Un dicastero che regolamenti non l'aspirazione a uno statuto di pace ma una vera e propria organizzazione della pace nella società civile: questo l'obiettivo attorno al quale orbitano numerose associazioni che, assieme alla Comunità 'Papa Giovanni XXIII', fondata da don Oreste Benzi e portatrice delle sue idee e del suo pensiero in tutto il mondo, lavorano per la costituzione di un Ministero della Pace, che possa contribuire alla creazione di un mondo epurato dalla logica del conflitto armato e del mercato delle armi, per lasciare spazio a una nuova idea di società. Un progetto rivoluzionario e ambizioso che, come spiegato dalla senatrice Francesca Puglisi durante la conferenza di presentazione presso la Sala Nassiriya di Palazzo Madama, “è ben più che un'idea” ma qualcosa di concreto e in divenire. Il concetto di pace, del resto, è stato il cardine del percorso umano e spirituale di don Benzi e, successivamente, di tutti quei progetti di cooperazione gestiti dall'Apg23 lavorando, come specificato dal presidente Paolo Ramonda, “alla perseverante costruzione della pace, attraverso l'adozione della 'non violenza' come stile di vita”.
Formare alla pace
Alla presenza dei rappresentanti di tutte le realtà aderenti (Cesc project, Movimento nonviolento, Focsiv, Centro per i diritti umani 'Antonio Papisca' dell’Università di Padova, Movimento focolari e Azione cattolica) e di un testimonial impegnato e portatore di umanità come Beppe Fiorello, sono state tracciate le linee guida che andrebbero a costituire l'auspicato Ministero il quale, nello specifico, verrebbe creato sulla base degli stessi presupposti che coinvolgono ognuno di noi in quanto essere umano: formazione dei giovani per l'educazione alla pace, accantonamento della connivenza passiva della violenza e lavorare assieme per l'edificazione di un nuovo modo di agire politicamente, declassando il businness delle armi per riconvertire gli stabilimenti di produzione in nuove opportunità lavorative. Particolare attenzione è stata dedicata al primo punto, sul quale andranno concentrati gli sforzi maggiori: educare le nuove generazioni a discernere nel mare magnum di informazioni messe a disposizione immediata dall'era della comunicazione e convogliare parte delle proprie forze nell'assistenza agli altri e all'impegno sociale, attraverso un Servizio civile obbligatorio. Una proposta più che una provocazione: un modo per stimolare i giovani non solo alle sfide del domani ma a sviluppare occhi vigili anche sul presente, prestando attenzione ai contesti di povertà e sofferenza della nostra società.
Fiorello: “Costruttori di pace nel quotidiano”
Un progetto decisamente importante che, indubbiamente, andrebbe a stravolgere la logica del mercato delle armi, i cui fondi verrebbero reinvestiti, come spiegato dallo stesso Ramonda, verso la scuola, il lavoro, la sanità e il sostegno delle famiglie in difficoltà. Un modo per dimostrare che la classe politica è al servizio del Paese anche attraverso la cosiddetta “organizzazione della pace” sulla quale, come spesso ricordato da don Benzi, l'uomo moderno continua a latitare. Un'idea che, soprattutto, risulta chiara e inequivocabile, come ricordato da Beppe Fiorello: “Si evince già dal nome: 'Ministero della Pace'. Mi piace questa espressione perché pone obiettivi giusti per la costruzione di un mondo migliore, per l'organizzazione del bene. Io sono qui perché non mi sto confrontando con pensieri buonisti ma con idee concrete che consentono di lavorare davvero alla pace. Un concetto, questo, sul quale dobbiamo impegnarci nella quotidianità, nei nuclei familiari, così da rendercene costruttori attraverso noi stessi e i nostri figli. Mettercela tutta, giorno per giorno: non è facile perché, da esseri umani, abbiamo cedimenti caratteriali. E queste occasioni sono anche un modo per confrontarsi con noi stessi e conoscere quali sono i nostri limiti”. Un esame, però, anche per il mondo della politica: “Ritengo che la maggior parte dei nostri dirigenti sia seria e onesta, purtroppo messa da parte da una logica che vede nella lite, più che nella discussione, il principale strumento di confronto. Bisogna uscire da questa visione e procedere verso una logica nuova, basata sul rispetto dell'altro e sulla condvisione di idee comuni”.
Puglisi: “Italia in prima linea”
Resettare dunque una radicata economia, come quella delle armi, in favore di un Ministero che faccia dell'educazione, della non violenza e del rispetto reciproco i suoi princìpi fondamentali e quei valori sui quali vigilare per garantirne assimilazione e preservazione. Un progetto sul quale si è già al lavoro ma che, senza dubbio, per la sua attuazione richiede maturità e consapevolezza non solo da parte dei promotori ma anche della classe dirigenziale che andrà a esercitarne le funzioni: “Come è stato sottolineato – ha spiegato a In Terris la senatrice Puglisi -, le condizioni per la pace vanno costruite. Il nostro Paese, nel corso di questa legislatura, è stato in prima linea per la costruzione della pace e per la prevenzione dei conflitti, innanzitutto attraverso il rifinanziamento delle politiche di cooperazione allo sviluppo e, in secondo luogo, attraverso la costruzione di una rete di donne mediatrici e ambasciatrici per la prevenzione dei conflitti: impegno primario del segretario generale dell'Onu e a questa politica l'Italia sta contribuendo molto concretamente”. Impegno che, come detto, passa necessariamente attraverso l'educazione della società del futuro: “Educare le giovani generazioni – ha proseguito -, perché la cultura della sopraffazione della violenza non abbia la meglio sulla cultura della pace. Per questo è necessario, prima di tutto, il rifinanziamento del Servizio civile: il Pd ha inserito nel proprio programma per la prossima legislatura l'obbligatorietà del Servizio e non più della Leva, perché ragazzi e ragazze possano offrire il proprio contributo alla costruzione del bene comune. E, infine, nuove politiche scolastiche con l'educazione al rispetto e alla prevenzione dei conflitti”.