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“Qualità ed autenticità per vincere la sfida del digitale”

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I media hanno una particolare responsabilità alla luce del tipo di lavoro che svolgono. Per i media cattolici, poi, questa responsabilità si fa ancora più rilevante. Gli operatori della comunicazione di fede cattolica, infatti, sono chiamati a vivere la loro professione come una missione inscindibilmente legata al loro credo religioso. L’avvento dei nuovi mezzi di comunicazione, nonostante le numerose trappole disseminate, ha aperto un terreno di conquista sconfinato per l’opera di evangelizzazione ed ha creato inedite forme di apostolato. I quotidiani online fedeli al magistero della Chiesa ne costituiscono una delle manifestazioni più evidenti e di maggiore successo. In Terris, che compie oggi 4 anni, rientra proprio in questa categoria e si pone l’obiettivo di adottare un linguaggio al passo con i tempi ma rimanendo ancorato agli insegnamenti evangelici e alla tradizione della Chiesa. Per approfondire la peculiarità di questa vocazione nel contesto dell’informazione moderna, abbiamo voluto intervistare Marco Bardazzi, direttore Comunicazione Esterna di Eni, grande espero di politica estera e massimo esponente, nonché precursore in Italia, nell’ambito del giornalismo digitale.

 

Pochi giorni fa ricorreva il ventesimo anniversario dalla nascita di Google. Siamo stati abituati alla narrazione che dipinge internet come una nuova sfida per il mondo della comunicazione. Non è diventata un po’ anacronistica?  siamo ormai entrati in una fase in cui si possono trarre dei bilanci?
“Siamo entrati in una fase in cui non so per quanto parleremo ancora di internet: ormai il digitale in generale fa parte della vita di tutti i giorni, sia dal punto di vista dell’ organizzazione delle nostre giornate, sia da quello della comunicazione. Così come cominciamo a non parlare più di giornali intendendoli soltanto come strutture che 'sfornano' il quotidiano per il giorno dopo, ma piuttosto come realtà che producono informazione su tutte le piattaforme. Rispetto a 20 anni fa, siamo molto più scettici per quanto riguarda internet: sono emerse tante difficoltà e viviamo la necessità di riflettere su tanti aspetti della rete che avevamo immaginato in maniera troppo semplicistica. In particolare, i temi legati proliferazione dei dati sulla privacy, il fenomeno delle fake news e la tendenza a creare nella rete luoghi in cui si parla soltanto con persone che la pensano come noi. Su internet  siamo meno ottimisti rispetto a 20 anni fa ma c’è ancora tanto da esplorare”.

I nuovi mezzi di comunicazione come internet ed i social possono essere considerati un’opportunità per gli operatori di matrice cattolica oppure sono più un rischio?
“A mio avviso sono una grande opportunità perché nella storia ogni innovazione tecnologica si è sempre presentata come una sfida per la Chiesa per poi trasformarsi in luogo dove verificare se ciò che essa propone è adeguato ai tempi. In particolare i social dovremmo immaginarli meno come mezzi e più come luoghi da abitare e dove imparare una certa educazione ed alfabetizzazione. Oggi sembrano luoghi caotici dove si litiga e basta ma credo diverranno sempre di più parte della stessa vita e sarà interessante vedere a chi andrà il ruolo di educare a viverli”.

La stampa cattolica ha avuto sempre un grande ruolo nel mondo della comunicazione in generale. I giornali cattolici online continuano ad avere la stessa influenza che un tempo esercitavano quelli cartacei?
L’editoria cattolica, come l’editoria in generale, fa i conti con la difficoltà a trovare il più giusto modello di business ed una nuova organizzazione del lavoro. Il giornalismo sta cambiando perché cambia il mondo attorno a lui, questo vale per l’editoria laica come per quella cattolica”.

Sicuramente l’editoria cattolica vive in modo particolare la sfida: un mondo in cambiamento, infatti, provoca nuove forme di comunicazione che richiedono cambi di passo destinati ad essere accolti in tempi un po’ più lunghi dalla Chiesa.
“Trasferire l’esperienza dell’editoria cattolica nell’ambito digitale è fondamentale. Ciò implica raccontare il mondo con strumenti e modalità diversi rispetto al passato, nulla di diverso da quanto successo con l’arrivo della radio,della televisione. Un cambiamento, dunque, che non comporta né la scomparsa né la diminuzione del peso dell’editoria cattolica, a condizione che questa sappia stare al passo coi tempi”.

Quali sono i temi sensibili al mondo cattolico e che possono far breccia universalmente in una società digitalmente alfabetizzata come quella contemporanea?
“I temi su cui l’editoria cattolica è particolarmente sensibile sono quelli legati alla vita. Quindi penso alla famiglia, all’educazione e, soprattutto, all’immigrazione. Ma penso anche a questioni come l’evoluzione dell’informazione, il cambiamento del mondo dell’economia, quello dei rapporti nel mondo del lavoro, la creazione di valore nel rispetto della dignità delle persone. Penso, poi, ai temi legati all’ambiente, ai cambiamenti climatici e a ciò che sta accadendo nel pianeta. Da questo punto di vista trovo che l’editoria cattolica ha come cavalli di battaglia dei temi che hanno a che fare con la vita di tutti i giorni e su cui è importantissimo faccia sentire la sua voce”.

Il nostro giornale online compie 4 anni. Qual è il segreto per continuare a spegnere le candeline in un mondo fugace come quello virtuale?
“Tanti auguri, intanto! Dovessi sintetizzarlo, il segreto, direi: essere autentici. Un mondo come quello virtuale è un mondo che deve confrontarsi con la scarsa attenzione delle persone, visto che siamo continuamente bombardati da tantissimi impulsi che arrivano dai dispositivi mobili. In questo rumore di fondo la differenza la fa essere se stessi, avere una forte identità e poterla raccontare qualitativamente in maniera elevata perché ormai siamo abituati a vedere ovunque video e grafiche molto belle, quindi, pur restando al passo della trasformazione tecnologica ed estetica che la rete sta portando, l’elemento essenziale è restare autentici perché proprio questo mondo dove ognuno può dire la sua è molto sensibile e capace di individuare se un messaggio arriva da qualcuno che sta mettendo una maschera o da qualcuno che cerca di essere se stesso nel raccontarsi”.

 

Nico Spuntoni: