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Veronica Cantero Burroni, l'incredibile storia di coraggio e amore

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Non posso non sorridere quando penso al senso dell'umorismo di Dio che non mi permette di correre con le mie gambe, ma ha fatto sì che la mia immaginazione fosse senza limiti“. Ad affermarlo è la giovane scrittrice argentina Veronica Cantero Burroni che, a causa di problemi neurologici, è costretta su una sedia a rotelle. Originaria di Campana, nella provincia di Buenos Aires, Veronica ha 17 anni e ha pubblicato il suo primo libro quando ne aveva sette. A causa dei suoi problemi fisici ha dovuto subire molti interventi chirurgici che, seppur la limitano fisicamente, non le hanno impedito di sviluppare quella che lei definisce la sua vocazione: la scrittura. E' autrice del libro “Il ladro di ombre” che nel 2016 le ha fatto vincere il premio “Elsa Morante Ragazzi”. Nonostante le difficoltà quotidiane, Veronica non vacilla nella fede: “Sempre mi ricordano che Dio non permette che le cose accadano per nulla e che se la sua volontà è quella di avermi su una sedia a rotelle, significa che lui ha un piano ancora più grande per me di quello che ho pensato io per me stessa”. In Terris l'ha intervistata. 

Veronica come hai iniziato a scrivere?
“Tutto è iniziato dieci anni fa, quando sono stata in vacanza alle Cascate d'Iguazù. Al mio ritorno, ho raccontato ad un mio amico italiano – giornalista e scrittore italiano – del mio incontro con i coati, dei piccoli e graziosi animali simili agli scoiattoli, e la mia esperienza con loro. Mentre parlavo, lui si è accorto che c'era un dono nascosto in me e mi ha proposto di scrivere un libro. Quando ho accettato di intraprendere questa avventura avevo 7 anni. In verità, tutto è iniziato come un gioco, ma dopo un po' di tempo mi sono accorta che la scrittura è diventata una parte molto importante della mia vita: scrivere mi obbliga ad essere attenta alla realtà per capire tutti i misteri che nasconde; è dai dettagli che io osservo la realtà. E' così che nascono le mie storie”. 

Tre anni fa, con “Il ladro di ombre” hai vinto il premio “Elsa Morante Ragazzi”. Cosa ha significato per te?
“E' stata veramente una sorpresa dalla quale ho imparato tanto. Non avevo mai immaginato di vincere un premio a 14 anni, avevo questa piccola illusione, ma pensavo che questo traguardo sarebbe arrivato quando sarei stata più grande. Nel novembre del 2015, mi ha fatto visita un poeta italiano, Davide Rondoni. Abbiamo parlato molto e siamo diventati amici. Prima di ripartire, mi ha chiesto di scegliere uno dei miei libri per farlo tradurre in italiano. L'ho ringraziato e ho scelto 'Il ladro di ombre', senza molte aspettative. Alcuni mesi dopo, un altro amico italiano, ha presentato il mio libro a una piccola casa editrice italiana e loro hanno scelto di pubblicarlo. Non era facile capire il successo del mio libro in Italia, essendo un Paese così lontano. Ma Dio, mi ha lasciato senza parole, sfidando la mia diffidenza. Nell'aprile del 2016, mentre recuperavo le forze in seguito ad un'importante operazione, i miei genitori ricevono una mail nella quale ci comunicavano che il mio libro era nella terna dei finalisti per il premio 'Elsa Morante Ragazzi 2016', insieme con 'Il braccialetto' di Lia Levi, ed 'Il nome di Dio è misericordia' di Andrea Tornielli. Non credevo molto di vincere il premio e andare all'evento mi preoccupava a causa dei miei problemi di salute. Ma mi sono fatta coraggio, sapevo che era un'opportunità che non potevo perdere e quindi ho deciso di alzarmi dal letto e prendere l'aereo. Era la prima volta che affrontavo un viaggio così lungo, ma volevo godermi ogni momento e fare i complimenti al vincitore. Quando ho sentito Dacia Maraini, presidente del premio Elsa Morante e mia grande amica, nominare 'Il ladro di ombre' come vincitore, è stato un momento molto emozionante. In quel momento ho capito che Dio ha in serbo per noi sorprese molto più grandi di quelle che possiamo immaginare. Basta solo dare il nostro nulla e lui lo moltiplica”. 

Nel 2016 hai avuto la possibilità di incontrare Papa Francesco. Cosa hai provato?
“Incontrare Papa Francesco è stata una sorpresa ancora più grande di quella di vincere il premio “Elsa Morante Ragazzi”. Sono andata all'udienza del mercoledì, era il primo giugno, senza nessuna aspettativa. Essere lì per me era già un regalo, certo speravo di riuscire almeno a salutarlo da lontano. Ma Dio mi ha sorpreso di nuovo. Finita l'udienza, il Papa si è avvicinato a me e mi ha chiesto se ero contenta e mi ha detto che ero una brava scrittrice. Gli ho lasciato il mio libro, mi ha benedetto e abbracciato, prima di andare via mi ha chiesto di pregare per lui e io gli ho detto che gli volevo molto bene. E' stato un momento molto emozionante: dare il mio libro al Papa era come darlo a Dio, ringraziandolo di tutto quello che avevo ricevuto in quei giorni”. 

Nel libro che gli hai donato, hai scritto una dedica ringraziandolo per averti insegnato ad usare il tuo occhio di vetro e il tuo occhio di carne. Cosa vuol dire?
“Nel 2015, Papa Francesco ha fatto un incontro con i giovani cubani e, citando uno scrittore che a lui piaceva disse qualcosa che mi sorprese molto in quel momento: 'Tutti abbiamo due occhi: uno di carne, per vedere ciò che guardiamo, e l'altro di vetro, per vedere i nostri sogni'. Nella dedica del mio libro, lo ho ringraziato per le sue parole che mi hanno tolto la paura di sognare grandi cose e mi hanno ridato la fiducia in Dio. Quando meno me lo aspettavo, il sogno di conoscere Papa Francesco è diventato realtà”. 

Che cos'è per te la felicità?
“Per me essere felici è sentirsi abbracciati, perché grazie al fatto che sono stata abbracciata da un amore più grande rispetto al dolore che devo affrontare, scopro tutti i giorni che vale la pena vivere nonostante le difficoltà”. 

A causa di problemi neurologici, sei costretta su una sedia a rotelle. Come hai imparato a vivere la tua condizione?
“La fede mi aiuta molto. La mia famiglia e gli amici sono sempre con me e mi aiutano ad accettare la realtà quotidiana. Sempre mi ricordano che Dio non permette che le cose accadano per nulla e che se la sua volontà è quella di avermi su una sedia a rotelle, significa che lui ha un piano ancora più grande per me di quello che ho pensato io per me stessa. Quando avevo dieci anni ho iniziato a chiedere a Gesù: 'Cosa vuoi fare con me?'. Anche se si è fatta aspettare, la sua risposta è stata quella di farmi scoprire scrittrice: è una vera vocazione. Dio mi ha detto: 'Io ti dò questo dono, così attraverso di lui dimostri ad altre persone che in ogni circostanza tutto è possibile'. Anche se molte volte continua ad essere una sfida, da quando ho capito il senso della mia condizione, guardo la mia croce con gioia. Non posso non sorridere quando penso al senso dell'umorismo di Dio che non mi permette di correre con le mie gambe, ma la mia immaginazione non ha limiti. Quando penso a questo mi viene in mente una frase di Chiara Corbella, una mia amica che mi accompagna tanto dal cielo negli ultimi tempi. Lei disse: 'Se Dio ti toglie qualcosa, è perché vuole dartene di più'”. 

Come vivono i disabili nel tuo Paese? Lo Stato dovrebbe fare di più per loro?
“Da noi, in Argentina, la legge è dalla parte dei disabili. Il problema è che queste leggi – che hanno come obiettivo quello di migliorare la qualità della vita – o non sono conosciute o non vengono rispettate. Per questo, al di là delle limitazioni che ognuno ha, non tutti hanno le stesse opportunità”. 

Una tua coetanea, Greta, da oltre un anno si batte per far sì che tutti prendano consapevolezza dei problemi climatici. Cosa pensi di lei?
“Ho visto alcuni frammenti dei suoi discorsi e sono veramente contenta che una persona così giovane capisca la gravità della questione, prenda sul serio il problema e ci aiuti a svegliarci e a farci prendere coscienza di quanto sia grave la situazione che stiamo vivendo. Dobbiamo fare tutto ciò che possiamo per il nostro pianeta che è l'unico posto che abbiamo per vivere”. 

Qual è il tuo rapporto con Dio?
“Fin da piccola i miei genitori mi hanno mostrato il dono della fede e ho deciso di accettarlo. Dio è il mio miglior amico, a lui racconto tutto e gli offro ciò che mi accade. A volte mi costa molto avere fiducia in lui e ho paura, ma sempre gli chiedo forza per poter dire sì a tutto ciò che lui ha pensato per me. Molte volte ho sperimentato che solo quando lo seguo sono felice”. 

Progetti per il futuro? Hai in cantiere altri libri?
“Ad aprile inizio l'università. Voglio studiare “Arte della Scrittura”, a Buenos Aires. E' una carriera universitaria molto bella, perché mi prepara a scrivere per cinema, poesia, teatro e narrativa. Spero di poter sfruttare questo dono in tante aree della scrittura. Sono in un momento di grandi cambiamenti e sfide, ma sono tranquilla perché so che non sono da sola. Adesso sto scrivendo 'Il ladro di ombre 2'. Spero di poterlo pubblicare quest'anno”. 

Tu sei molto giovane, come ti vedi fra dieci anni?
“Non mi piace tanto pensare al futuro. Preferisco lasciarmi sorprendere ogni giorno, ma fra dieci anni spero di essermi già laureata, continuare a scrivere libri e formare una famiglia”. 

Manuela Petrini: