Negli ultimi dieci anni è triplicata la fuga dei cervelli dall’Italia. I giovani arrivano sul mercato del lavoro sempre più istruiti: uno su quattro ha in tasca un titolo superiore a quello richiesto. Ma poi, con una laurea o un dottorato, si finisce per emigrare, tanto che gli espatri sono triplicati tra il 2008 e il 2018. Australia, Svezia, Svizzera, Nuova Zelanda e Canada sono i Paesi più attraenti per i lavoratori immigrati altamente qualificati. L'Italia, invece, è in coda: sui 36 Paesi industrializzati è quartultima e precede solo Grecia, Messico e Turchia. È uno studio Ocse, riportato dall’agenzia Radiocor, ad accendere i riflettori sulla “Talent Attactiveness”, cioè la capacità di attirare talenti internazionali, che dipende molto dalle politiche sulla migrazione, ma anche delle condizioni economiche proprie di ciascun Paese. Il rapporto si basa su una serie di indicatori che includono la qualità delle opportunità, il reddito e la tassazione, il contesto per la famiglia, l'inclusività, la qualità della vita e la presenza di altri talenti. Sono poi prese in considerazione, ovviamente, le difficoltà che un potenziale migrante, sia pure super-qualificato, incontra nell'ottenere un visto di ingresso e il permesso di residenza. Le persone con alte qualifiche e competenze (in possesso di master o dottorato) – sottolinea l'Ocse – hanno un ruolo chiave nella prosperità dei Paesi. Hanno, infatti, generalmente occupazioni essenziali per l'innovazione e il progresso tecnologico e contribuiscono quindi a una maggiore crescita economica.
Competenze e qualità della vita
Gli Stati Uniti sarebbero al top della graduatoria, grazie agli ottimi punteggi ottenuti sia per “la qualità delle opportunità”, sia “reddito e tassazione” e sono ben posizionati anche per il “contesto delle competenze” e la “qualità della vita”, ma risultano penalizzati dal fatto che relativamente poche persone ottengono il visto necessario e le condizioni per l'accesso dei famigliari sono più restrittive che altrove. Australia e Nuova Zelanda devono la loro attrattività in particolare grazie all'elevata “inclusività” delle loro società e alla “prospettive future” che offrono. I Paesi che seguono – cioè Canada, Svezia, Irlanda, Svizzera, Norvegia, Olanda e Regno Unito – hanno tutti in comune alti standard di vita e un eccellente contesto per le competenze, anche se hanno approcci differenti alla migrazione e contesti economici diversi. I Paesi in fondo alla classifica, tra cui c'è l'Italia – come spiega il rapporto – hanno per contro un contesto di competenze alquanto scarso e questo è uno dei fattori che influiscono sulla mobilità dei talenti: i lavoratori molto qualificati sono attirati da altre persone con alte competenze. Questo genera un effetto moltiplicatore che è alla base dello sviluppo. Il rapporto esamina l'indice di attrattività dei vari Paesi Ocse anche per gli imprenditori che arrivano dall'estero e per gli studenti internazionali.
Il gap tra l’Italia e la vetta
Nel caso dei potenziali imprenditori provenienti dall'estero, i Paesi più attraenti sono Canada, Nuova Zelanda, Svizzera, Svezia e Norvegia, grazie principalmente al contesto favorevole per l'imprenditorialità, l'apertura commerciale e la normative sul lavoro e sul mercato de prodotti, unita a una relativa facilità per il visto d'ingresso, che invece penalizza ancora una volta gli Usa (è richiesto un investimento minimo di 1 milione di dollari e la creazione di almeno 10 posti di lavoro) e anche l'Irlanda. L'Italia nel caso degli imprenditori immigrati risale di qualche posizione per attrattività, ma resta (28esima) sempre nel plotone di coda. Per gli studenti internazionali i cinque migliori Paesi sono Svizzera, Norvegia, Germania, Finlandia e Stati Uniti. L'Italia, in questo caso, è esattamente a metà classifica. Al netto delle difficoltà per ottenere il visto d'ingresso, in realtà, i Paesi di lingua inglese sono ai primi posti, grazie anche all'elevata spesa per l'istruzione. Norvegia, Germania e Svizzera risultano però attraenti per il reddito e la tassazione perché permettono agli studenti di lavorare durante la loro permanenza nel Paese e applicano le stesse rette che pagano gli studenti nazionali. L'Italia, scrive l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, è avvantaggiata come la Francia da una più semplice concessione, rispetto ad altri Paesi, del permesso di lavoro dopo avere ottenuto la laurea. Una buona parte dell'attrattività dei Paesi dipende dunque da pacchetti di misure favorevoli alla migrazione. Tuttavia, questo non basta. Una simulazione fatta dall'Ocse in cui i Paesi meno attraenti adottano le iniziative dei Paesi con le politiche più favorevoli ai migranti, mostra che resterebbe sempre un divario. Per l'Italia il “gap” con i Paesi più attraenti sarebbe ancora elevato, pari al 27%, perché la Penisola resta penalizzata dal contesto economico e del mercato del lavoro.