Il cambiamento climatico, un impegno formalmente scritto nell'agenda di molti Paesi, sta diventando un problema serio in California. Lo stato americano sta, infatti, attraversando la siccità più forte che la storia ricordi. A lanciare l'sos non sono i giovani impegnati nelle piazze del Vecchio Continente, ma gli stessi contadini della West Coast. Secondo quanto riporta il quotidiano statunitense The New York Times, la San Joaquin Valley, ritenuta una delle regioni più produttive del pianeta, è stata falcidiata dall'ondata di siccità al punto da essere difficile da ignorare: il fenomeno è diventato cronico a tal punto – si ritiene il 2011 come anno di inizio – che i contadini non sono in grado di irrigare i campi e provvedere al mantenimento delle piantagioni.
Un caldo senza precedenti
Nell'ultimo anno, le alte temperature hanno raggiunto un picco che gli Stati Uniti non conoscevano. Come ha dichiarato Jean-Noël Thépaut, a capo del Copernicus Climate Change Service, “Luglio è stato il mese più caldo dell'anno in tutto il globo” ha dichiarato. Nella contea di Fresno, in California, nell'ultimo mese si sono raggiunti i 38 gradi, protrattisi per oltre 26 giorni – contro i 22 giorni nel 2005 -. Ma il riscaldamento non riguarda solo i mesi estivi. Come ha rilevato un team di ricercatori statunitensi, la nebbia caratteristica della valle sta scomparendo a causa degli inverni sempre meno rigidi. Le piantagioni ne risentono, perché richiedono basse temperature. Allo stesso modo, è stato rilevato come gli inverni caldi degli ultimi anni minaccino il manto nevoso della Sierra Nevada, che fornisce circa il 30% dell'acqua della California: lo scorso inverno – riporta il The New York Times – il manto nevoso è sceso a un livello che non si registrava da 500 anni.
Azioni immediate
L'ultimo rapporto del Gruppo Intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici sottolinea che gran parte delle variazioni nella geografia del territorio è dovuta al cambiamento climatico. Questo si riflette sui cali delle rese alimentari, l'instabilità delle forniture alimentari, l'aumento dell'erosione del suolo e la graduale diminuzione della disponibilità di acqua. Il rapporto ravvisa le cause nei gas serra originati dagli strumenti di approvvigionamento alimentare. Come ha denunciato il quotidiano statunitense, senza “un'azione su vasta scala” il riscaldamento intensificherà “la siccità, le inondazioni, le ondate di calore, gli incendi ” e accelererà “il tasso di perdita e il degrado del suolo”.