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Somalia a rischio carestia, Iacomini (Unicef Italia): “Temiamo un disastro di proporzioni mai viste”

L’intervista di Interris.it al portavoce di Unicef Italia Andrea Iacomini sulla terza siccità che ha colpito la Somalia e il pericolo di una crestia

I drammatici effetti del cambiamento climatico, tra cui periodi di siccità sempre più prolungati, a cui in questo frangente si aggiunge il lungo stop al grano nei porti nel corso della guerra in Ucraina, rischiano di condannare alla fame il Corno d’Africa. Una zona povera, con elevati tassi di fame e tormentata dall’instabilità politica e climatica che comprende Etiopia, dove un milione di persone è in fuga per motivi politici, Eritrea, Gibuti e Somalia, in termini di sicurezza uno dei Paesi più pericolosi al mondo. Su quest’ultimo, incombe lo spettro della carestia, cioè la grande scarsità di derrate alimentari, a causa della terza grave siccità nell’arco di dieci anni. “Stimiamo che in tutta la regione, ogni 60 secondi un bambino  sia colpito da malnutrizione grave”, ha dichiarato il direttore generale dell’Unicef, il fondo delle Nazioni unite per l’infanzia, Catherine Russell. “Le famiglie somale sono sull’orlo della carestia e 1,5 milioni di bambini somali, quasi la metà della popolazione al di sotto dei cinque anni, soffre già delle forme più gravi di malnutrizione. In Etiopia, ci aspettiamo che il dato superi il milione”. Sottolineando che si tratta di “numeri senza precedenti”.

L’autunno e l’inverno 2022 sono particolarmente a rischio per larga parte della Somalia, dal punto di vista alimentare. A lanciare l’allarme è stata proprio l’Unicef, parlando dell’“incombente carestia nell’area della regione di Bay tra ottobre e dicembre di quest’anno. “Bay non è l’unica regione che affronta questa profonda crisi umanitaria: sono stati colpiti 74 distretti in Somalia, di cui 12 hanno bisogno di aiuti urgenti in modo prioritario”, ha affermato infatti il rappresentante dell’agenzia per l’infanzia delle Nazioni unite per la Somalia Wafaa Saeed.

La Somalia

La Somalia è uno dei paesi più poveri al mondo, senza grandi risorse minerarie, attraversato da una guerra civile, basato su un’economia prevalentemente informale e al 116esimo posto  tra i 116 Paesi con dati sufficienti per calcolare i punteggi nell’Indice globale della fame 2021. Nel suo caso, un punteggio di 50,8, cioè un livello di fame estremamente allarmante, come riporta lo stesso indicatore. L’agricoltura è il settore più importante per l’economia del Paese, con il bestiame che rappresenta quasi la metà del prodotto interno lordo, secondo un focus sul Paese del Centro Astalli, e l’esportazione più del 50%. Indipendente dal 1960, quando l’ex Somalia italiana e l’ex parte britannica si unirono nella Repubblica di Somalia, la sua storia conobbe una svolta decisiva nel 1969. Con un colpo di Stato, il generale Mohammed Siad Barre prese il potere, sciolse il Parlamento, sospese la Costituzione e bandì tutti i partiti politici. Nel 1988 cominciò una guerra civile che portò, tre anni dopo, alla fine del regime di Siad Barre, nel 1991. In quello stesso anno, dove prima c’era l’ex Somalia britannica, ora la fazione locale istituiva la Repubblica del Somaliland. Evento che determinò una maggior intensità del conflitto, con il territorio che venne diviso in settori, ciascuno controllato da una tribù. A causa della guerra, sul Paese si abbatté una grave carestia che spinse molte persone, oltre agli sfollati interni, a cercare rifugio in Kenya e in Etiopia. Nel 1992 l’operazione Onu “Restore hope” riuscì a portare aiuti umanitari alla popolazione, ma la missione fallì nell’intricato contesto somalo e nel 1994 venne ritirata. Negli anni Duemila è apparso sulla scena il fondamentalismo islamico, tra cui gruppi come al-Shabaab, con il conseguente susseguirsi di scontri e attacchi. Su questo delicato, precario e drammatico quadro, negli ultimi undici anni si sono abbattute tre carestie, la prima delle quali, quella del 2011, ha causato la morte di 260mila persone, tra cui molti bambini.

Disastro di proporzioni mai viste

I più piccoli sono i più vulnerabili al drammatico problema della fame. Solo nella prima metà dell’anno, da gennaio a luglio, nei centri per l’alimentazione e la nutrizione in Somalia sono stati registrati circa 730 morti tra i bambini, il cui numero potrebbe essere ancora più alto, riporta sempre Unicef. E se questa è la punta dell’iceberg, le stime previste per futuro prospettano una tragedia. “Ci aspettiamo diventi un disastro di proporzioni mai viste, 1,5 milioni di bambini sotto i 5 anni potrebbero essere colpiti da malnutrizione acuta”, dice a Interris.it il portavoce di Unicef Italia Andrea Iacomini. “La guerra civile è una causa e concausa di questa crisi, che colpisce un’ottantina di distretti del Paese, il 10% dei quali in maniera molto forte”, continua Iacomini. “II tasso di malnutrizione è molto alto e accanto ai numeri impressionanti dei bambini c’è anche l’incremento dei piccolissimi, anche di pochi mesi, che soffrono di malnutrizione grave”. “120mila bambini a rischio in più”, sottolinea.

Malattie

Dove mancano servizi e cibo, cioè sempre a scapito degli ultimi della Terra, proliferano le patologie. I casi sospetti di colera sono stati infatti 8.400 e 1.300 quelli di morbillo, secondo dati Unicef, di cui il 78% costituito da bambini sotto i cinque anni, in un Paese dove 4,5 milioni di persone hanno bisogno d’acqua. Un bisogno quantomeno difficile da soddisfare, per via della terza siccità in un decennio, dopo quelle del 2011 e del 2017.

Istruzione a rischio

Oltre al cibo e alla salute, in questa situazione è in pericolo anche il diritto all’istruzione. “Temiamo che un milione di bambini, dei tre colpiti dalla siccità, di cui la metà bambine e ragazze, non possa più andare a scuola nei prossimi mesi”, continua Iacomini. Che cita un precedente: “Nel 2017 abbiamo osservato che la quasi totalità dei bambini che aveva perso l’accesso all’istruzione non è più tornato a scuola”. Che per loro è, oltre a un luogo deputato apprendimento, un posto dove socializzare e, per molti bambini e ragazzi, l’unico dove poter ricevere da mangiare.

La necessità di una strategia

L’Unicef lancia alto il suo grido d’allarme, la sua richiesta d’aiuto, affinché la comunità internazionale si attivi concretamente e rapidamente per fronteggiare la situazione. “Qui c’è bisogno di una strategia per affrontare il problema della siccità in questa parte dell’Africa, per evitare la terza carestia in dieci anni, e del clima che sta cambiando”, spiega Iacomini. “Occorre aumentare i fondi e implementare l’accesso alla nutrizione dei bambini, perché i centri in cui operiamo sono pieni e soccorrere bambini malnutriti è molto complesso”, illustra il portavoce di Unicef Italia. “Le crisi climatiche portano morte e distruzione. Tante persone si trovano poi costrette ad attraversare il deserto e il mare, per sfuggirgli”, conclude Iacomini.

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