La natura politica del Kashmir è questione di vita o di morte, non tanto per la sopravvivenza dei governi di India e Pakistan, quanto per i poveri che abitano in loco. Fra le storie più strazianti, c'è quella riportata dal The New York Times: Saja Begum, una donna che vive in Kashmir, ha visto suo figlio morire in un'agonia di diverse ore a causa del morso di un serpente. Il 22enne era per strada quando è stato morso dal rettile ed è corso a chiedere aiuto ai suoi. In una situazione normale, il giovane si sarebbe salvato. Ma, allo stato attuale, non è stato possibile per il coprifuoco imposto dall'India.
Limitazione di libertà
La crisi del Kashmir, che ha ravvivato i dissapori tra India e Pakistan, allo stato attuale obbliga gli abitanti della regione a delle limitazioni delle libertà: le forze di sicurezza indiane, infatti, vietano la libera circolazione e hanno imposto un blocco delle comunicazioni. L'assenza di internet e delle comunicazioni telefoniche ha fatto, così, piombare tutta l'area in uno stato di emergenza tale che i medici hanno inviato una lettera al governo di New Delhi, chiedendo la fine delle restrizioni. Il blocco delle comunicazioni ha, finora, avuto come esito un calo degli interventi ospedalieri e un aumento dei decessi. Il quotidiano statunitense ha riportato, per esempio, le dichiarazioni dei medici dell'ospedale Sri Maharaja Hari Singh di Srinagar, la più grande città della regione, per i quali l'entità del calo di interventi chirurgici si attesta al 50%. Numeri che portano a riflettere sul disagio che sta vivendo la popolazione. Lo scorso agosto, l'urologo Omar Salim è stato temporaneamente incarcerato per aver protestato, cartello alla mano, contro i tagli delle comunicazioni. Salim ed altri medici sperimentano con mano l'emergenza sanitaria scatenata dal blocco delle comunicazioni.
Blocco dei farmaci
Non poter telefonare significa non poter contattare personale medico-sanitario, così come informarsi sulla presenza di medicine in strutture ospedaliere. Questo apre un secondo problema: in Kashmir è difficile attingere a farmaci; molti ospedali attendono forniture rallentate dai blocchi stradali, altre strutture sono chiuse e contattare i guardiani è impossibile. La storia di Saja è esemplare. Per 16 ore, i genitori del giovane hanno tentato di raggiungere diverse strutture sanitarie della regione, senza successo. In preda alla disperazione, sono giunti fino al Soura Hospital di Sringar, ma non sono riusciti a trovare un antidoto.
Mancanza di una rete
Alcuni medici, che hanno chiesto privacy per evitare ripercussioni, parlano di un “ritorno all'età della pietra” per il Paese. I documenti ospedalieri riportano centinaia di casi di morti dovute a mancata assistenza, che a volte si traduce anche nell'indisponibilità di un'ambulanza. Qualche tempo fa era in funzione un gruppo Whatsapp chiamato Save Heart Initiative, che metteva in contatto centinaia di dottori del Kashmir fra loro, inclusi colleghi statunitensi. Grazie al gruppo, sono stati vagliati oltre 13.000 casi di emergenza cardiaca. Oggi il gruppo è inattivo. La mancanza di una rete sanitaria è un duro colpo per i poveri che vivono nella regione. La tragica storia di Saja dovrebbe aprire gli occhi su una questione sociale, diretto riflesso degli scontri fra Paesi.