In Terra Santa il conflitto tra ebrei e musulmani mette a dura prova la vita della minoranza cristiana. I cristiani infatti, si trovano in mezzo a un conflitto che dura da decenni e l’unico messaggio che vogliono inviare è quello del Vangelo che esorta a tendere la mano al prossimo per un perdono reciproco e la pace del cuore. É questo lo scopo di Radio Maria Nazareth, emittente web cattolica in lingua araba, nata quattro anni fa dal desidero di portare in Terra Santa la buona novella di Gesù.
L’intervista
Interris.it ha raggiunto telefonicamente Sara Fornari, giornalista romana che ha sposato appieno il progetto di Radio Maria e si è trasferita a Nazareth, terra che ama profondamente. Lei, ogni giorno con i suoi occhi, vede due popoli logorati da una guerra che stona drasticamente con il messaggio cristiano di misericordia e di speranza nel futuro.
Sara, che vita è quella di voi cristiani cattolici in Terra Santa?
“La nostra non è una situazione semplice, in quanto non siamo schierati né dalla parte degli ebrei, né da quella dei palestinesi. Ci troviamo tra due fuochi e la nostra quotidianità ne risente molto perché in alcuni momenti veniamo giudicati perché non prendiamo le parti di qualcuno o semplicemente perché frequentiamo allo stesso modo ebrei e palestinesi”.
Voi divulgate un messaggio di perdono. Come riuscite a farlo in un momento in cui sembra che la rabbia e la vendetta abbia preso il sopravvento?
“La realtà attuale parla di un cuore pieno di odio e in questo contesto il nostro messaggio sembra andare controcorrente. Noi però in quanto cristiani sentiamo l’importanza di continuare a divulgare questa voce che parla di perdono e di speranza. Noi infatti, crediamo che solo attraverso questi pilastri della nostra fede, e non con le armi, si possa finalmente arrivare a una pace duratura per tutti”.
Secondo te, la gente ha voglia di pace?
“La Terra Santa è un territorio molto grande e frastagliato, per cui molto dipende dal contesto politico in cui ci si trova. Nel caso per esempio di Nazareth o di Haifa in cui la situazione è molto più calma questo desiderio si avverte in modo chiaro, ma se ci spostiamo a Betlemme, piuttosto che a Gerusalemme la difficolta a perdonare è più accentuata perché le ferite sono ancora aperte e si vive ancora l’ingiustizia”.
Nei luoghi anche più tranquilli si ha paura?
“Sapere che c’è un conflitto terrorizzerebbe chiunque. Anche nelle zone geograficamente più lontane dagli scontri, ci sono persone che hanno paura dell’altro perché si temono delle reazioni improvvise e spropositate, come essere assaliti solo perché arabi o ebrei. Questa preoccupazione spinge a rimanere cauti anche nell’uscire di casa e avvicinarsi a chiunque possa diventare una minaccia. Si tratta di fobie giustificate, ma credo anche che la maggioranza delle persone che abita questa terra sia contro la guerra e desideri una convivenza pacifica tra i due popoli”.