I riflettori internazionali tornano a posarsi sull'Inghilterra: dopo Charlie Gard, Alfie Evans e Isaiah Haastrup, stavolta è una bambina femmina, Tafida Raqeeb, ricoverata al Royal London Hospital, che starebbe rischiando di morire in quanto le vorrebbero staccare il respiratore contro la volontà dei genitori. Ne dà notizia, in Italia, Avvenire.
Il caso
La piccola, figlia di una coppia inglese d'origine del Bangladesh, ha cinque anni ed è ricoverata dal febbraio scorso, quando si è svegliata lamentando di avere un forte mal di testa. Da lì a poco, avrebbe smesso di respirare. Portata d'urgenza in un pronto soccorso londinese, è stata poi trasferita al Kings College Hospital, sempre nella Capitale, e qui operata per fermare l’emorragia cerebrale in corso. A provocarla sembra sia stata una malformazione arterio-venosa. I danni subiti a livello cerebrale erano allora già molto gravi. La piccola è stata quindi trasferita al Royal London Hospital in stato di minima coscienza, attaccata a un respiratore per poter vivere. Come riferisce il quotidiano dei vescovi italiani, il 19 giugno i genitori vengono informati che l’ospedale intende sospendere la ventilazione artificiale lasciando morire la piccola paziente. Loro però non si arrendono ed entrano in contatto con l’ospedale pediatrico Giannina Gaslini di Genova, in Italia, a cui chiedono un secondo parere. I medici dell’istituto ligure confermano che le condizioni di Tafida sono estremamente gravi, ma la piccola è in semi-coscienza e non in situazione di morte cerebrale. Di qui la disponibilità del Gaslini ad accogliere la piccola trasferendola, a proprie spese, da Londra a Genova. Ma il Royal London Hospital avrebbe opposto resistenza. “Sappiamo che le probabilità sono poche ma non possiamo rinunciare alla possibilità di intervenire con una cura che potrebbe funzionare. Sta ancora lottando e noi dobbiamo lottare per lei”, le parole della mamma della piccola. Oltre a intraprendere un’azione legale, la famiglia ha avviato una petizione per chiedere all’ospedale di riesaminare la sua posizione.