Non c'è più tempo da perdere”, in Amazzonia siamo davanti ad una “situazione apocalittica”. Monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, il cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze che quattro anni fa ha portato la parola del Papa, e il suo appello per una conversione ecologica contenuto nella Laudato si', alla comunità indigena Tres Unidos nella zona rurale di Manaus in Brasile, interpellato dall'Adnkronos, lancia un appello ai potenti del mondo riuniti a Biarritz per il G7: “Bisogna impegnarsi con tutte le forze e mettere in campo tutte le risorse possibili per fermare questa situazione apocalittica”. L'invito del vescovo è a dare seguito alle parole del Papa nell'enciclica Laudato Si' nella quale Bergoglio esorta a mettere in campo “soluzioni concrete alla crisi ambientale” attraverso “una nuova solidarietà universale”. Dice monsignor Sorondo all’Adnkronos: “Bisogna impegnarsi con tutte le forze e risorse possibili per risolvere quanto prima questa situazione apocalittica, per evitare che l'unico polmone della terra, se non il principale polmone che abbiamo per la purificazione dell'ambiente, stia in questa situazione”. L'emergenza del polmone della terra in fiamme ha portato ad una mobilitazione internazionale. E' fiducioso che l'emergenza internazionale possa trovare una soluzione? Dall'Occidente un pianto da coccodrillo come si denuncia da più parti? “Qualcuno piangerà anche lacrime da coccodrillo. Quel che so è che le mie lacrime sono vere. Il punto è che non c'è più tempo da perdere, va salvato il polmone della terra da questa situazione apocalittica”, risponde monsignor Sorondo all’Adnkronos.
Il grido d’aiuto dei vescovi
In Amazzonia sono in corso “criminose depredazioni”, sono più che mai urgenti “seri provvedimenti”. La Conferenza episcopale brasiliana scende in campo per l'Amazzonia in fiamme e, rivolgendosi ai governi, lancia un accorato appello affinché vengano messe in campo azioni concrete: ” E' urgente che i Governi dei Paesi amazzonici, specialmente il Brasile, adottino provvedimenti seri per salvare una regione determinante per l’equilibrio ecologico del pianeta, l’Amazzonia appunto”. I vescovi brasiliani si rivolgono anche al presidente Bolsonaro, avvertendo che non è il momento di “deliri e debacle nei giudizi e nei discorsi”. “Alzare la voce per l’Amazzonia – osservano i vescovi brasiliani – è diventato ormai indispensabile, in opposizione a intenzioni e scelte sbagliate. La gravità della tragedia degli incendi e altre situazioni caratterizzate da irrazionalità e avidità, con grandi impatti locali e planetari, richiedono che la voce sia alzata, in modo costruttivo, sensibilizzando e correggendo le direzioni prese. E' tempo di parlare, scegliere e agire con equilibrio e responsabilità, in modo che tutti possano assumere la nobile missione di proteggere l’Amazzonia, rispettando l’ambiente, i popoli tradizionali, gli indigeni, di cui siamo fratelli. Se non si prenderà questo impegno, tutti subiranno perdite irreparabili”.
Bloccare le importazioni
Unanimi le reazioni a difesa dell’Amazzonia. “L’Italia dovrebbe sostenere la sospensione delle importazioni” di carne bovina dal Brasile che è allo studio dell'Unione europea, con l'obiettivo di indurre le autorità brasiliane a una efficace azione di contrasto degli incendi in Amazzonia”, afferma il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. “Per la difesa dell’ambiente a livello globale, il blocco sarebbe un deterrente tempestivo ed efficace – aggiunge – nei confronti della mancata ratifica dell’accordo politico raggiunto a fine giugno tra Ue e i paesi dell’area Mercosur, di cui il Brasile fa parte insieme a Argentina, Paraguay e Uruguay. Accordo che, nella migliore delle ipotesi, non potrà essere operativo prima di un anno”. L'Unione europea “sostiene l'accordo Ue-Mercosur, ma è difficile immaginare un processo di ratifica fintanto che il governo brasiliano consentirà la distruzione” dell'Amazzonia, avverte il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, a Biarritz per il G7.
Amazzonia, se a bruciare è il nostro futuro di Damiano Mattana