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Samara challenge e il disagio giovanile

ƈnato come uno scherzo, ma si ĆØ ben presto rivelato unĀ gioco pericoloso: si tratta della cosiddettaĀ Samara Challenge, una “performance” ispirata al film horrorĀ The RingĀ (2002), che ha per protagonista la bambina Samara Morgan, che uccide chiunque la guardiĀ attraverso una videocassetta. A distanza di anni dal fenomeno che ha sconvolto l’immaginario di tanti appassionati del genere, la tetra protagonista ritorna a far paura. In diversi luoghi d’Italia, come Roma, Santeramo, Palermo e Vercelli, alcuni ragazzi, vestiti con le sembianze della bambina, spaventanoĀ in luoghi periferici, poco affollati, dove possono incutere maggior paura.

La parola a don Aldo Buonaiuto

Del caso si ĆØ anche occupata la Rai. Intervistato per Rai Parlamento,Ā don Aldo Buonaiuto, sacerdote dell’AssociazioneĀ ComunitĆ  Papa Giovanni XXIII e direttore del quotidiano digitaleĀ In Terris, ha sottolineato come “spesso, sotto le sembianze di scherzi di cattivo gusto, vi sia unĀ richiamo fortissimo a forme piĆ¹ oscure, perchĆ© nel tentativo di esorcizzare la paura del crescere, si nascondeĀ unaĀ subdola iniziazione allo spiritismo“. Per il sacerdote esorcista, fenomeni “virali” come laĀ challengeĀ sono sintomatici di una mancanza di educazione che dovrebbe essere impartita dagli adulti, i quali spesso sono dimentichi dei rischi che la rete e il web comportano. Per don Aldo, dunque, l’unico strumento per arginare tali fenomeni ĆØ laĀ prevenzione: “Bisogna capire i segnali, prevenire il dialogo con i figli, con i ragazzi”.

Il ruolo dei giovani

Esperienze rischiose come leĀ challengeĀ riproposte inĀ rete possono, perĆ², essere occasione di riflessione e consapevolezza della responsabilitĆ Ā degliĀ adultiĀ nei confronti dei piĆ¹ giovani.Ā Don Aldo ha richiamato il messaggio che Papa Francesco ha rivolto ai giovani nel recente viaggio apostolico compiuto in Madagascar. Nella vegliaĀ al campo Soamandrakizay, il Santo Padre ha distolto i giovani dalla ricerca diĀ illusioniĀ che “seducono”, ma “anestetizzano”: “Sappiamo tutti, anche per esperienza personale, che ci si puĆ² smarrire e correre dietro a illusioni che ci fanno promesse e ci incantano con una gioia appariscente, rapida, facile e immediata, ma che alla fine lasciano il cuore, lo sguardo e lā€™anima a metĆ  strada. Quelle illusioni che, quando siamo giovani, ci seducono con promesse che ci anestetizzano, ci tolgono la vitalitĆ , la gioia, ci rendono dipendenti e ci chiudono in un circolo apparentemente senza uscita e pieno di amarezza“.

Falsi modelli e poche domande

Allargando lo spettro sullo spaccato virtuale vissuto dai giovani, ne emerge – ricorda don Aldo – la presenza di “modelli negativi” dove sono proposti come esempi virtuosi coloro che sono ricchi, belli e di successo: “Siamo passati – ha detto il sacerdote –Ā da serie televisive con esempi positivi a film di single sempre in crisi che combinano di tutto e purtroppo si mostrano cattivi maestri, modelli di crescita devastanti, arrampicatori, persone che fuggiranno sempre dalle loro responsabilitĆ “. Oggi questa difficoltĆ  a intercettare il malessere dei giovani si riflette nellaĀ crisi delle realtĆ  educative. L’impegno di don Aldo, quale sacerdote attento ai disagi della realtĆ  contemporanea, si ĆØ concretizzato nel progetto di unĀ quotidiano online:Ā In Terris.Ā “I giovani – ha detto –Ā sono assetati di formazione ma non le trovano negli adulti e si rivolgono ai tutorial della rete, cercanoĀ consigli nel mondo dei social”. Per don Aldo, alla radice delĀ pericolo che s’insinua in questi fenomeni, come leĀ challengeĀ ĆØ uno solo: “che i nostri ragazzi non fanno piĆ¹ domande agli adulti”.

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