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Sos inclusione. La preoccupazione dei genitori degli studenti disabili

Allarme di Evelina Chiocca (Coordinamento italiano insegnanti di sostegno) a Interris.it per la mancata attuazione del “piano educativo individualizzato” (Pei) tra scuola, famiglia e Asl

La partecipazione dei genitori alla formazione scolastica dei figli disabili rischia di restare solo sulla carta. Secondo la professoressa Evelina Chiocca (Coordinamento italiano insegnanti di sostegno) l’allarme riguarda la mancata attuazione del “piano educativo individualizzato” (Pei) tra scuola, famiglia e Asl. “A giugno la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina aveva anticipato l’adozione del nuovo modello di Pei. Che si baserebbe, quindi, su documenti non ancora adottati dal dicastero della salute. E non ancora prodotti dalla Conferenza unificata“, afferma Evelina Chiocca. 

Inclusione

“Nella scelta del percorso scolastico (che, nella scuola secondaria di secondo grado, comporta il conseguimento o meno del titolo di studio) i genitori potranno esprimersi solamente per il primo anno di corso- evidenzia Chiocca-. Nei successivi anni sarà il Consiglio di classe a mantenere la scelta iniziale o a modificarla. Senza necessariamente interpellare i genitori. Quindi i genitori sono di fatto esclusi in sede di definizione delle risorse per il successivo anno scolastico. Ovvero nell’indicare le ore di sostegno o eventuali ore di assistenza all’autonomia e alla comunicazione”.

Rischio discriminazione

Secondo il Coordinamento nazionale degli insegnanti di sostegno, “se saranno esclusi i genitori, se ai genitori verranno sottratte responsabilità riconosciute dalla Costituzione (scelte educative dei figli), ciò avverrà in palese violazione di legge con riguardo alla Convenzione Onu recepita nel 2009″. E, aggiunge Chiocca a Interris.it,  sarebbe la prima volta che, dall’inizio dell’inclusione scolastica, un ministro procede sopprimendo totalmente la possibilità per i genitori del minore con disabilità di esercitare il diritto costituzionale relativamente all’educazione dei figli. Altro nodo riguarda l’introduzione dell’”esonero da alcune materie o attività esterna alla classe» per gli alunni con disabilità”. Ciò significa prima di tutto, avverte Chiocca, “non riconoscere la persona con disabilità nella sua unicità e, al tempo stesso, non prevedere più la piena partecipazione alla vita della classe. Chi potrà avere diritto di ‘stare in classe’? Solamente coloro che sono riconosciuti scolasticamente adeguati? Come non pensare che ciò porterà, inevitabilmente, a ricostituire ‘gruppi di alunni’ assimilabili alle classi differenziali?”.

Esonero

Secondo la professoressa Chiocca “nella scuola secondaria di secondo grado, l’esonero dall’insegnamento di una o più discipline potrebbe precludere, in seguito, il passaggio a un percorso semplificato”. E in ciò Chiocca ravvisa “una palese discriminazione nei confronti degli alunni con disabilità”. E “la riduzione dell’orario scolastico per gli alunni con disabilità lede il diritto allo studio dell’alunno con disabilità“. Quindi “preoccupa molto questa impostazione di scuola, dove l’alunno con disabilità (e solo l’alunno con disabilità) può essere allontanato proprio perché ‘con disabilità’”».  E, aggiunge Chiocca, “dal punto di vista culturale si rafforza il pregiudizio nei confronti delle persone con disabilità, per le quali l’esclusione diverrebbe possibile, addirittura legittimata“.

Frequenza

La frequenza “non può essere negata e neppure ridotta: deve avvenire in contesti comuni, dove ci sono i compagni. Non può essere la condizione di disabilità elemento di discriminazione, per giustificare esoneri o riduzioni dell’orario di frequenza“. Altrimenti si  contribuisce a creare due società: “una dove vivono e agiscono gli individui standard, una dove ci sono gli altri”.

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