Mentre Papa Francesco si appresta a visitare, alla fine di novembre, il Myanmar e il Bangladesh, non sembra trovare accoglienza il suo appello, lanciato domenica all’Angelus, perché cessi la persecuzione nei confronti della minoranza musulmana dell’etnia Rohingya nell’ex Birmania.
Emergenza profughi
Lungo la frontiera tra i due stati è ormai emergenza profughi a causa dei combattimenti tra l’esercito birmano e i miliziani Rohingya. Sono già 18.500 gli appartenenti alla minoranza musulmana perseguitata che dallo Stato birmano del Rakhine hanno attraversato la frontiera con il Bangladesh, ha riferito l’Organizzazione internazionale per i migranti, con altri 6.000 rifugiati che si trovano lungo la “linea zero” alla frontiera in attesa di riuscire a entrare in Bangladesh.
Già 110 morti per le violenze
Da venerdì scorso, quando miliziani dei Rohingya hanno attaccato alcuni posti di polizia, ci sono stati almeno 110 morti, tra cui 11 funzionari dello Stato. Le autorità bengalesi hanno rafforzato i controlli per impedire altri arrivi sia via terra che attraverso il fiume Naf che scorre lungo un tratto di confine. La minoranza dei Rohingya, circa 400.000 persone in un Paese a maggioranza buddista, vive in condizioni molto dure perché il Myanmar gli nega la cittadinanza e i più elementari diritti. E’ dal 2012 che lo Stato del Rakhine è percorso da violenze religiose e dall’ottobre scorso, dopo anni di proteste per lo più pacifiche, i miliziani dell’Esercito della solidarietà Arakan Rohingya (Arsa) hanno iniziato a sferrare attacchi contro i militari, con la risposta dell’esercito il cui giro di vite ha spinto 87.000 profughi verso il Bangladesh.
L’intervento di Erdogan
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha telefonato al Segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres, per sollecitarlo a prendere iniziative che pongano fine alla crisi umanitaria che ha colpito i Rohingya. Erdogan ha definito “sproporzionata” la reazione e “inaccettabile” la violenza abbattutasi “sui civili e sui musulmani”dell’area, chiedendo ai Guterres di aumentare la pressione sul governo del Myanmar. Erdogan ha anche affermato di essere pronto a prendere contatto sui Paesi dell’area che fanno parte dell’organizzazione per la cooperazione nel mondo Islamico (Oic), in particolare Malesia, Indonesia, Thailandia e Bangladesh, e che la Turchia è pronta a fare tutto il possibile per porre fine alla crisi umanitaria in corso.