Sono vicino a ognuno di voi e prego per voi affinché questa situazione si risolva in prima possibile”. Una visita breve ma densa di significati profondi quella di Papa Francesco a Camerino, nelle Marche. Una di quelle città dove il tempo si è fermato a quando la terra tremò, lasciando sconforto e incertezze nel cuore di chi il sisma lo visse e che, ancora oggi, si confronta quotidianamente con tutto quello che ha lasciato. “Grazie per la vostra pazienza e il vostro coraggio”, dice Papa Francesco alle famiglie delle “casette”, le Sae, soluzioni provvisorie che, dopo tre anni, sono ancora la realtà domestica degli abitanti di Camerino e di tanti altri paesi colpiti dalla violenza del terremoto. Quello che queste persone hanno lo condividono con il Papa: un caffè, un dolcetto, una chiacchierata su com'è e come non è la vita dentro quelle case, in attesa di conoscere il proprio futuro. Camerino è così, vive la sua attesa nella semplicità di chi si fa forza a vicenda, senza perdere, come dice loro il Pontefice, la speranza che tutto possa tornare come prima.
Speranze
In quella mezz'ora di visita, Papa Francesco ha toccato con mano la realtà di chi soffre, ha condiviso con loro, nella successiva omelia, tre parole di conforto (ricordo, speranza, vicinanza), ha incitato chi di dovere a guardare anche da questa parte, ad accelerare i progetti di ricostruzione, a far sì che l'attesa non sia solo sperare ma anche vedere. Il Papa fa colazione con quelle persone, il caffè profuma come gli altri, quello che le persone hanno da raccontare è genuino, è quello che provano ogni giorno, vedendo la loro città, messa in sicurezza sì ma senza veri e propri piani per rivederla come prima. La stessa cattedrale di Camerino, il luogo di culto più importante e dove il Pontefice ha celebrato la Santa Messa, porta ancora sul suo volto i segni della catastrofe. Il Santo Padre per quei vicoli gira con il caschetto protettivo come tutti, vede come, dopo tre anni, il tempo si sia davvero fermato. Camerino attende, da molto, che qualcosa si muova anche per lei: “Non dobbiamo correre il rischio che dopo il primo coinvolgimento emotivo e mediatico, l’attenzione cali e le promesse vadano a finire nel dimenticatoio”. Lo ha chiesto il Papa ma è quello che chiedono tutti, ogni giorno.