L’arte per illuminare il buio, per accendere la scintilla che innesca la relazione profonda tra le persone anche nei contesti più difficili e fragili. Le iniziative culturali come strumento di comunicazione che mostrino anche nelle periferie più disagiate delle nostre metropoli che un’altra condizione è possibile, così come ci può essere un dialogo con le altre zone della città. Tra chi cerca di far scattare la scintilla, nel quartiere Barriera di Milano a Torino, c’è Cristina Pistoletto, artista performativa che ha recentemente inaugurato Spazio Montanaro 2 (come si evince dal nome, erede di uno Spazio Montanaro precedente, che si trovava sulla stessa via ma a un altro numero civico), un luogo per installazioni artistiche e residenza per performer e creativi nei vari campi, dalla musica al teatro alle arti figurative e non solo. Lei per prima ha dato l’esempio, disponendo in questo luogo una serie di scorci raccolti con il telefonino dentro le case di chi abita nel quartiere, una delle zone “difficili” di Torino, tra problemi di spaccio e sicurezza, che il Comune vuole rigenerare con 25 milioni di euro di investimenti, insieme al quartiere Aurora, soprattutto con servizi per gli studenti universitari.
Il “mondo” del quartiere-paese Barriera
Barriera è uno degli storici quartieri operai del capoluogo piemontese, sviluppatosi nell’era della grande industria, “una sorta di quartiere-paese, dove le botteghe artigiane delle famiglie dei lavoratori creavano vita e relazioni”, spiega Pistoletto, nipote e di figlia d’arte e a sua volta definitasi artista civica, a Interris.it. Questa zona del nord di Torino ha subito una forte trasformazione, con la chiusura di molte attività commerciali, la difficoltà di creare occasioni di lavoro e il problema dello spaccio. Non solo la fragilità, però, connota Barriera, evidenza l’artista: “La narrazione che conosciamo su questo quartiere è sì legata ad aspetti che ci sono realmente, ma si tralascia un’altra descrizione. Qui c’è infatti un melting pot di culture e vitalità, ci sono molti giovani e nel tempo diversi artisti anche dall’estero si sono avvicinati per conoscere questo mondo”.
In direzione rigenerativa
Ed è in questo mondo che da qualche anno Pistoletto partecipa alla rigenerazione del quartiere. Prima della pandemia ha aperto il primo Spazio Montanaro, al civico 8 della via che lo ospitava, “per riaprire le serrande dove erano state tirate giù”, racconta. A questa iniziativa è poi seguita quella di CasaBottega, in partnership con la Casa del quartiere e il community hub Via Baltea3, un bando per giovani artisti a cui venivano messi a disposizione gli spazi di sette esercizi commerciali chiusi perché li riaprissero, svolgendovi le loro attività, dal teatro alla poesia, dalla musica alle performance. “E’ stato un progetto che voleva incidere andando in una direzione rigenerativa, al di là di ogni discorso economico”.
Uno spazio per sperimentare
Con la pandemia il mondo si è fermato e adesso Pistoletto riparte con Spazio Montanaro 2, poco distante dalla sede precedente. “Non sono una gallerista, questo spazio che ora gestisco è un luogo a disposizione di chi vuole sperimentare, un posto per residenze d’artisti che lo utilizzeranno in base alle loro scelte e alle loro capacità sia creative che comunicative. Adesso sto ospitando i giovani di un gruppo teatrale, Progetto Rescue, che avevano già tenuto un laboratorio nel precedente Spazio”. Il primo atto di questo secondo capitolo di Spazio Montanaro è stata l’installazione delle foto d’interni fatte dalla stessa Pistoletto, stampate su carta da parati a tiratura limitata firmata e numerata, che mostrano ai visitatori una serie di scorci di stanze. “Questi scatti sono molto grandi e danno l’impressione che una stanza porti sempre dentro a un’altra”, spiega l’autrice, “e l’idea che c’è dietro è quella di poter offrire alle persone, a un costo modico, un’opera che, una volta in casa loro, le apra all’incontro con uno spazio altrui”. E’ così che l’arte comunica e crea legami.
Connessione, pungolo e violini di plastica riciclata
“L’arte, che è qualcosa di spirituale, può diventare un vero strumento per connettere le persone”, continua Pistoletto, “l’arte è anche un pungolo che consente di rigenerare”. Come rigenerati sono i violini pedagogici fatti di plastica riciclata per StraTivari, in omaggio al celebre violinista e liutaio cremonese Antonio Stradivari, progetto rivolto ai bambini. Così pensata per i piccoli è l’idea di un’accademia d’arte per bambini e ragazzi, “un’idea a cui stiamo lavorando con Maria Chiara Guerra, sostenuta dagli assessorati alle periferie e alle cultura del Comune di Torino.