Il martello del giudice ha battuto un colpo di arresto sulla vita del piccolo Alfie Evans, il bimbo inglese di 21 mesi attaccato a una macchina a causa di una malattia neurologica non del tutto diagnosticata.
La sentenza
Ieri sera l'Alta Corte di Londra ha stabilito che continuare i trattamenti sarebbe “scorretto e disumano”. Le toghe della capitale hanno ribadito quanto affermato dai loro colleghi del Tribunale di Liverpool a inizio febbraio. Al momento della sentenza, la mamma del bambino è fuggita via dall'Aula, mentre il papà è crollato in un pianto a dirotto. Entrambi i genitori sono poco più che ventenni.
Ad esprimere loro solidarietà, fuori dal Tribunale, c'era ieri un nutrito capannello di persone. La coppia sta valutando se fare appello contro la decisione dell'Alta Corte, alla quale si era rivolto l'ospedale per sciogliere la controversia con la mamma e il papà del piccolo, ostinati a resistere alla decisione dei medici di staccare la spina. I giovani genitori vorrebbero battere la strada delle cure palliative. “Sfortunatamente, certe volte ci sono situazioni come questa in cui non è possibile raggiungere un accordo e la squadra di cura del piccolo è convinta che un trattamento attivo e continuativo non sia nel miglior interesse del bambino”, la risposta dell'ospedale.
Il precedente di Charlie
L'Inghilterra si trova così a rivivere quanto accaduto l'estate scorsa con il piccolo Charlie Gard, il bambino di 11 mesi affetto da una rara malattia degenerativa a cui sono state staccate le spine contro l'iniziale volontà dei genitori di provare cure alternative. La mamma e il papà si sono arresi, dopo aver preso contatti anche con l'Ospedale Bambino Gesù di Roma. Il piccolo Charlie morì al Great Ormond Street Hospital, dove era ricoverato da mesi, vista l'opposizione dei giudici a concedere che venisse trasferito a casa per vivere nella propria stanza le ultime ore di vita.