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Videogiochi: la dipendenza diventa una patologia

Da oggi la dipendenza da videogiochi è ufficialmente una patologia: dopo un duro lavoro durato un decennio e diversi annunci, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), l'ha inserita nell'undicesima edizione della classificazione internazionale delle malattie (ICD-11). La novità significa che, per l'Oms, giocare ai videogames può creare una dipendenza e un comportamento compulsivo e può distogliere da altre attività della vita quotidiana. L'auspicio dell'organizzazione Onu è che il riconoscimento di questo tipo di dipendenza possa favorire il ricorso a opportune terapie, arrivando anche a includerla nelle polizze assicurative sanitarie.

La rivista New Scientist aveva annunciato già nel dicembre scorso che l'Oms avrebbe inserito la dipendenza da videogiochi nella lista delle patologie. “Gli operatori sanitari devono riconoscere che la dipendenza da giochi può avere conseguenze molto serie per la salute – aveva affermato Vladimir Poznyak, del dipartimento per la salute mentale e l'abuso di sostanze dell'Oms -. La maggior parte delle persone che gioca i videogiochi non ha questo problema, come la maggior parte di chi consuma alcol non lo fa in modo patologico. Tuttavia in alcune circostanze l'abuso può portare a effetti avversi“.

Sul tema è intervenuta anche l'Aesvi (l'Associazione che rappresenta l'industria dei videogiochi in Italia), il suo direttore generale Thalita Malagò ha replicato così: “Videogiochi di ogni genere, su qualsiasi dispositivo e piattaforma, vengono usati in modo sicuro e responsabile da più di 2 miliardi di persone a livello mondiale e il loro valore educativo, terapeutico e ricreativo è ben documentato e ampiamente riconosciuto. Ci rammarichiamo, quindi, di dover constatare che la ‘dipendenza da videogiochi’ è ancora presente nell’ultima versione della classificazione Icd-11 dell’Oms, nonostante la significativa opposizione da parte della comunità medica e scientifica. Le prove a favore della sua inclusione restano molto contestate e non conclusive”. L'augurio dell'associazione è che l'Oms “decida di riconsiderare il volume crescente di dati a sua disposizione prima di proporre l’inclusione della ‘dipendenza da videogiochi’ nella versione finale della classificazione” prevista nel 2019.

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