzo è esplosa l’emergenza con cluster ad alta pericolosità, circoscritti in fasce d’età e Rsa”. Aggiunge a Interris.it Angela Camuso: “Si scontano politiche sanitarie sbagliate, basate solo su tagli e riduzioni dei costi. I medici di base non sono stati dotati neppure delle protezioni adeguate per visitare i malati e all’inizio si sbagliava anche la terapia. Poi si è scoperto che non è la polmonite ad uccidere i malati di Covid ma la trombosi venosa a livello polmonare. A Reggio Calabria l’azienda sanitaria provinciale, commissariata per mafia, sprofonda nei debiti. E sta facendo altro debito per tenere in piedi la sanità pubblica. Per quale motivo in questi mesi non si è investito in maniera mirata invece degli aiuti a pioggia promessi e in parte non arrivati? Un bacino per le organizzazioni criminali con appalti affidati spesso senza gara e in deroga alle normative antimafia”.
Lunedì è scaduto il bando
E’ bufera, intanto, sui ritardi nelle terapie intensive. Governo e regioni si rimpallano le responsabilità sull’adeguamento delle strutture per fronteggiare la seconda ondata. Lunedì scorso la scadenza. Già in primavera virologi e infettivologi mettevano in guardia le autorità sanitarie sulla necessità di aumentare al più presto i posti in terapia intensiva in vista della seconda ondata autunnale di contagi. Invece il rimpallo di responsabilità tra governo e regioni ha rallentato stanziamenti e avvio dei lavori. E ora è corsa contro il tempo per recuperare il ritardo. Il bando per potenziare le terapie intensive, basato sui piani di riorganizzazione delle Regioni, è scaduto appunto il 2 ottobre. Con un Dl Rilancio pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 19 maggio, a detta della comunità scientifica, si doveva provvedere prima che la curva dei positivi tornasse a impennarsi.
Sos degli anestesisti rianimatori
“L’allarme lanciato dal presidente degli anestesisti rianimatori ospedalieri, secondo cui per inizio novembre le terapie intensive in Lazio e Campania potranno andare in sofferenza, lascia sconcertati. La seconda ondata del Covid era, infatti, ampiamente prevista, ed è gravissimo che il bando per i nuovi letti di terapia intensiva sia partito solo a ottobre, con i cantieri che apriranno a fine mese, quando secondo gli anestesisti sarà troppo tardi”, sottolinea la presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini. Anche Nino Cartabellotta, medico e presidente della Fondazione Gimbe, ha più volte lanciato l’allarme contagi con particolare riferimento al Mezzogiorno. Le Regioni del sud, dati alla mano, non sono pronte con strutture e servizi sanitari. “I posti letto in aria medica e terapia intensiva – spiega Cartabellotta – sono stati da tutte le Regioni, seppure in misura diversa. E’ entrato nella fase operativa il piano per potenziare la rete degli ospedali Covid. 712 milioni per rafforzamento e incremento terapie intensive, posti letto, ristrutturazione dei pronto soccorso, percorsi separati negli ospedali”.
Corsa contro il tempo
Il bando
In previsione del previsto aumento delle terapie intensive legate al Covid, che si sta verificando da un mese, il commissario straordinario per l’emergenza, Domenico Arcuri aveva pubblicato un “avviso di indagine di consultazione preliminare di mercato”. Per l’acquisizione della disponibilità temporanea di quattro strutture movimentabili da adibire a terapia intensiva completa di tutti gli ambienti, gli arredi e le attrezzature medicali ed impiantistiche idonee. Compresa la posa in opera in aree attrezzabili preventivamente individuate. Ed inclusa l’esecuzione di tutte le attività necessarie affinché l’opera sia ultimata, completa e pronta per l’uso e l’esercizio. Compresi i servizi di trasporto, montaggio, smontaggio e successivo eventuale rimontaggio, nelle aree indicate. E il servizio di manutenzione e garanzia per il periodo di disponibilità, destinate all’emergenza sanitaria covid-19. L’avviso aveva la chiusura entro il 2 settembre. Il decreto legge 34 del 2020 aveva disposto che, sul territorio nazionale fino al 31 dicembre 2020, siano resi disponibili, per un periodo massimo di 4 mesi dalla data di attivazione, 300 posti letto di terapia intensiva, suddivisi in 4 strutture movimentabili. Ciascuna delle quali dotata di 75 posti letto. Da allocare in aree attrezzabili preventivamente individuate da parte di ciascuna regione e provincia autonoma. La spesa autorizza è di 55 milioni di euro e a tal fine è istituito per l’anno 2020 apposito capitolo di bilancio nello stato di previsione del ministero della Salute.