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Zafari in Rai, il cartone “liquido” per un’armonia che abbatte l’identità

Un leone rosa, una giraffa blu con la coda di pavone, un elefantino zebrato, una scimmia maschio con piume di pinguino, una scimmia femmina con piume di pappagallo colorate, un rinoceronte con la pelle da babbuino e un coccodrillo con la pelliccia di una scimmia tamarindo arancione. Quelli appena descritti non sono gli animali di un romanzo di fantascienza ambientato in un futuribile scenario post atomico, ma i protagonisti di “Zafari”, il cartone animato che da domenica 23 giugno, alle ore 18.25, è arrivato su Rai YoYo. Ad una prima osservazione, senza alcuna malizia, viene da chiedersi perché proporre ai bambini personaggi zooformi dai connotati completamente stravolti rispetto a quelli dati dalla natura.

La nota

La risposta si coglie subito nella scheda di presentazione diffusa dalla Rai, in cui il cartone animato è presentato come una celebrazione delle differenze e una forma di contrasto alle discriminazioni. “Siamo in un mondo fantastico, in cui le regole abituali del mondo sono capovolte e animali, tra loro molto diversi e ciascuno originale a modo suo, cooperano insieme […] – si legge nella nota -.Tutti vivono in armonia nel cuore dell’Africa alle pendici del Kilimangiaro, nella segreta valle di Zafari, al riparo da sguardi accusatori o dall’emarginazione, liberi di sperimentare la ricchezza dei loro talenti che di solito sono propri di specie animali diverse dalla loro. La tolleranza e il rispetto nascono spontaneamente dalla condivisione della vita di ogni giorno”. Ancora più esplicita è poi la versione lunga della presentazione in inglese che parla di vivaci animali “inadatti” che vivono “senza il ridicolo e il bullismo di animali normali”.

Altri cartoni

Dunque viene esplicitamente dichiarato l’intento educativo di questa nuova savana africana. A quanto pare anche il tempo dello svago e della semplice evasione dalla quotidianità deve avere elementi di sensibilizzazione alle diversità. Tutto legittimo, per carità. Quello che suona strano, però, è un’operazione che mette in un’accezione liquida le identità da valorizzare e difendere. Si sentiva davvero il bisogno di questi animali dalle sembianze incrociate per “celebrare ciò che ci rende unici”, come viene affermato nella scheda di presentazione? Dopotutto, nei vecchi anime giapponesi (i cartoni nipponici tra gli anni ’70 e ’80) e nei grandi classici della Disney era rappresentata anche un’umanità fragile e sconfitta (orfani, storpi, perdenti, poveri e sfruttati) che metteva il bambino davanti ad alcuni drammi della vita, senza però avere alcun intento rieducativo e ideologico.

Stereotipi

Ora, non mettiamo in discussione la buona fede di chi ha deciso di comprare e trasmettere “Zafari” ma questo prodotto appare quanto meno discutibile perché forzerebbe evidenze scientifiche (i leoni non sono rosa e a ben vedere sono di per sé aggressivi e spietati) per fini sociali. Cambiare la natura di un grosso felino o di un elefante per insegnare la tolleranza ad un bambino può avere come unico risultato quello di infondere confusione e nozioni sbagliate. In altre parole tentano di combattere quelli che definiscono stereotipi creandone altri di sana pianta ma su basi relativiste e antiscientifiche. Non ha molto senso, infatti, mettere una parrucca arancione ad un coccodrillo o dare le sembianze di un pappagallo a una scimmia. Tutta questa operazione potrebbe infatti basarsi sull’assunto, sempre più diffuso in alcuni ambienti “progressisti”, che per prevenire la violenza bisogna decostruire gli stereotipi. Un approccio che ha fatto da apripista ad una decostruzione indebita di modelli che sono archetipici e fondano la costruzione delle identità. È controverso che si possa fare questo con i prodotti dell’immaginario rivolti ai più piccoli, che invece servirebbero a costruire la propria identità in maniera armonica; per poter poi, quando si è più grandi, accompagnarli ad accogliere delle sfumature e delle gradazioni di questi modelli.

I precedenti

Già in Zootropolis, cartone Disney del 2016, c'erano tutti elementi di questa operazione, perché Zootropia era un paese dove ognuno era ciò che voleva e gli animali asserivano che potevano essere qualsiasi altro animale volessero. Ad esempio, una piccola volpe esigeva essere trattata da tutti come un elefante. Su questo filone di un’educazione alle differenze che forza la natura, può essere messo anche un altro cartone trasmesso da Rai YoYo, ovvero la “Famiglia Volpitassi”, un esempio di famiglia allargata che vede due tassi gemelli, la sorellina e il loro papà accogliere in casa una signora volpe con la sua figlioletta. Molti psichiatri affermano invece che proprio rispettando il dato della realtà poi noi possiamo educare i bambini a sviluppare un’identità forte ed armonica in virtù della quale accogliere e valorizzare le altre identità, senza annacquarle in un calderone indistinto. D’altra parte una giusta percezione del reale rassicura i bambini e questa va confermata, non messa in crisi con modelli strampalati.

Il caso italiano

Sempre in questa cornice va ricordato il cartone animato, tutto italiano, “Pipi, Pupù e Rosmarina”, prodotto da Stranemani e trasmesso inizialmente da Rai Tre e in seguito da Rai YoYo. I tre protagonisti, Pipì, Pupú e Rosmarina, si incontrano durante il viaggio, che ognuno di loro ha intrapreso, alla ricerca del Mapá e decidono di affrontarlo insieme. Il Mapá è un’ entità un po’ mamma e un po’ papà e, durante la sua ricerca, i cuccioli vivono numerose avventure e incontrano personaggi che possiedono delle caratteristiche per essere identificati come i loro Mapá. Il prodotto fu bollato come gender da alcune pro family italiane. Rai Ragazzi era stata inoltre al centro di diverse polemiche nel 2017, quando su Rai Gulp andò in onda il bacio saffico tra Sailor Moon e Sailor Uranus.

Calo significativo

Intanto non è un mistero che la Disney ha pensato seriamente di far vivere una storia omosessuale a Elsa, protagonista di Frozen, nel sequel del cartone. “Stiamo affrontando il tema, ne stiamo parlando e siamo consapevoli di tutti questi aspetti. Sarà la stessa Elsa a dirmi dove condurla”, disse un anno fa Jennifer Lee, regista e sceneggiatrice del progetto, in un'intervista dopo che, sui social, era cominciato a circolare l'hashtag #DateUnaFidanzataAElsa. Ma premia seguire quei modelli che strizzano l’occhio al politicamente corretto e alle colonizzazioni ideologiche? Forse no, visto che gli ascolti dei due canali tematici della Rai per i bambini (Rai YoYo e Rai Gulp) sono in costante calo da due anni a questa parte.

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