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Una campagna al femminile contro l'aborto

Un coro di voci femminili che urli al mondo il rifiuto dell’aborto e il fatto che il concepito è un essere umano. Questo l’intento della campagna “Cuore a cuore”, lanciata ieri dal Movimento per la Vita italiano nel corso di una conferenza stampa del Forum socio-sanitario.

Cuore a cuore

“Questa iniziativa – ha spiegato Marina Casini Bandini, presidente del MpVi – affonda le radici in tutta la nostra lunga e consolidata esperienza a servizio della vita nascente, ma, nello stesso tempo, vorrebbe essere l’occasione per realizzare una nuova mobilitazione generale che promuove e consolida la collaborazione con altre realtà associative”. Nel testo di presentazione dell’iniziativa si legge: “Tutte le donne recano in sé il timbro speciale dell’amore che si manifesta nell’accoglienza del più piccolo (accoglienza iscritta nella gravidanza stessa) e che è a servizio di tutta l’umanità (se non ci fossero le donne, scomparirebbero la società e la storia). Si tratta di un vero e proprio privilegio femminile. Siamo convinti che nel cuore di ogni donna c’è la conoscenza o l’intuizione che ciascun essere umano fin dal concepimento è un figlio. Le donne, in maggioranza, sono dalla parte della vita”. Presto la campagna del MpVi verrà lanciata sui social, ma è già possibile aderire inviando una mail all’indirizzo cuoreacuore.mpv@gmail.com. L’obiettivo illustrato alla stampa dalla Casini Bandini è, una volta dimostrato che una moltitudine di donne è favorevole al diritto alla vita dei figli concepiti, chiedere alle istituzioni di riconoscere a livello legislativo che il concepito è un essere umano, nonché riformare la disciplina dei consultori familiari e potenziare concrete forme di solidarietà a livello istituzionale e associativo nei riguardi delle donne in gravidanza.

Accesso alle cure per tutti e umanizzazione della medicina

Ma la conferenza di ieri è stata anche occasione per presentare altri progetti – ancora in nuce – del Forum socio-sanitario, che abbraccia diverse associazioni: Medici Cattolici, Farmacisti Cattolici, Psichiatri e Psicologi Cattolici, Movimento per la Vita, Associazione per la Pastorale della Salute, Associazione Religiosa Istituti Socio-sanitari, Movimento Cristiano Lavoratori e Difendere la Vita con Maria. In particolare, il Forum ha intenzione di lanciare due progetti. Il primo si propone di sconfiggere la cosiddetta “salute diseguale”. Come ha spiegato il presidente, il dott. Aldo Bova, “è stato documentato che i più poveri ed incolti non possono stare in salute come i più ricchi e i più incolti, tra queste due categorie di persone c’è una differenza media nella prospettiva di vita di cinque anni”. Il divario aumenta ulteriormente se si confrontano i pazienti del Sud con quelli del Nord Italia. Di qui la proposta che “il Sistema sanitario nazionale organizzi nei territori delle reti per individuare le persone che hanno bisogno di cura”. Previsto a fine ottobre prossimo un convegno ad Assisi sul tema “Salute diseguale. Agiamo sulla scia di Francesco d’Assisi”. La seconda iniziativa del Forum è quella di “umanizzare la medicina”. Il dott. Bova ha rilevato che “per i medici, nel rapporto con i pazienti, l’aspetto umano va sempre più scemando”. Questa lacuna – la sua riflessione – “è un fatto serio, perché se non c’è un rapporto umano, il paziente non viene seguito bene”, c’è un più alto rischio di diagnosi sbagliata che, oltre a rappresentare un problema di salute per il paziente, è un maggiore costo per le casse dello Stato. Obiettivo del Forum, pertanto, è “fare cultura dell’umanizzazione della medicina”.

Il nodo eutanasia

C’è poi un terzo aspetto che sta a cuore al Forum socio-sanitario: l’obiezione di coscienza. Il tema in questione si innesta nella più stretta attualità. La dott.ssa Barbara Costantini, dell’Associazione italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici, ha preso in esame tre disegni di legge sul fine vite e ha constatato che in tutte e tre risulta assente ogni riferimento all’obiezione di coscienza. Se passeranno queste leggi – ha osservato -, “il medico si troverà obbligato a dover togliere la vita”. La Costantini ha dunque contestato che queste leggi “sono molto generiche”. Si parla di sofferenza senza specificare cosa si intenda di preciso, il che può riferirsi anche a sofferenze dovute alla malattia mentale. La psicoterapeuta ha dunque snocciolato alcuni dati: “Un europeo su quattro è depresso, tra le persone depresse, il 60% ha tentazioni suicidarie e il 15% effettivamente si suicida, questi dati dimostrano che l’eutanasia attirerà una grossa fetta di popolazione che ha malattia mentale”. Ma quest’ultima – ha precisato – può essere curata con la psicoterapia e farmacoterapia, il cui accesso è tuttavia spesso negato a persone povere e inconsapevoli. “Se le istituzioni non ci danno delle alternative, l’eutanasia, che nel frattempo sta passando, diventerà non un’autodeterminazione, ma una scelta obbligata”. A proposito della legge sul fine vita chiesta al Parlamento dalla Corte costituzionale, In Terris ha domandato ai presenti se la via di compromesso che sembra emergere dalle Commissioni Affari sociali e Giustizia della Camera di rivedere solo la parte relativa all’articolo del codice penale sull’aiuto al suicidio, possa ritenersi soddisfacente. La risposta è stata negativa. Lapidario il presidente Bova: “Noi rispondiamo alla nostra coscienza, non possiamo accettare di dare la morte”. Il Forum è pronto a dare battaglia.

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