We Free”, il prestigioso premio “Uomo dell'anno” conferito dalla Comunità di San Patrignano, da sempre in prima linea nella lotta alle tossicodipendenze, quest'anno è stato assegnato all'unanimità al Questore di Macerata, Antonio Pignataro. È la prima volta che un Questore della Repubblica viene insignito della prestigiosa onorificenza, ma in questo caso il nome ha un peso rilevante nella missione che la Comunità porta avanti: “Il riconoscimento – recita la motivazione – è assegnato a una persona che è un esempio positivo e concreto per i giovani, non solo per il suo impegno sociale, ma anche per la forza e la determinazione dimostrata di fronte agli ostacoli che la vita può averle messo davanti”.
L'impegno di Pignataro
Il Questore Pignataro venne scelto dal Capo della Polizia, Franco Gabrielli, per gestire la cosiddetta “emergenza Macerata“: una crisi locale caratterizzata da fenomeni di tossicodipendenza su tutto il territorio, culminati nel tragico omicidio della giovane Pamela Mastropietro, la giovane scappata da una comunità, violentata e uccisa. Nella sua attività, Pignataro ha contrastato ogni forma di spaccio fino ai negozi di cannabis light con l'unico obiettivo di recuperare i giovani che rischiano di cadere nel vortice delle dipendenze.
Dott. Pignataro, cosa significa per lei questo premio?
“È un premio importantissimo perché dà valore al lavoro di tutti i poliziotti e le forze dell'ordine di Macerata e rappresenta un alimento che conferisce energia al nostro impegno, alla perseveranza e sacrificio che mettiamo giorno dopo giorno”.
Cosa significa per lei impegnarsi per sradicare la tossicodipendenza?
“Mi reputo un servitore dello Stato e devo rendere ai miei doveri con disciplina e onore. Nella mia attività ho sempre profuso impegno e perseveranza, intesa come passione felicità e gioia, anche quando ci sono state delle cadute”.
Ha attraversato, dunque, momenti difficili?
“Sì, i momenti difficili quando si lavora per contrastare la piaga della droga s'incontrano. Ho ricevuto minacce ma anche critiche nella mia stessa Macerata, persino da parte di rockstar. Ma da ogni caduta ci si rialza sempre con onore”.
A proposito di critiche, cosa pensa del caso scatenato da Chef Rubio sulla presunta “impreparazione fisica e psicologica” dei compianti agenti uccisi nella sparatoria di Trieste?
“Si tratta solo di sciacallaggio che si potrebbe evitare. Da uomo dello Stato, posso assicurare che, da parte delle forze dell'ordine, ci sono sempre una grande preparazione e senso del dovere”.
Lei si è distinto anche per aver contrastato i negozi di cannabis light. Perché?
“Non penso che vada ostacolata l'iniziativa economica di per sé, ma quando si ha come oggetto una sostanza drogante come la cannabis, è dovere di ciascuno di noi intervenire per evitare situazioni in cui i genitori arrivano a disperarsi vedendo i loro figli perdersi nella tossicodipendenza. Difenderò sempre il mio tessuto sociale e non lo permetterò”.
Come s'innesta, in tal senso, l'impegno della Comunità di San Patrignano?
“Con la Comunità non ho avuto grossi contatti finora, ma per quel poco che ho potuto vedere, ho tastato di persona le testimonianze di tanti giovani ex-tossicodipendenti che parlano della marjuana come dell'anticamera dell'inferno. Io m'impegno per evitare che tali sofferenze non si verifichino più. Spesso dico ai miei poliziotti che salvare anche solo una persona è una grande vittoria per noi. Certo, non salveremo il mondo, ma una persona in meno dal tunnel della droga significa salvare una famiglia. A me basta questo”.