“I bambini sono maschi, le bambine sono femmine”. Un concetto che appare ovvio, pleonastico, ma non inutile da ribadire. In un tempo in cui nelle scuole vengono proposti corsi tesi a destrutturare l’identità sessuale, le polemiche possono attizzarsi anche per una frase di tal banale risma.
Il tour in Italia
È per questo che gli attivisti italiani della piattaforma online CitizenGo stanno idealmente affilando le armi in vista dell’iniziativa che da sabato 23 settembre a sabato 30 li vedrà impegnati in un viaggio per l’Italia. Un grande pullman di linea, colore arancione con bordi bianchi, partirà da Roma per poi arrivare il giorno successivo a Firenze, il 25 sarà a Milano, il 26 a Brescia, il 27 a Bologna, il 28 a Bari, il 29 a Napoli e infine il 30 il ritorno a Roma, dove è prevista una manifestazione.
Sulla fiancata del grosso mezzo a quattro ruote – chiamato il Bus della Libertà – campeggerà a caratteri cubitali la scritta in questione, seguita da “La natura non si sceglie” e “#StopGender nelle scuole”. In questi giorni è stato pubblicizzato a Roma da una campagna d’affissione di manifesti con il provocatorio motto “basta violenza di genere” sui bambini.
Clima di intolleranza
L’iniziativa, nata in Spagna ed estesa ad altre parti del mondo, è stata importata in Italia dai ragazzi di Generazione Famiglia, una delle organizzazioni promotrici degli ultimi due Family Day, nonché anima della sezione italiana di CitizenGo. Con questo pullman – spiega a InTerris Filippo Savarese, responsabile per il nostro Paese della piattaforma online – “vogliamo denunciare il regime di pensiero sulle verità più elementari, come il fatto che si nasca maschi o femmine”. Secondo Saverese, “c’è un clima di intolleranza verso la normalità di questa espressione”.
La conferma di quanto sostiene il responsabile di CitizenGo Italia sarebbe la diffusione nelle scuole del Belpaese di corsi che dietro l’obiettivo di contrastare bullismo e discriminazioni, celano la diffusione del gender, ideologia che travalica natura e dato oggettivo affermando che l’identità sessuale sia fluida e si possa scegliere nel corso del tempo.
Le reazioni all’estero
Dopo aver attraversato le strade della Spagna, il Bus della Libertà ha fatto tappa in vari Paesi latinoamericani, negli Stati Uniti – dove ha sostato davanti al Palazzo di Vetro dell’Onu – e in Germania. Finito il tour in Italia, il mezzo raggiungerà la Francia. “L’idea è quella di lanciare un messaggio di grande impatto mediatico”, spiega Savarese.
Il proposito è stato già pienamente centrato, viste le veementi reazioni innescate dal rombo di questo pullman. “Proteste di piazza da parte di organizzazioni lgbt sono state all’ordine del giorno in quasi ogni città in cui è passato il Bus della Libertà”, afferma Savarese. Ma più che il dissenso dal basso, a far rumore sono state le proteste di note personalità politiche e finanziarie.
Clinton, Carmena, Soros
Chelsea Clinton, figlia dell’ex candidata presidente degli Stati Uniti, si è mostrata indignata rispetto alla presenza dell’automezzo negli States. In Spagna ha chiesto invano che il Bus della Libertà venisse bloccato in partenza Manuela Carmena, sindaco di Madrid. Ma il più clamoroso è l’intervento del magnate e speculatore finanziario George Soros, che su Twitter ha scritto: “Una falsa narrativa ha messo radici in America Latina, minacciando i diritti delle donne e delle persone lgbt”. La “falsa narrativa” cui fa riferimento è la denuncia da parte degli animatori del Bus della Libertà nei confronti dell’ideologia gender, propinata ai bambini nelle scuole.
Le ire di certe personalità testimoniano – osserva Savarese – “che stiamo toccando un nervo scoperto”, perché il solo fatto di fare informazione su questo tema “è considerato intollerabile da chi vuole propugnare un certo tipo di società”.
Politiche lgbt nell’agenda
D’altronde la fondazione Open Society, di cui Soros è a capo, sostiene con lauti finanziamenti le organizzazioni lgbt e i partiti politici che si fanno promotori delle loro istanze.
Ma il milionario Soros quale giovamento può trarre dalla diffusione dell’agenda progressista, fatta, oltre che di adozioni e matrimoni omosessuali, anche di aborto e legalizzazione della droga? Secondo Savarese certi “grandi amministratori di strumenti finanziari, politici e culturali” sono mossi “dalla sete di poter governare i fenomeni”, e per farlo “è necessario che le popolazioni non si ribellino”.
Di qui l’interesse a rendere le persone più malleabili e dunque “senza identità, senza pretese, senza ‘spina morale’, senza corpi intermedi come la famiglia e l’associazionismo”.
Papa Francesco e card. Piacenza
Savarese sottolinea che “un discorso fondamentale per noi in questa battaglia” è quello pronunciato da Papa Francesco al Parlamento europeo di Strasburgo nel 2014, in cui denuncia la “pressione di interessi multinazionali non universali” che indeboliscono e trasformano le democrazie “in sistemi uniformanti di potere finanziario al servizio di imperi sconosciuti”.
Non solo il Pontefice, una sponda vaticana nella lotta sociale per difendere il diritto naturale è rappresentata dal Tribunale della Penitenzieria Apostolica. Pochi giorni fa a Fatima il card. Mauro Piacenza, che ne è il penitenziere maggiore, ha detto che “nulla è più profetico, più moderno, più anticonformista che difendere la vita, la famiglia, l’educazione, riconoscendo come queste, oggi, siano le vere emergenze”.
La battaglia contro il gender
Parole che hanno corroborato Savarese e gli altri esponenti di CitizenGo Italia, pronti a sfidare contestazioni anche nel nostro Paese. Finora sono giunte al loro indirizzo solo “velate minacce” da parte di utenti che si nascondono dietro allo schermo di un pc.
Nessuna tensione da parte di Savarese e soci, del resto “non andiamo in assetto di combattimento, vogliamo solo accendere i riflettori sui tentativi ripetuti di diffondere l’ideologia gender nelle scuole e protestare contro le sentenze dei tribunali che convalidano la ‘stepchild adoption’ legittimando così l’utero in affitto”. È per questo ultimo punto che il pullman partirà proprio dalla Corte di Cassazione di Roma (lato Lungotevere).
Un luogo simbolo, come il Ministero dell’Istruzione, altro edificio sotto il quale si fermerà il Bus della Libertà. A tal proposito spiega Savarese che “ogni anno aumentano le denunce di genitori nei confronti della diffusione dell’ideologia gender nelle aule scolastiche dei loro figli”, conferma del fatto che “cresce la presa di coscienza” sul tema.
La fase di rodaggio è dunque alle spalle. Il motore è caldo, non resta che accendere il bus per questa nuova tappa della battaglia.