Le operazioni dell’esercito in Birmania messe in atto contro la minoranza musulmana dei Rohingya “appaiono come un chiaro esempio di pulizia etnica“. E’ quanto ha denunciato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Zeid Ra’ad al-Hussein, che ha anche rivolto un appello al governo birmano perché ponga immediatamente fine alla “crudeli operazioni militari“.
Crimini contro l’umanità
“In Myanmar, un’altra brutale operazione di sicurezza è in corso nello Stato di Rakhine e questa volta, apparentemente su una più ampia scala”, ha affermato l’Alto commissario Zeid in un intervento pubblico al margine dell’apertura della 36esima sessione del Consiglio Onu per i diritti umani. L’operazione dell’esercito birmano, attuata apparentemente in risposta agli attacchi dello scorso 25 agosto contro posti di polizia, “è chiaramente sproporzionata e priva di rispetto dei principi fondamentali del diritto internazionale. Inoltre Zeid ha ricordato come lo scorso anno aveva ammonito “che il modello di violazioni dei diritti umani contro i Rohingya suggeriva un attacco diffuso o sistematico contro comunità, verosimilmente equivalente a crimini contro l’umanità, se così stabilito da un tribunale. Poiché il Myanmar ha rifiutato l’ingresso agli esperti di diritti umani, la situazione attuale non può essere ancora pienamente valutata, ma sembra un esempio da libro di testo sulla pulizia etnica“.
L’Unicef: “Genocidio in piena regola”
Lo scorso 23 gennaio, il portavoce di Unicef Italia, Andrea Iacomini, aveva affermato che il caso dei Rohingya era già una “tragedia umanitaria per cifre e proporzioni”. Il responsabile italiano del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia inoltre, aveva detto che il “mondo deve essere informato di quanto sta accadendo e deve intervenire. Basta sporadici approfondimenti giornalistici. Si tratta di un genocidio in piena regola”.