La messa in prova come speranza oltre le sbarre. Focus sulle carceri

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Sos carceri in pandemia. Samuele Ciambriello, campano, è il garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. Ha appena incontrato la nuova direttrice dell’Ufficio interdistrettuale di esecuzione penale esterna di Napoli, Claudia Nannola. “Il settore della esecuzione penale esterna è un settore estremante complesso e ampio- osserva il garante Ciambrello-. Su di esso sembra che anche la ministra della Giustizia, Marta Cartabia voglia maggiormente investire. Anche perché tutti gli studi parlano chiaro. Confortando nella convinzione che i percorsi fuori dal carcere sono più sicuri e incoraggianti. Purché siano seri e ben strutturati”.

Emergenza carceri

Aggiunge Samuele Ciambrello: “L’ufficio di Napoli ha problemi antichi e radicali. Primo fra tutti, la sede. Inadeguata a far lavorare tutti gli operatori. E ad accogliere con dignità gli utenti. Poi la carenza di personale. Soprattutto nei ruoli amministrativi. E di assistenti sociali. Inoltre una mole di arretrati si è determinata per molteplici fattori. Soprattutto legati agli avvenimenti degli ultimi anni. Agli uffici di Napoli il personale amministrativo è esiguo. Molti dipendenti sono andati in quiescenza. E non sono stati sostituiti. Si sono creati carichi di lavoro arretrati nella segreteria tecnica. In cui al momento lavorano solo tre operatori. Notevole è il disagio per gli operatori stessi. E per l’utenza”. Il totale dei soggetti presi in carico dagli Uepe (Uffici per l’esecuzione penale esterna), a livello nazionale, alla data del 31 dicembre 2020, risulta essere di 103.172.

In Campania

In Campania i numeri risultano essere cospicui. A testimonianza del ruolo fondamentale degli Uepe nel processo di decongestionamento delle carceri. Attraverso un processo rieducativo che orienta e guida gli autori di reato all’interno della comunità. Il totale dei soggetti presi in carico dagli Uepe campani è di 14.952. Di cui 8426 soggetti per le misure alternative e le sanzioni di comunità. E 6626 per indagini e consulenze. Dei quali 7930 a Napoli e provincia. “Messa alla prova e affidamento al servizio sociale appaiono oggi strumenti decisivi. Non solo per rieducare i reclusi. Ma anche per cercare di alleggerire il sovraffollamento carcerario. A livello nazionale i soggetti in carico per messa alla prova sono in totale circa 18000. A fronte dei quali 1772 in Campania“, puntualizza Ciambriello.

Rebibbia

A richiamare l’attenzione sulla condizione carceraria è anche un’opera cinematografica. Presentata in anteprima nel penitenziario romano di Rebibbia. Si tratta del film “Ariaferma”. Diretto da Leonardo Di Costanzo. E interpretato dagli attori Toni Servillo e Silvio Orlando. Il lungometraggio è stato presentato all’ultimo festival di Venezia. Ed è una riflessione sul luogo del carcere. All’anteprima ha partecipato anche la ministra della Giustizia. Marta Cartabia, al termine della proiezione, ha dialogato con gli attori. Con il regista. Con ispettori e i detenuti del carcere. Sul film e sul tema del mondo penitenziario. “Al di là di alcune sensibilità- evidenzia la Guardasigilli- credo sia poco nota la vera realtà carceraria. C’è bisogno di approfondire la questione per rompere ogni cliché“. Tra i punti centrali messi in evidenza dalla ministra, il principio contenuto nell’articolo 27 della Costituzione. “La pena deve essere rieducativa“, rileva Cartabia. 

Carceri e silenzi

“Ariaferma” unisce un duetto attoriale. Fatto più di silenzi che di parole. E’ ambientato in un vecchio carcere ottocentesco. Una piccola struttura fatiscente. Dove, per problemi burocratici, i trasferimenti si bloccano. E così una dozzina di detenuti si ritrova in attesa di nuove destinazioni. E tutto questo con pochi agenti a fare la guardia. Una situazione anomala. Un microcosmo nel microcosmo che improvvisamente cambia i rapporti tra detenuti e guardie carcerarie. Al centro di questa piccola rivoluzione i due leader dell’una e dell’altra parte. Gaetano Gargiulo (Toni Servillo), un capo delle guardie apparentemente tutto di un pezzo. E Carmine Lagioia (Silvio Orlando). Tra di loro c’è un’ iniziale legittima diffidenza. Nessuno vuole abdicare al suo ruolo. Ma le circostanze e la solidarietà verso il fragile novizio Fantaccini (Pietro Giuliano) li porta a un sottile avvicinamento. La diga tra di loro, entrambi uomini di silenzio, si sfalda lentamente. Prima con una cucina da condividere. E poi quando un guasto elettrico mette tutto il carcere al buio. Li si faranno in breve tempo delle scelte. E ci saranno i primi segni di una vera convivenza.

Giacomo Galeazzi: