Cinquemilanovecentonovanta: è un numero ancora impressionante quello evidenziato nell'anno 2018 da Terre des Hommes, in relazione ai reati subiti dai minori in Italia. Un dato preoccupante non solo per l'entità in sé ma anche perché in aumento rispetto all'anno precedente, addirittura del 3%. Un allarme, senza dubbio, che richiama l'opinione pubblica su un'emergenza ben documentata ma ancora bisognosa di ulteriori riflettori, non solo in termini di diffusione ma anche di presa di coscienza: perché il dato crescente rilevato dalla Campagna “indifesa” della Federazione, il cui dossier è stato presentato ieri nella Sala della Regina di Montecitorio, evidenzia ancora un preoccupante ritardo nelle contromisure necessarie per contrastare la piaga dei reati a danno dei minori, in Italia (dove le vittime sono in prevalenza bambine e ragazze, il 59,4%) ma anche nel resto del mondo: “Chiediamo al nostro governo – ha spiegato Donatella Vergari, presidente di Terre des Hommes – un maggiore impegno nel contrasto e nella prevenzione della violenza e delle discriminazioni di genere, partendo dai più giovani che sono spesso dimenticati o dati per scontati in questa sfida”.
Il dossier
Parole inquadrate in un contesto ben preciso, supportato da numeri importanti, che danno il peso dell'allarmante diffusione, nel contesto sociale attuale, di atteggiamenti lesivi nei confronti dei bambini. Un'emergenza da cui non è esente l'ambito familiare che, nonostante la sua naturale vocazione alla protezione e alla tutela del minore, risulta nel dossier uno dei contesti in cui tali reati si manifestano più frequentemente: addirittura 1.965 vittime (il 52,47% delle quali di sesso femminile), in aumento del 14%, così come è crescente (+ 7% rispetto a un anno fa) l’abuso dei mezzi di correzione, con 374 vittime. In sostanza, un terzo dei reati in questione si consumano all'interno delle mura domestiche, un elemento che apre un'importante finestra di riflessione sulla portata del fenomeno nel nostro Paese ma anche sull'importanza dei programmi di prevenzione, specie in contesti familiari complessi o, comunque, considerati potenzialmente a rischio. E che, al contempo, evidenzia come le condizioni di abuso non siano proprie di categorizzate aree del mondo ma quasi all'ordine del giorno anche al di qua della linea immaginaria che delimita l'Occidente del Pianeta. Un tema sul quale si è espressa, in sede di presentazione del dossier, anche il ministro per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, secondo la quale “occorre un cambiamento culturale, che deve partire innanzitutto dalla politica. Sensibilizzare, favorire la conciliazione vita-lavoro, sanare il gender gap, sono passi importanti nella valorizzazione del femminile e nel contrasto alle discriminazioni. Servono azioni concrete e coraggiose“.
Nuove categorie di rischio
Emerge, specie in corrispondenza con la Giornata internazionale delle Bambine e delle ragazze, istituita dalle Nazioni Unite otto anni fa, il dato relativo alla violenza sessuale: numeri in calo, anche per quanto riguarda il reato con aggravante, ma comunque in maniera poco incisiva, tanto da far registrare le vittime di tali reati a un totale di 656 nel 2018, la stragrande maggioranza delle quali (89%) sono minori di sesso femminile. Ma c'è anche qualcos'altro da tenere in considerazione: la multiforme esposizione a rischio di abusi per i minori, sia in termini di violenza fisica che sessuale, contribuisce a rendere vivo il dibattito su quali e quanti contesti che vedono coinvolti i minori necessitino di maggiore attenzione. Va da sé che, al di là dell'imprescindibile vigilanza sui contesti familiari più soggetti a disagio, la stessa impalcatura sociale odierna espone bambini e bambine a pericoli il più delle volte scarsamente inquadrabili o, perlomeno, poco intuibili fin da subito senza un'opportuna formazione in merito: è il caso, ad esempio, del cyberbullismo o, in misura maggiore, dei reati di pedopornografia le cui vittime, stando ai dati Terre des Hommes, crescono del 3% (199 in tutto, l’80% delle quali bambine e ragazze). Per questo, ha spiegato ancora Donatella Vergari, “oggi dobbiamo accelerare su temi fondamentali quali l’educazione e istruzione paritaria, l’educazione finanziaria e quella sessuale, l’accesso alle cure mediche e la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere. C’è ancora molto da fare e il nostro governo deve tornare a essere protagonista anche lanciando ambiziosi programmi internazionali”.
Prevenzione urgente
In sostanza, pur se in calo i numeri relativi agli omicidi (16 vittime contro le 22 del 2017) e alla prostituzione minorile (-3%), sembrano aumentare le potenziali categorie di rischio. Il che, di rimando, rende ancora più urgente una strategia difensiva, che consenta la formazione dei minori ma anche delle loro famiglie, al fine di sviluppare un'importante opera di prevenzione: “Noi – ha concluso la presidente di Terre des Hommes – insieme ai nostri partner non faremo mancare il nostro contributo, anzi lo stiamo già facendo con il Network Indifesa, la prima rete italiana di WebRadio e giovani ambasciatori contro la discriminazione, gli stereotipi e la violenza di genere, bullismo, cyberbullismo e sexting creata con Kreattiva, e il nuovissimo sito www.networkindifesa.org con centinaia di contenuti su questi temi realizzati dagli stessi ragazzi. Ma impegni come questo richiedono un sostegno preciso e puntuale in termini finanziari e una forte volontà politica di sostegno alla partecipazione e al protagonismo dei ragazzi e delle ragazze”. Per sviluppare una coscienza comune ma, soprattutto, per imparare a riconoscere e valutare i segnali di allarme. Un compito che richiede preparazione e partecipazione, da parte dei giovani ma anche da parte degli adulti.