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Storia di una coppia che riscopre la bellezza della Chiesa, sposa di Cristo

Un caro amico di questi tempi mi ha rivelato che da quando, circa tre anni, sta frequentando la Chiesa, insieme alla moglie, si sente meglio, come se avesse trovato se stesso. È un riconoscimento importante che vale particolarmente in questi periodi di diffuso anticlericalismo, di oscura avversione per la Chiesa ed i suoi ministri, rei, a dire di molti, di nefandezze ed alla meglio di interferenze e limitazioni, desueti nei riti e nei principi, lontani dalla realtà e dai problemi delle persone.

Eppure, un uomo adulto, con la sua moglie, semplici nei modi ed umili nei costumi, hanno mostrato la loro grandezza d’animo e la loro profonda intelligenza culturale nell’avvicinarsi spontaneamente alla Chiesa e di riconoscerne il valore benefico e taumaturgico. La Chiesa non è l’associazione di volenterosi che hanno l’obiettivo di fare del bene in cambio, si dice, di un riconoscimento di potere nella spartizione dei beni terreni: la Chiesa è l’istituzione fondata direttamente da Cristo per la divulgazione del suo insegnamento, è la sposa di Cristo, la sua espressione più autentica, la testimonianza della devozione a Lui ed al suo Vangelo, è la forza immessa tra gli uomini per condurli al bene durante la vita, per accompagnarli nel bisogno e nella sofferenza, per distoglierli dal male, per accomunarli, per stringerli insieme in un popolo che cammina incessante verso la speranza.

La Chiesa è il partito politico per eccellenza poiché si occupa delle vicende umane e degli squilibri non solo tra le ricchezze ma tra le differenze che penalizzano chi è indietro, chi è sotto, chi è fuori e pone le esigenze individuali e collettive dinanzi alle ingiustizie sostanziali proponendone le soluzioni concrete, prima ancora che spirituali, intervenendo direttamente ove occorre, divulgando un messaggio costante di speranza e di carità, attraverso un corpo di precetti e di esortazioni frutto di studi millenari sfociati nella propria dottrina sociale.

Nulla al mondo è paragonabile alla Chiesa, alla sua forza, alla sua penetrazione, alla sua diffusione, alla sua presenza. Qualcuno confonde, direi in malafede, l’errore di un singolo con il valore, sacro, dei sacerdoti, la cattiveria di un uomo perverso o malvagio con la missione dei ministri di Dio, la frase infelice con il discorso ecumenico. E l’attacco alla Chiesa è costante, visibilmente alimentato da un interesse contrastante con i suoi insegnamenti, cui per la sua infusione divina la Chiesa riesce a reggere, migliorandosi e continuando nella sua opera salvifica.

Eppure c’è chi se ne tiene lontano riferendo di credere in Dio ma non nella Chiesa, come se dicesse amo il calcio ma non i calciatori, la musica ma non i musicisti, il teatro ma non gli attori, i libri ma non gli scrittori e così via. La Chiesa è la casa di Dio e Dio è nella Chiesa che ne è l’espressione autentica e tangibile, chiamata alla diffusione del messaggio divino. Credere in Dio è credere nella sua Chiesa ed accogliere la presenza di Dio non è attività solitaria ma dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro (Mt. 18,20).

Per questo ammiro il coraggio della testimonianza del mio amico, resosi servo consapevolmente per avvicinarsi a Dio, non solo attraverso la partecipazione all’eucaristia domenicale (a proposito, letteralmente: rendere grazie), ma dandone conferma e riconoscenza del proprio miglioramento, per aver abbandonato la supponenza e confidato nella scoperta, per aver colto il senso del gesto antico e salvifico, per aver saputo apprezzare lo stupore che ne deriva. Verrebbe da dire agli assenti: provare per credere.

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