Allarme alcol. I consumi tornano ai livelli di prima della pandemia solo per gli uomini. Preoccupano donne, giovani e anziani. Quasi 8 milioni i consumatori a rischio e 3 milioni e mezzo i binge drinker, 750 mila hanno già un danno da alcol non intercettato. Secondo il Global status report on alcohol and health dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’uso di alcol causa nel mondo circa 3 milioni di morti all’anno. Ossia il 5,3% di tutti decessi e il 5,1% degli anni di vita persi a causa di malattia, disabilità o morte prematura attribuibili all’alcol. Più di tre quarti dei decessi si è verificato tra gli uomini. L’alcol è una sostanza tossica, potenzialmente cancerogena e con la capacità di indurre dipendenza. Al contrario di quanto si ritiene comunemente, l’alcol non è un nutriente. E il suo consumo non è utile all’organismo o alle sue funzioni. Causa invece danni diretti alle cellule di molti organi, soprattutto fegato e sistema nervoso centrale. E in particolare alle cellule del cervello.
Danni
L’alcol è la principale causa di molte malattie. La sindrome o crisi di astinenza da alcol, una patologia reversibile con intensità e durata soggettive. Direttamente proporzionali al periodo di assunzione (più o meno prolungato). Al tipo e alla quantità di bevande assunte. L’uso continuativo di alcol in quantità eccessive, produce, infatti, effetti simili a quelli di altre sostanze psicotrope anche illegali. Ossia induzione della dipendenza psichica e fisica, assuefazione, craving, compulsività e altri disturbi del comportamento. Con danni particolarmente rilevanti anche a livello sociale. La crisi di astinenza è caratterizzata da tremori, nausea, vomito, cefalea. Sudorazione, ansia, disturbi dell’umore, talvolta crisi epilettiche. E può evolvere in certi casi fino al “delirium tremens“. Il coma etilico (o intossicazione acuta da alcol) si verifica quando si raggiungono livelli eccessivi di alcool etilico nel sangue. Questa condizione non deve mai essere sottovalutata. Il coma, infatti, può provocare danni irreversibili al sistema nervoso o la morte del soggetto. Nel 2021 7,7 milioni di italiani di età superiore a 11 anni (pari al 20% degli uomini e all’8,7% delle donne) hanno bevuto quantità di alcol tali da esporre la propria salute a rischio.
Allarme Oms
Tre milioni e mezzo di persone hanno bevuto per ubriacarsi. E 750.000 sono stati i consumatori dannosi, coloro cioè che hanno consumato alcol provocando un danno alla loro salute, a livello fisico o mentale. Molti valori sono diminuiti tornando ai livelli pre-pandemici. Ma è altrettanto vero che questi erano comunque elevati e che i decrementi, registrati quasi sempre per gli uomini e non per le donne, sono distanti dal raggiungimento degli Obiettivi di salute sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. A scattare la fotografia è l’Osservatorio nazionale alcol (Ona) dell’Iss, che ha rielaborato i dati Istat. “I consumi di alcol in Italia evidenziano una situazione di ritorno ai livelli pre-pandemia Covid-19, anche se cresce l’esposizione al rischio da parte delle donne, tanto giovanissime, quanto anziane – afferma Emanuele Scafato, direttore dell’Ona-Iss -. Al fine di delineare la road map di una prevenzione nazionale ma anche mirata, il più efficace possibile, è necessario intercettare tutti i consumatori a rischio, a sostegno oltretutto degli obiettivi delle strategie europee e globali”. Il quadro dei 36 milioni di consumatori di alcol in Italia – 20 milioni gli uomini e 16 le donne, pari al 77% dei maschi e al 56% delle femmine – è ricco di dettagli. Dieci milioni e mezzo di italiani sopra i 18 anni hanno bevuto alcol quotidianamente. Tra i consumatori a rischio, preoccupano soprattutto i giovani (circa 1.370.000 tra 11 e 25 anni, di cui 620.000 minorenni), le donne (circa 2,5 milioni, in crescita dal 2014, con punte massime di consumatrici a rischio del 29% tra le minorenni 16-17enni), gli anziani (2,6 milioni, di cui uno su 3 e quasi una su 10 over65 sono a rischio: eccedono su base quotidiana e consumano fuori pasto).
Binge drinker
Spiccano i 3,5 milioni di binge drinker, soprattutto maschi di tutte le età (83.000 sono minori). Anche qui si registra una diminuzione in direzione dei livelli del 2020, ma non per le donne che sono stabili, senza alcun accenno dunque al calo dei consumi tesi all’intossicazione. Inoltre, i consumatori dannosi di bevande alcoliche sono stati 750.000, anche qui in diminuzione rispetto agli 830.000 del 2020. Tuttavia a decrescere sono ancora una volta gli uomini ma non le donne. Per le quali si continua a registrare un incremento che ha condotto a quota 300.000 le consumatrici con danno da alcol. Dei 750.000 consumatori dannosi con Disturbi da uso di alcol (Dua) in necessità di trattamento, solo l’8,5% è stato intercettato, per un totale di 63.490 alcoldipendenti in carico ai servizi del Sistema sanitario nazionale (Ssn), con costante e preoccupante decrescita. La situazione negli ospedali, infine, testimonia la gravità dell’emergenza. Nel 2021, si sono registrati 35.307 accessi ai Pronto soccorso (Ps) – di cui il 10 % circa richiesto da minori, per le ragazze in proporzione doppia rispetto ai coetanei – e 45.270 dimissioni ospedaliere, causati entrambi dall’alcol, segnando in un anno un incremento, rispettivamente, del 20.2% e del 4.2%. Nel 2021, l’anno successivo alla pandemia Sars-CoV-2, sono diminuiti a 7,7 milioni i consumatori a rischio in Italia (erano 8,6 milioni nel 2020).
Frequenza
Il 20 % dei consumatori e l’8,7 % delle consumatrici hanno consumato quantità di alcol che espongono a maggior rischio la salute. Le riduzioni osservate (-12,7 % tra gli uomini, -7,4 % tra le donne) fanno tornare i consumatori a rischio a livelli del periodo precedente la pandemia, che risultavano comunque elevati. Rispetto ai target più vulnerabili, sono circa 1.370.000 i ragazzi e le ragazze 11-25enni con consumi a rischio (il 18,6 % dei maschi e il 12,8% delle coetanee) di cui 620.000 sono adolescenti minorenni. Con la conferma e il consolidamento dell’evidenza del preoccupante aumento della frequenza delle consumatrici a rischio minorenni (7,7 %) che hanno raggiunto quella dei coetanei maschi. Tre milioni e mezzo hanno bevuto per ubriacarsi, soprattutto maschi di tutte le età, meno che nel 2020, ma non le donne. Oltre 24.000 sono gli 11-15enni, con frequenze nelle ragazze di poco inferiori (0,7 %) rispetto a quelle dei coetanei (1 %) e oltre 58.000 i 16-17enni (5 % maschi, 4,2 % femmine) che si sono ubriacati, identificando una platea di circa 83.000 minori che non dovrebbero ricevere in vendita o somministrazione bevande alcoliche. Tale modalità di consumo, pur in diminuzione nell’ultimo anno, è per le donne stabile rispetto ai valori pre-pandemici. Mentre raggiunge per gli uomini il minimo registrato nell’ultimo decennio.
Effetto lockdown
Per la prima volta negli ultimi 10 anni, inoltre, diminuiscono i consumi fuori pasto in entrambi i generi, ma sempre lontani dagli obiettivi di riduzione attesi nei piani di prevenzione. I consumatori dannosi di bevande alcoliche in Italia nel 2021 sono 750.000, meno degli 830.000 del 2020. Rispetto all’anno del lockdown, sono in diminuzione gli uomini ma non le donne. Per le quali si continua a registrare un costante incremento, che in quattro anni consecutivi ha condotto a quota 300.000 le consumatrici con danno da alcol. Sebbene il consumo di quantità dannose di alcolici identifica clinicamente, secondo il manuale Dsm-5, un Disturbo da uso di alcol (Dua) “in necessità di trattamento”, ad oggi il 91,5 % dei consumatori dannosi non è intercettato e non ha accesso ad alcuna forma, pur urgente, di intervento.
Alcol e giovani
Un milione e 370 mila consumatori a rischio tra 11 e 25 anni eccedono su base quotidiana, di cui 620.000 i minori. Sono 786.000 i binge drinkers 11-25enni, di cui 83.000 minori che bevono per ubriacarsi. Tra gli 11 e i 25 anni, età in cui il cervello deve ancora maturare la corteccia prefrontale e la capacità cognitiva razionale che è attivamente minacciata e interferita dall’uso di alcol con danni irreversibili alle sue funzioni, il 18,6% dei maschi e il 12,8 % delle femmine sono consumatori a rischio, Con frequenze in diminuzione ma ben lontane per i minori dal valore atteso di zero. Tra i minori sono consumatori a rischio il 16,5 % dei maschi e il 14,2 % delle femmine. Il binge drinking ha interessato l’11,4 % dei maschi e il 6,4 % delle femmine. Tra i 18-20enni, il 72,3 % dei maschi e il 62,2 % delle femmine consuma bevande alcoliche, 300.000 secondo modalità a rischio, 279.000 si ubriaca. Circa 450.000 giovani tra i 21 e i 25 anni sono consumatori a rischio, il 19,9% dei maschi e il 10,9% delle femmine, 424.000 quelli che si ubriacano.
Livelli
Nel 2021, sono circa due milioni e 450 mila le donne che consumano alcol in modalità a rischio per la loro salute, in sostanziale stabilità ma in crescita dal 2014. Con punte massime tra le minorenni 16-17enni (29 %) e con una su tre che già eccede quotidianamente. Sono 3,5 milioni le donne che si ubriacano. Tra le donne il comportamento a rischio di più recente diffusione parte dal consumo di alcol fuori pasto (21,7 %) ritornato ai livelli prepandemici. Da anni gli indicatori di rischio per le donne non mostrano accenni alla riduzione delle consumatrici a rischio (8,7 % con punta massima del 29% tra le 16-17enni), delle binge drinker (3,6 %, 3,5 milioni, con punta massima dell’11,4 % tra le 18-24enni), delle eccedentarie su base quotidiana (6,1 %, con punta massima del 29 % tra le 16-17enni). L’8,4 % delle donne ultra65enni, in pratica poco meno di una su 10, sono consumatrici a rischio, il 9,9 % consuma fuori pasto, il 7,6 % eccede quotidianamente, l’1,1% beve per ubriacarsi. Tutti i comportamenti a rischio diminuiscono con l’età. Ma restano in un range consistente anche in età avanzate. Tra le ultra85enni, infatti, le consumatrici a rischio sono il 6,8 %, il 6,3 % eccede quotidianamente, il 5,9 % beve fuori pasto, lo 0,8 % si ubriaca giungendo a rappresentare uno tra gli obiettivi negletti della prevenzione.
Allarme anziani
Nel 2021, sono circa due milioni e 600 mila i consumatori a rischio di età superiore ai 65 anni (31,7 % maschi, 8,4% per le donne). Aumenta, dopo la diminuzione in pandemia, il numero delle anziane consumatrici. La percentuale dei maschi anziani a rischio si mantiene sempre intorno al 30%, anche per gli ultra85enni (29,7 %). Tra i quali il 20,5% beve fuori pasto, il 29,2% eccede quotidianamente e il 4,1 % si ubriaca (binge drinking). Tra le ultra85enni le consumatrici a rischio sono il 6,8 %, il 6,3 % eccede quotidianamente, il 5,9 % beve fuori pasto, lo 0,8 % si ubriaca. Gli anziani rappresentano anche la quota più consistente di consumatori dannosi (2,3 % maschi, 1,3 % donne) non intercettati dalle strutture e dai professionisti del Ssn.
Alcol e ospedali
Nel 2021, si sono registrati 35.307 accessi ai Pronto soccorso (Ps) e 45.270 dimissioni ospedaliere causate dall’alcol. Il 10 % di tutti i ricorsi ai Pronto soccorso è richiesto da minorenni, il 7,5 % da maschi, più del doppio dalle minorenni (17,3 %). Solo 3.777 degli 83.000 binge drinkers al di sotto dell’età minima legale di 18 anni si sono rivolti a opportune competenze mediche (intercettato solo il 4,5 % degli attesi). Il 72 % degli accessi esita a domicilio dopo trattamento della fase acuta in assenza di protocolli d’invio per valutazioni di merito.
Al Pronto soccorso
La fruizione del Pronto soccorso e dei ricoveri ospedalieri per cause/diagnosi totalmente attribuibili all’alcol si è incrementata in un anno, rispettivamente, del 20.2% e 4.2%. Pur non più influenzata dalla carenza di posti letto negli ospedali e dalla restrizione agli accessi in Pronto soccorso per l’emergenza Covid-19 solo una piccola parte dei binge drinkers più vulnerabili (786.000 minori, 686.000 donne, anziani) si rivolge alle strutture Ssn per disintossicarsi. Sono 63.490 gli alcoldipendenti in carico ai servizi per le dipendenze del Ssn, inaccessibili nel lockdown, da tempo in sofferenza di risorse e personale, con grave stigma degli utenti già in carico e di coloro che, pur in cerca di trattamento, non fanno ricorso alle prestazioni diagnostiche e di pratica clinica del Servizio sanitario nazionale. Risulta in carico ai servizi, dunque, solo la punta dell’iceberg degli attesi. L’8,5 % dei 750.000 consumatori dannosi con Dua che sono “in need for treatment”.