“Non è possibile che i bambini Rohingya continuino a vivere questo incubo. Come Unicef ci siamo impegnati a raggiungere gli sfollati non solo attraverso beni primari come cibo e acqua, ma anche per fornire un supporto psico-sociale o creare dei centri educativi”. Lo scrive in una nota Andrea Iacomini, Portavoce di Unicef Italia.
“Il mondo deve essere informato di quanto sta accadendo e deve intervenire. Basta sporadici approfondimenti giornalistici, il caso dei Rohingya come quello di altre popolazioni vittime di persecuzioni è già una tragedia umanitaria per cifre e proporzioni. Un genocidio in piena regola” prosegue Iacomini.
“L’esodo di massa in corso del popolo Rohingya dal Myanmar (ex Birmania) al Bangladesh in questo momento non è altro che la conseguenza dell’ennesima, ingiusta persecuzione a danno di una minoranza etnica dimenticata dal mondo. Solo nel gennaio 2017 altre 65.000 persone sono state costrette a scappare dai propri villaggi a causa della violenza indiscriminata messa in atto da parte dell’esercito del Myanmar. È davvero inaccettabile che nessuno prenda posizione sugli abusi inflitti a questa popolazione”.
“I numeri di questo nuovo esodo sono impressionanti. L’83% degli sfollati racconta di essere stata vittima di violenza e tortura e il 60% di loro sono donne e bambini”. I bambini sfuggiti all’esodo forzato “arrivano in condizioni di grande bisogno: il 33% di quelli sotto i 5 anni è gravemente malnutrito mentre sono 20.000 quelli che necessitano di immediata assistenza umanitaria“.
“Sono bambini estremamente vulnerabili che hanno bisogno di cibo, di assistenza psicologica ma soprattutto di protezione: basti pensare che il 4% di loro è non accompagnato e rischia di incorrere in matrimoni forzati, nel giro della prostituzione o dello sfruttamento”, conclude la nota dell’Unicef.
I Rohingya sono un gruppo etnico la cui origine è molto discussa. E’ probabile che fossero immigrati musulmani che, in origine, vivevano nell’attuale Bangladesh e che poi si sarebbero spostati in Birmania durante il periodo del dominio britannico. Essendo di religione islamica, i Rohingya vengono perseguitati dal governo del Myanmar – Stato a maggioranza buddista – che non li riconosce come minoranza nazionale.
Molti Rohingya sono stati relegati in ghetti o sono fuggiti in campi profughi in Bangladesh e sulla zona di confine tra Thailandia e Myanmar. Più di 100 000 Rohingya – sugli 800mila presenti nel Paese dell’Asia sudorientale – vivono attualmente in campi per sfollati e le autorità birmane hanno proibito loro di uscirne. Secondo i rapporti delle Nazioni Unite, sono una delle minoranze più perseguitate nel mondo.