Molto spesso si dice che si ragiona con la pancia. Questo non è solo un modo di dire, ma una frase che riflette una verità scientifica, ovvero lo stretto rapporto esistente tra l’apparato digerente e il cervello. Questi due emisferi del nostro corpo interagiscono tra di loro tramite una fitta rete di fibre nervose del cosiddetto sistema vegetativo. Ciò spiega perché molte persone che soffrono di stati d’ansia e di stress spesso manifestano il loro disagio attraverso disturbi dello stomaco che, insieme all’intestino, è definito il “secondo cervello”.
L’intervista
Interris.it ne ha parlato con il prof. Giancarlo Ferretti, gastrointerologo dell’Artemisia Lab che ha spiegato come lo stress possa provocare un malfunzionamento dell’apparato digerente peggiorando la qualità di vita del paziente.
Prof. Ferretti, stress e stomaco sono così legati?
“C’è una correlazione tra il nostro sistema nervoso centrale e l’apparato digerente, basti pensare che nel caso del sesso femminile si definisce l’intestino come il secondo cervello. La psiche della donna è molto più complessa rispetto a quella dell’uomo e lo stress accumulato nella vita di tutti i giorni viene somatizzato e il primo organo che ne va di mezzo è proprio lo stomaco. La sindrome da colon irritabile è presente in quasi tutte le donne, mentre negli uomini è più frequente la gastrite, l’ulcera e il reflusso gastroesofageo che negli ultimi anni è molto usuale anche nei soggetti più giovani”.
Come la vita frenetica riesce a influenzare l’attività del nostro stomaco?
“I ritmi lavorativi assillanti, la competizione e la cattiva alimentazione, causano un’alterazione metabolica importante, in particolare a tutto il tubo digerente, favorendo disturbi di digestione e di irregolarità dell’alvo. Lo stress dunque causa un difetto di motilità gastrica e intestinale che altera i processi digestivi causando una riduzione della velocità di svuotamento gastrico. La dispepsia funzionale e la sindrome dell’intestino irritabile sono lepatologie funzionali che determinano anche un incremento del reflusso gastroesofageo”.
Quale è la terapia migliore?
“Ai miei pazienti dico sempre che la scelta più azzeccata sarebbe quella di prendersi un mese di ferie, abbandonando ogni fonte di stress. Tutto questo però non è sempre possibile e dunque la prima cura terapeutica è lasciare fuori dalla porta di casa le problematiche quotidiane che oltre a creare problemi gastrointestinali molto spesso compromettono la stessa serenità familiare. É poi importante prestare attenzione all’alimentazione, non saltare i pasti e mangiare cibo di qualità”.
Cosa deve fare una persona che avverte dei problemi allo stomaco?
“Il primo passo è quello di capire se si tratta di una manifestazione derivante dall’asse cervello-stomaco, oppure no. Per quanto riguarda la malattia da reflusso gastroesofageo, se i sintomi si presentano di rado, una volta ogni dieci giorni circa, i problemi allo stomaco possono essere prevenuti prestando attenzione all’alimentazione, cioè evitando tutti gli alimenti che possono provocare bruciore come il caffè, il cioccolato e i cibi piccanti. Se invece, i sintomi si presentano con maggiore ricorrenza è bene rivolgersi a uno specialista che verificherà lo stato di malattia e individuerà l’iter terapeutico da seguire”.
I bambini possono essere contagiati dallo stress dei genitori?
“Purtroppo sì, per cui se il bambino vive in un ambiente sereno molto probabilmente anche lui sarà tranquillo, se invece nel contesto familiare si respira nervosismo e stress anch’esso potrebbe somatizzare e presentare delle patologie gastrointestinali importanti. Non è un caso se spesso ci capita di notare che gli adulti con dei problemi intestinali sono stati dei bambini che hanno vissuto in situazioni familiari difficili”.