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Il modello “Laudate Deum” per una nuova cultura anti-spreco

Un terzo del cibo ancora commestibile finisce nella spazzatura (circa 1,3 miliardi di tonnellate all'anno)

Oltreché per le emissioni, lo spreco di cibo è responsabile di una deforestazione sempre maggiore. Ciò, documentano i report internazionali, porta a una grossa e inutile perdita in termini di biodiversità. Eppure esistono numerose possibilità di riduzione dello spreco alimentare. Soluzioni e miglioramenti di tutta la catena di produzione e consumo del cibo. Lo spreco alimentare nel mondo ha toccato la cifra record dei 400 miliardi di dollari all’anno. Il “food waste” riguarda tutta la filiera. Dalla produzione al consumo sulle nostre tavole. Un terzo del cibo ancora commestibile finisce nella spazzatura (circa 1,3 miliardi di tonnellate all’anno). Nell’esortazione Laudate Deum, papa Francesco riconosce che a creare una nuova cultura sono gli sforzi delle famiglie. Per inquinare meno. Ridurre gli sprechi. Consumare in modo oculato. Le emissioni pro capite negli Stati Uniti sono circa il doppio di quelle di un abitante della Cina. E circa sette volte maggiori rispetto alla media dei Paesi più poveri. Quindi un cambiamento diffuso dello stile di vita irresponsabile legato al modello occidentale avrebbe un impatto significativo a lungo termine. “Con le indispensabili decisioni politiche, saremmo sulla strada della cura reciproca”, avverte il Pontefice.

Cultura anti-spreco

La nuova Esortazione apostolica Laudate Deum è stata pubblicata nel giorno in cui a Roma iniziava il Sinodo dei Vescovi. Assemblea dedicata al tema della sinodalità. Proprio quando la Chiesa universale celebra la memoria liturgica di San Francesco d’Assisi. “Ancora una volta, come per le encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti, Papa Francesco prende le mosse dalle parole del Santo da cui ha preso il nome (‘Lodate Dio per tutte le sue creature‘). Per guardare con realismo cristiano mali e insidie che oscurano il futuro dell’intera famiglia umana. E suggerire le vie che possono sottrarre il mondo ai processi che lo spingono verso l’autodistruzione”, osserva Gianni Valente, direttore dell’agenzia missionaria vaticana Fides. Papa Francesco fa riferimento anche ai meccanismi del marketing e della informazione manipolata. Utilizzati da da “chi ha maggiori risorse per influenzare l’opinione pubblica”. Strumenti utilizzati “quando si pensa di avviare un progetto con forte impatto ambientale ed elevati effetti inquinanti”. Illudendo gli abitanti della zona. Parlando del progresso locale che si potrà generare. O delle opportunità economiche, occupazionali e di promozione umana che questo comporterà per i loro figli”.spreco

Stop al food waste

Ai credenti cattolici il Pontefice rammenta che le motivazioni per avere a cuore la cura del Creato “scaturiscono dalla loro fede”. E incoraggia i fratelli e le sorelle di altre religioni a fare lo stesso”. Proprio alla luce dell’insegnamento della Bibbia conviene mettere fine “all’idea di un essere umano autonomo, onnipotente e illimitato”, avverte il Pontefice. Gli alimenti non possono essere oggetto di speculazione. La vita dipende da essi. Ed è “uno scandalo che i grandi produttori incoraggino un consumismo compulsivo“. Per arricchirsi. Senza considerare minimamente i veri bisogni degli esseri umani. “Occorre fermare la speculazione alimentare- evidenzia il Pontefice-. Dobbiamo smettere di trattare gli alimenti, che sono un bene fondamentale per tutti, come moneta di scambio per pochi”. Nel mondo esiste “il cibo necessario affinché nessuno vada a dormire a stomaco vuoto. Si producono risorse alimentari più che sufficienti per dare da mangiare a 8 miliardi di persone”. Il problema si riferisce tuttavia alla giustizia sociale. Ossia al “modo in cui si regolano la gestione delle risorse e la distribuzione della ricchezza“.spreco

Inversione di rotta

Lo spreco di alimenti o la loro perdita contribuisce in modo significativo all’incremento delle emissioni di gas a effetto serra. E pertanto, al cambiamento climatico e alle sue dannose conseguenze. “La Terra che sfruttiamo avidamente geme a causa dei nostri eccessi consumistici. E implora che cessiamo di maltrattarla e di distruggerla invertendo la rotta delle nostre azioni- afferma Jorge Mario Bergoglio-. I giovani, soprattutto, ci stanno chiedendo con forza di pensare a loro. Di aguzzare la nostra vista. E di allargare il nostro cuore. Dando il meglio di noi stessi per prenderci cura della casa comune che è uscita dalle mani di Dio. E che dobbiamo salvaguardare. Rispondendo con buone opere al male che le causiamo”. Ognuno di noi, puntualizza il Pontefice, è chiamato a “riorientare il suo stile di vita in maniera cosciente e responsabile“. Affinché “nessuna persona venga lasciata indietro. E a tutte giungano gli alimenti di cui hanno bisogno. Sia in quantità sia in qualità. Lo dobbiamo ai nostri cari, alle generazioni future. E quanti sono colpiti dalla miseria economica ed esistenziale“.

Contro lo spreco

Le perdite alimentari e i conseguenti sprechi possono avvenire, quindi, a diversi livelli. Lungo la filiera che va dalla produzione alla distribuzione al consumo finale. Il progetto LIFE-FOOD.WASTE.STAND.UP è stato implementato negli anni 2016-2019. In linea con il programma nazionale per la prevenzione dei rifiuti (PNPR). Con il Piano nazionale per la Prevenzione del Food Waste (PINPAS). E con il “Gruppo di lavoro sulle perdite alimentari e dei rifiuti” a livello europeo. Attività di comunicazione e di informazione sono state  concepite in modo estremamente puntuale sui target selezionati. Ciò ha influenzato favorevolmente un processo già in corso. Valorizzato grazie alla approvazione della legge 166 del 2016 sugli sprechi alimentari in vigore dal 14 settembre 2016. In Italia ogni anno vengono buttati nella spazzatura alimenti per un valore di circa 12,6 miliardi di euro. Secondo la Fao, nel mondo vengono sprecate 1,3 miliardi di tonnellate di cibo ogni anno. Per un valore di oltre 2.000 miliardi di euro all’anno. Un terzo della produzione di cibo va nella spazzatura. Ecco, infine, la proporzione tra sprechi tra Paesi industrializzati (670 milioni di tonnellate) e Paesi in via di sviluppo (630 milioni di tonnellate).  

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