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Italia-Somalia: il ponte della solidarietà

Il ruolo nel Corno d'Africa dell'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics). Testimonianze solidali nella tormentata regione

Italia-Somalia: la rotta della solidarietà. In risposta alla recente epidemia di colera in Somalia, le Nazioni Unite hanno annunciato lo stanziamento di due milioni di dollari. L’intervento è reso possibile dal Central Emergency Response Fund (Cerf). Il fondo centrale dell’Onu per la risposta alle emergenze è sostenuto anche dall’Italia. Ad annunciare il piano di aiuti è l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics). Gli effetti residui della cronica siccità durante l’evento triennale La Niña si sono  combinati con gli impatti delle inondazioni. E hanno alimentato epidemie di diarrea acquosa acuta (AWD) e colera in Somalia. L’Oms riferisce che i casi registrati sono quasi tre volte superiori alla media triennale. Finora sono stati segnalati circa settemila casi, inclusi un ottantina di decessi. Il tasso di mortalità nazionale (CFR) è dell’1,1%, Ma alcuni distretti mostrano tassi superiori al 4%, ben oltre la soglia di emergenza dell’1% dell’Oms. Questa dotazione del Cerf garantisce l’assistenza salvavita a 60mila persone.

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Somalia. Foto: Ahmed Osman/Oxfam

Rotta della solidarietà

La risposta sanitaria comprende indagini, sorveglianza, gestione dei casi, test, comunicazione del rischio e vaccinazioni. La risposta Water, Sanitation and Hygiene (WASH) comprende la costruzione, il ripristino e il miglioramento delle infrastrutture. Oltreché la prevenzione e il controllo delle infezioni, la fornitura di forniture per i centri di trattamento. E la distribuzione di kit per il colera. L’acqua contaminata rappresenta il principale mezzo di trasmissione del colera. Perciò le azioni nel settore WASH assumono un’importanza estrema per prevenire la propagazione della malattia. Dalla sua costituzione, la Cooperazione Italiana ha investito nel Cerf secondo le disponibilità di bilancio annuali. A valere sul budget dedicato agli aiuti umanitari. Alla luce delle crescenti esigenze umanitarie globali, dal 2016, il sostegno italiano al fondo delle Nazioni Unite è stato in costante aumento. Nel 2022 l’Italia ha raggiunto (per la prima volta dall’istituzione del Cerf) il 9° posto tra i donatori del Fondo. Con oltre 17 milioni di dollari versati. Nel 2023, l’erogazione di 15 milioni di euro ha consentito di posizionarsi nel gruppo dei principali 10 donatori del Fondo che al momento vede nelle prime posizioni Paesi Bassi, Regno Unito, Svezia, Germania, Norvegia, Danimarca. Canada, Usa, Belgio e Italia.

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Foto di Ismail Salad Osman Hajji dirir su Unsplash

Relazioni

Intanto la prima nave da guerra turca è arrivata nel porto di Mogadiscio, in Somalia. Nell’ambito del rafforzamento delle relazioni bilaterali tra il governo federale somalo e la Turchia. L’arrivo della nave da guerra, salutato da rappresentanti di entrambe le nazioni, segna l’inizio dell’attuazione di un accordo decennale tra Somalia e Turchia. L’accordo è finalizzato a salvaguardare le coste somale. A promuovere lo sviluppo economico. E a combattere il terrorismo e le attività illegali. La Turchia sta contribuendo in modo significativo allo sviluppo della Somalia. In particolare nei settori dell’istruzione, della sanità e delle infrastrutture. Le due nazioni hanno anche collaborato strettamente nella lotta contro il terrorismo e la pirateria nella regione. La “rotta dell’Est” è percorsa dai migranti provenienti dal Corno d’Africa per raggiungere l’Arabia Saudita attraverso lo Yemen in guerra. Ed è considerata dall’agenzia Onu come “una delle rotte migratorie più importanti, pericolose e complesse dell’Africa e del mondo”. Fino ad oggi l’Oim stima che almeno 698 persone, tra cui donne e bambini, siano morte lungo la rotta orientale nel 2023. Ma questa cifra potrebbe essere più alta poiché alcune tragedie passano spesso inosservate.

Solidarietà
Foto di Edgar Winkler da Pixabay

Sostegno internazionale

Nel novembre 2023, 64 migranti sono scomparsi, presumibilmente morti in mare, durante un naufragio al largo delle coste dello Yemen, ricorda l’Oim. Oltre ai naufragi, lungo il percorso i migranti si confrontano con “fame, rischi per la salute, trafficanti e altri criminali“. E mancano “assistenza medica, cibo, acqua, riparo”, sottolinea l’organizzazione. Secondo l’OIM, gli etiopi rappresentano il 79% dei circa 100.000 migranti che arriveranno nello Yemen nel 2023 dalle coste di Gibuti o della Somalia. Il resto sarà costituito da somali. La maggior parte di loro cita ragioni economiche per la loro partenza, ma alcuni sottolineano anche la violenza o i disastri climatici in Etiopia.  L’Ufficio delle nazioni unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) ha dichiarato che le forti piogge che stanno cadendo in Somalia, con inondazioni previste in 22 distretti del paese, metteranno a rischio circa 770 mila persone. Non solo per le evacuazioni nelle aree fluviali. Ma anche perché potrebbero anche scatenare epidemie di colera in aree in cui la malattia non è presente da anni. Gli operatori umanitari hanno sviluppato un piano per mitigare l’impatto previsto delle piogge. Ma necessitano di risorse urgenti per garantire una risposta tempestiva. Secondo le Nazioni Unite, alla fine del 2023 le piogge monsoniche e le inondazioni hanno costretto un milione e seicento mila persone a lasciare le loro case. 

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