Un lavoro come un altro”. Il vecchio adagio, spesso usato per descrivere l'attività di chi vende il proprio corpo, trova una sponda in Tribunale. La Corte d'Appello di Bari ha infatti ritenuto fondata, trasmettendola alla Corte Costituzionale, l'eccezione sollevata nei processi in corso a Bari dai difensori di Giampaolo Tarantini e Massimo Verdoscia, condannati in primo grado perché avrebbero reclutato una serie di ragazze da presentare tra il 2008 e il 2009 alle cene di Silvio Berlusconi.
Legge Merlin incostituzionale?
I giudici hanno così deciso di chiedere alla Corte Costituzionale se, dopo 60 anni da quando è stata approvata la legge Merlin del 1958, si esprima per la prima volta sulla incostituzionalità di alcune norme in essa contenute. Nello specifico quella che “prevede il reato anche quando le ragazze svolgono tale attività volontariamente”. Secondo Ascanio Amenduni, avvocato di uno degli imputati, “questa Corte ha avuto il coraggio e l’onestà laica di decidere senza pregiudizi”.
La legge Merlin prevede il reato anche quando le ragazze svolgono l'attività volontariamente. D'accordo con il principio della norma il sostituto procuratore generale Emanuele De Maria, che si era opposto alle istanze della difesa rilevando che “è un lavoro che fa soffrire chi lo esercita per questo, che lo di eserciti in locali di lusso o per strada, la sostanza non cambia”.
Ramonda: “Una bestemmia giuridica”
Ridda di critiche nei confronti di chi vuole considerare la prostituzione un diritto costituzionale anche da parte di settori della società civile. Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Associazione Comunità Giovanni XXIII, commenta: “Ritenere che la prostituzione possa essere definita un diritto costituzionale appare come una bestemmia giuridica. Rimaniamo sconcertati di fronte all’idea che si possa sostenere che prostituirsi porti al ‘pieno sviluppo della persona umana’, come sancito dall’art. 3 della nostra Costituzione”.
Ramonda ha spiegato che “la legge Merlin va aggiornata alla luce del nuovo contesto sociale, ma sempre nella stessa direzione di tutela delle persone, in particolare delle donne. È necessario ricordare che l’Italia ha ratificato la Convenzione Onu del 1949 in cui si stabilisce che ‘la prostituzione e il male che l’accompagna sono incompatibili con la dignità umana’”. E aggiunge Ramonda: “Oggi la priorità è liberare le schiave; abolire la legge Merlin vorrebbe dire rinunciare ai pochi mezzi che abbiamo per contrastare la tratta delle donne”.
“Questo è il mio Corpo”
La Comunità Papa Giovanni XXIII promuove, insieme ad un cartello di associazioni, “Questo è il mio Corpo”, campagna di liberazione delle vittime della tratta e della prostituzione. La proposta, ispirata al modello nordico, ha l’obiettivo di ridurre sensibilmente il fenomeno colpendo la domanda e multando i clienti delle prostitute.