Le “maniere forti”. Sono quelle evocate dal vicepremier e ministro dell'Interno, Matteo Salvini, per stroncare la piaga della droga. In una conferenza stampa, il segretario della Lega ha parlato di oltre mille negozi di cannabis “in giro per l'Italia, uno a cento metri da palazzo Chigi”. E dunque “da domani ci saranno controlli a tappeto per andarli a controllare uno per uno con l'obiettivo di chiuderli uno per uno“.
“Galera per gli spacciatori”
Per Salvini “la droga è un’emergenza nazionale devastante soprattutto per i minori e dunque dobbiamo usare tutti i metodi democratici per chiudere questi luoghi di rieducazione di massa. Ora usiamo le maniere forti“. Il capo del Viminale chiederà che “siano vietate anche tutte le feste a base di cannabis”, ha detto ancora al termine dell’incontro coi rappresentanti di una ventina di comunità di recupero per tossicodipendenti. Le quali – ha aggiunto – “mi hanno chiesto un approccio assolutamente rigido” su questo tema. E Salvini ha assicurato che “noi non vogliamo punire i consumatori, mi interessa la galera certa per gli spacciatori trovati in flagranza di reato“. Già il 29 aprile scorso era intervenuto sul tema affermando: “Sono assolutamente contrario come ministro, da italiano e papà, a qualsiasi sottovalutazione del male che fa qualsiasi utilizzo di droga, quindi mi auguro che nessuno avalli la vendita di questo genere di sostanze”.
Il parere del Consiglio superiore di sanità
“Non può essere esclusa la pericolosità della cannabis light”. Fu lapidario nel giugno scorso il parere del Consiglio superiore di sanità (Css), richiesto qualche mese prima dal Ministero della Salute. Sulla vicenda è altrettanto netto il fondatore della comunità di recupero Villa Maraini, Massimo Barra, che in un’intervista ad In Terris a margine della nascita dei primi cannabis shop in Italia, spiegava: “Disquisire intorno al limite dello 0,6 per cento di thc è irrilevante. È estremamente pericoloso tutto ciò che attenta al sistema nervoso centrale, che è la parte più raffinata e differenziata del corpo, nonché la più delicata”. E ancora, con romana schiettezza, il dottor Barra aggiunse: “Se la gente la consuma (la cannabis light, ndr), è perché je piace. E se je piace, è perché c’è l’effetto psicoattivo, qualunque esso sia: rilassante, immunizzante, ansiolitico… Possiamo chiamarla ‘light’ o in qualunque altro modo, sempre di droga si tratta”. Sulla vicenda era intervenuto anche Silvio Garattini, direttore scientifico dell'Irccs Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano: “Assolutamente d'accordo sui rischi della vendita della 'cannabis light', a causa dei suoi potenziali danni per la salute, che esistono soprattutto per i giovani. L’apertura dei 'cannabis shop' ha dato l'impressione che questa sostanza possa essere assimilata a un alimento: ci sono i controlli, ma si possono pur sempre eludere e si rischia che diventi un modo per acquistare cannabis anche per scopi diversi da quelli per cui i negozianti dicono di venderla”.
“Ora il governo agisca”
Plauso alle dichiarazioni di Salvini giunge da Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice presidente del Congresso Mondiale delle Famiglie delle famiglie. “Finalmente – spiegano – basta bugie e guerra senza quartiere agli shop e alle feste della cannabis, perché i giovani sono il futuro della società e hanno bisogno di messaggi positivi, di lavoro e di istituzioni che offrono opportunità invece che spacciare sballo. Noi continueremo a proteggerli e ad avvertirli: la droga è negativa, come abbiamo ribadito a Verona, e sempre più minori vengono rapiti dalla sua rete con la scusa che esista quella leggera”. “Promuovere la cultura della vita e del bene comune – per Brandi e Coghe – è compito di un governo che si rispetti. Ora faccia velocemente quanto promesso”.