Garantire le condizioni di salute nei luoghi di lavoro per prevenire e contrastare l’insorgenza di malattie professionali e infortuni è un principio che deve essere assicurato a tutti i lavoratori. Purtroppo però non è sempre così e l’Inail stima che ogni anni ci siano in media 1000 morti, il cui circa il 30% avvengono durante tragitto casa lavoro e viceversa. A questi poi, si sommano circa 500.000 infortuni e 72.000 persone affette da malattie professionali, che spesso si manifestano dopo parecchi anni dall’esposizione al rischio.
L’intervista
In occasione della Giornata Mondiale per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro, Interris.it ha intervistato Rocco Vitale, presidente di AiFOS (Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro). Si tratta di un organismo che associa aziende e liberi professionisti che si occupano di formazione e consulenza in materia di salute e sicurezza, nonché e studi professionali che operano nel settore dei lavori edili, dell’ingegneria civile e della sanità pubblica e privata.
Presidente, come commenta i dati dell’Inail?
“I numeri a cui possiamo accedere non rispecchiano la realtà nel suo complesso in quanto l’Inail è un ente assicurativo che non comprende tutti i lavoratori. Ciò significa che ci fornisce solo i numeri relativi ai suoi assicurati, ma non comprende invece, alcuni settori, anche statali, come per esempio i vigili del fuoco, o semplicemente i liberi professionisti, gli autonomi commercianti e molti altri ancora. Si tratta di dati, dunque, in netto difetto rispetto al numero effettivo degli infortuni e le morti che ogni giorno avvengono”.
Quali sono le principali cause di infortunio e di morte?
“In generale una delle motivazioni è che si lavora troppo in fretta e in modo, a volte, sbadato. Se andiamo poi ad analizzare chi sono le vittime, ci accorgiamo che la maggior parte di loro sono lavoratori di piccole aziende, in cui purtroppo non avviene una formazione costante e in cui manca un modello organizzativo aziendale predisposto a tutelare i dipendenti da eventuali infortuni durante l’orario di lavoro”.
Lei sta dicendo che le aziende medio grandi sono più attente a questa problematica?
“Sicuramente ad oggi è così e credo che questo dipenda anche dal fatto che sono più coscienti del costo che un infortunio, di qualsiasi tipo, può arrecare loro. A pesare maggiormente sono i costi indiretti come il blocco della produzione, le sanzioni e la presenza degli ispettori. Questo fa sì che, in linea di massima, le aziende grandi siano in regola, mentre le piccole no”.
L’articolo 29 del decreto PNRR4 fa riferimento alla patente a crediti per la sicurezza nei cantieri. Cosa potrebbe cambiare?
“Si tratta di una misura che andrà in vigore dal primo ottobre 2024, e si propone di instaurare degli standard di sicurezza più elevati sia per le imprese, sia per i lavoratori autonomi che operano nei cantieri temporanei o mobili. Si parte da 30 punti e se si scende a 15 bisogna fermare l’impresa, mentre in caso di incidente mortale il taglio è di 20 punti. Inoltre, la responsabilità va fatta risalire al primo soggetto che ha commissionato il lavoro, in quanto quest’ultimo ha il dovere di verificare che tutti i soggetti che compongono la catena siano stati formati correttamente”.
La formazione per essere completa deve includere anche il datore di lavoro?
“Sicuramente sì, perché anch’esso, per garantire un ambiente sicuro ai propri lavoratori, deve conoscere i suoi compiti e le sue responsabilità. Noi crediamo che la formazione debba essere costante e periodica e che ci debba essere una persona predisposta a controllare che i dipendenti rispettino quanto hanno appreso. Ad oggi, la legge prevede anche che ci siano i rappresentati dei lavoratori che diano voce alle esigenze di chi opera ogni giorno, ma in realtà raramente io sento che queste figure riescano a chiedere una continua formazione per i propri rappresentati. Per questo sarebbe cosa buona supportarli in quanto sono loro la voce dei lavoratori. È in quest’ottica che le ultime novità in materia hanno introdotto l’obbligo di formazione del datore di lavoro con un corso specifico in materia di salute e sicurezza e siamo in attesa dell’Accordo Stato Regioni che ne disciplinerà i contenuti e la durata”.