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Quel cumulo di “fake-news” sull'aborto

Nello stesso Parlamento italiano in cui quarant’anni fa venne approvata la legge 194, oggi si torna a discutere di aborto. E lo si fa con un piglio critico ma anche propositivo, con l’intento dichiarato di difendere l’obiezione di coscienza, applicare la parte della legge rimasta disattesa e alimentare una cultura di difesa della vita nascente.

Riformare i consultori

Il dibattito, nella sala conferenze della Camera, è stato promosso dal senatore Alessandro Pagano (Lega) e ha visto la partecipazione di alcune delle principali sigle pro-vita italiane. La presidente del Movimento per la Vita italiano (Mpvi), Marina Casini, ha ricordato che in quattro decenni di legge sull’aborto sono stati uccisi 6milioni di bambini nel grembo materno, due volte e mezzo la popolazione di Roma. Sottolineando l’esperienza dei Centri di aiuto alla Vita (Cav), la Casini ha anche ricordato che sono stati salvati circa 200mila bambini. Del resto – ha detto – “c’è un coraggio innato nella donna, che si esprime quando non si dà spazio alla menzogna” per cui il feto sarebbe soltanto un grumo di cellule. Le gestanti in difficoltà, dunque, hanno solo bisogno di essere accolte, ascoltate, aiutate. Per questo – ha proseguito la Casini – è importante trasferire il lavoro volontario dei Cav nei consultori familiari, per applicare la parte della legge 194 sugli aiuti alle donne.

Sulla stessa lunghezza d’onda Francesca Romana Poleggi, dell’associazione ProVita Onlus, la quale ha spiegato che i moduli di consenso informato nei consultori sono spesso parziali e lacunosi. La Poleggi ha presentato la massiccia campagna messa in atto dall’associazione in questi giorni in tutto il territorio nazionale: camion vela ricordano che nel grembo materno c’è un bambino, per cui l’aborto è un omicidio. È per questo – ricorda l’associazione – che sette ginecologi su dieci sono obiettori di coscienza.

Difendere l'obiezione di coscienza

L’obiezione di coscienza, appunto. Altro tema caldo nel dibattito. All’unisono i relatori hanno ribadito la necessità di difenderla dagli attacchi che provengono da alcuni settori politici. L’ex deputata Eugenia Roccella ha stigmatizzato la falsa argomentazione secondo cui l’alto numero di obiettori impedirebbe l’attuazione delle legge 194. “Il carico di lavoro per i medici non obiettori è di 1,5 aborti a settimana”, ha detto citando i dati della relazione del Ministero della Salute. Sulle barricate Simone Pillon (Lega), che si è detto pronto a presentare in Senato un ddl per difendere il diritto all’obiezione di coscienza dei farmacisti.

Le “fake-news” sull'aborto

La diffusione di queste ultime si intreccia con la questione del “cumulo di fake-news” – per mutuare la senatrice Paola Binetti (Forza Italia) – che fa da sfondo al tema dell’aborto. Ancora la Poleggi ha ricordato che la presunta diminuzione di interruzioni volontarie di gravidanza è fittizia, perché i dati non tengono conto degli aborti farmacologici. Da annoverare – secondo l’attivista – nell’alveo delle fake-news anche la convinzione per cui la legalizzazione dell’aborto ostacolerebbe la mortalità materna. La Poleggi, a titolo di esempio, ha illustrato che in Polonia, dove la legge è molto restrittiva, muoiono per questa causa tre donne su centomila, mentre in Messico, Paese dalla legge molto progressista, il tasso sale a trentotto su centomila.

Contrastare il “neo-colonialismo”

Sull’estero si è rivolto anche lo sguardo di Emmanuele Di Leo, presidente di Steadfast Onlus, che ha denunciato una “nuova forma di neo-colonialismo” ai danni dell’Africa da parte di alcune ong. “Queste organizzazioni – ha detto – istituiscono cliniche per aborti illegali in aree rurali come quelle del Kenya e formano i nuovi medici a fare aborti per ottenere denaro facilmente”. Di Leo ha quindi presentato la campagna Steadfast LifeAid, che agirà in Europa “per contrastare questa colonizzazione ideologica” lavorando sulle strutture sanitarie e facendo pressioni sugli organismi politici.

La denatalità

E mentre in Africa si assiste a un boom demografico, motivo per cui alcune organizzazioni maltusiane diffondono la cultura abortista, in Italia la denatalità è ormai un grave problema. “Se avessimo quei 6milioni di abitanti in più – ha osservato Antonio Palmieri, deputato di Forza Italia – forse non staremmo oggi a discutere di legge Fornero”. Crisi demografica di cui hanno parlato anche Carlo Fidanza (deputato di Fratelli d’Italia) e Gian Luigi Gigli, neurologo e già presidente del Mpv, che nel sostenere la necessità di una riforma dei consultori ha commentato: “Se non bastassero ragioni di giustizia e di umanità a suggerirlo, a muovere il legislatore dovrebbe essere almeno la preoccupazione per le conseguenze dell’inverno demografico che avanza”. Ad ogni modo, come ha chiosato Pagano, “il vento sta cambiando”. Se da un lato c’è chi attenta all’obiezione di coscienza, dall’altro c’è un ampio fronte di chi è pronto a battersi per difendere la vita nascente.

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